Un volume d’affari gigantesco del comparto sportivo per il Paese più ricco del mondo, con una crescita che è fra le migliori dal 2010
Sarebbe incongruo paragonare il volume d’affari del nostro Paese con quello degli States; ma il paragone non reggerebbe nemmeno per la ben più grande Europa. Consumi e consumismo negli USA viaggiano da sempre su dimensioni e valori poco avvicinabili da altri mercati. E la regola vale anche per sport e fitness che in America, fra tante incoerenze (es.: fra trash food e sedentarietà, che collidono con sport e salute, gli obesi negli USA per numero e taglie medie sono impressionanti), trova diffusone anche e soprattutto nel modo di vestire, molto informale con uso diffuso di felpe, t.shirt e scarpe sportive.

In questa sede non guardiamo allo stato di salute dei bilanci di catene del fitness o società di gestione di piscine, ma al settore parallelo e contiguo delle attrezzature e dell’articolo sportivi: cogliere come stia procedendo questo comparto permette anche di fare alcune considerazioni utili per chi offre servizi e attività nel settore sportivo. E se emerge che l’inflazione non sta frenando la vendita di abbigliamento e attrezzature sportive, probabilmente possiamo stare tranquilli che anche iscrizioni e spesa per palestre, piscine ed altri ambiti sportivi, non subiranno rallentamenti nei prossimi mesi
Il 2022 è stato un ottimo anno per le vendite di articoli per lo sport e soprattutto per il fitness, con un fatturato complessivo che è cresciuto del 4,3%, raggiungendo i 116 miliardi di dollari.
L’aumento è dovuto soprattutto alle eccellenti vendite di attrezzature per il fitness e sportive, calzature e abbigliamento sportivi. Per la seconda categoria di prodotti, in perfetto stile e look dell’americano medio.

Lo indica il Report dello State of The Industry, che ogni anno viene elaborato dalla SFIA (Sports & Fitness Industry Association). SFIA conta circa 700 associati fra cui spiccano brand come New Balance, Nike, Puma, Adidas, per citarne alcuni, e partner di NFL, NBA, NCAA ed altre fra le leghe più popolari Oltreoceano.
Il 4,3% di incremento è il secondo più alto dal 2010, dato significativo dopo le difficoltà pandemiche e l’inflazione che, pur facendosi sentire pesantemente anche negli USA (da qui gli aumenti dei tassi di interesse della Fed) per i prodotti del settore sportivo si attesta su una media dell1,1%.
Ovviamente questo risultato si è tradotto per le aziende in una crescita importante, anche se diverse di queste hanno peggiorato marginalità e ridotto gli utili.
Fra le cause in primis l’evocata inflazione che anche negli USA morde parecchio; ma pure l’aumento del costo delle materie prime e del lavoro hanno inciso, così come le difficoltà nella catena di approvvigionamento. Non deve sorprendere quindi che Nike dichiari che ha sì aumentato i ricavi dell’11%, ma lasciando per strada il 12% di utile rispetto al passato.
Per quanto la crescita dei ricavi complessivi possa apparire confortante, le incertezze del mercato su scala globale inducono alla prudenza e ad un velato pessimismo i maggiori player del settore.

Fonte parziale: Placo23