In Portogallo la celebrano o quantomeno la commentano, in Italia non sappiamo nemmeno esista e non dedichiamo una giornata alla figura che più di altre è il riferimento di ogni atleta trasmettendo a ciascuno valori, passione ed educazione, al di là dei successi sportivi
Un post su LinkedIn pubblicato da Ricardo de Moura ed evidenziato alla nostra redazione da un grande campione del nuoto portoghese del passato, Paulo Frischknecht – è stato ed è tuttora uno dei dirigenti più noti del Comitato Olimpico portoghese- ci ha spinti ad una lettura che merita di essere condivisa. Con tecnici e dirigenti, manager e atleti, anzi, con chiunque ami lo sport e creda nei suoi valori.
Non è dato sapere se questa giornata dedicata agli allenatori sia esclusivamente lusitana o estesa ad altri Paesi: di sicuro in Italia non viene considerata –verrebbe da dire come lo sport non suscita interesse nella politica, nelle istituzioni, nell’opinione pubblica salvo esaltarsi per acuti mondiali dei nostri atleti o per il dominante calcio, quando le figure determinanti per la crescita, l’educazione, la formazione di molti ragazzi meriterebbero ampiamente un giorno loro dedicato. Da loro dipende il futuro non solo sportivo, ma di vita, di molti giovani: conta molto che i veri coach, a qualsiasi livello, siano professionisti preparati, seri, responsabili e appassionati.

Sono i coach che in Italia hanno dato il via alla grande stagione di strepitosi successi del nuoto azzurro e dello sport italiano in generale.
Leggere quanto segue e ha pubblicato Ricardo de Mura merita una riflessione e un apprezzamento rivolto a tutti i coach italiani che si sacrificano, sovente per pochi euro (imparagonabile, per esempio, il trattamento economico di cui godono i swimming coach americani di punta: portano a casa compensi superiori a 150.000-200.000 dollari) che, per portare ogni atleta ad esprimersi al meglio nello sport e, soprattutto, nel suo percorso esistenziale, dove l’agonismo è solo un passaggio fondamentale per crescere e percorre un cammino molto più lungo, sacrificano tanto del proprio tempo, giornate, weekend, famiglia ed affetti.
Il vero coach, incarnazione di valori, sensibilità, passione, non cede ad eccessi volti ad autocelebrarsi come sembra accada in alcune discipline al centro delle cronache nazionali di questi giorni, da cui emerge che danneggiare, vessare, finanche angariare un’ atleta (ma nello specifico le atlete sono ben più di una) può passare in secondo piano rispetto al raggiungimento di risultati di vertice che agognano alcuni allenatori. “Coach” poco raccomandabili che proiettano il proprio smisurato ego al risultato che “deve” raggiungere il proprio atleta a qualsiasi costo.
Un atteggiamento che di certo non ha nulla a che vedere con il piacere e la passiona di cui si nutrono i veri allenatori, quelli qualificabili come tali, coloro che non lasciano indietro mai nemmeno un atleta di vertice o meno noto che sia, preoccupandosi anche della salute fisica e mentale di ognuno: al centro, questi ammirevoli coach, collocano la persona, ovvero il loro atleta visto come una ragazza o un ragazzo da prendere per mano e da guidare verso i traguardi belli della vita, che non è solo quella sportiva.

Certo nello sport conta anche vincere e ogni allenatore sostiene il proprio atleta nella sua fatica quotidiana per portarlo ad esprimersi agonisticamente al meglio ed ottenere il miglior risultato. Un traguardo dell’Atleta, condiviso dal suo top Coach e non viceversa, per cui l’atleta diventa un mero strumento per conseguire il traguardo cui aspira in chiave autoreferenziale il “non” allenatore.
Come sottolinea il Ministro Abodi, “nessuna medaglia giustifica il mancato rispetto della persona e può valere la salute di un atleta”: molti dirigenti sportivi e alcuni allenatori, che sovente si nascondono dietro alle barriere sistemiche che erige vergognosamente lo sport istituzionale, dovrebbero imparare dal nostro ministro dello sport.
Il richiamo al 15 gennaio come Giornata dell’Allenatore dovrebbe spingere noi operatori sportivi italiani a considerarla come data da celebrare con un pieno appoggio istituzionale e mediatico, per rispetto di una fondamentale figura professionale cui tributare tutte le attenzioni in ragione di meriti, ruolo e capacità sovente sottovalutati.
Queste le parole di Ricardo de Moura, cui riservare l’attenta lettura sopra evocata
15 GENNAIO: GIORNATA DELL’ALLENATORE SPORTIVO – LE INSIDIE DELL’ALLENATORE DI NUOTO

Gli allenatori di nuoto occupano il posto centrale dello sport.
Le decisioni passano attraverso di lui. Lui è il supporto, il Nord, il riferimento…
È difficile quantificare tutte le azioni svolte dai professionisti tecnici del nuoto al giorno d’oggi.
Una professione magica che, invece di essere scelta, è colei che sceglie i suoi professionisti.
Nel mondo dello sport, ci sono caratteristiche simili tra coloro che raggiungono il vertice professionale.
Come ogni professione, presenta anche alcune insidie:
– ARROGANZA E AUTOSUFFICIENZA – I buoni risultati mascherano una realtà. Nulla è assoluto. Credere che la vita sarà una vittoria eterna è un’illusione. Alti e bassi fanno parte della trama. Nessuno fa nulla da solo. L’umiltà è la via…
– FIDUCIA IN SE STESSI – Se la persona non si fida di se stessa, aspetterà che qualcuno si fidi? La fiducia (non l’arroganza) è un punto di forza per unire le forze e superare le sfide.
– RIPETI LO STESSO LAVORO – Tutto cambia. Lo stesso atleta è diverso ogni stagione. Ripetere una formula che ha funzionato non significa che funzionerà per sempre. Riciclo e innovazione. Guarda dentro e fuori dal tuo sport. Ci sono situazioni simili con risposte innovative nel mondo aziendale, militare, accademico, medico, scientifico, artistico… La ricerca dell’eccellenza non è solo nello sport.
– ASCOLTA CHI HA PIÙ RISULTATI DELL’OPINIONE – Tutti vorranno dare un’opinione sul lavoro. Ascolta la persona che ami e di cui ti fidi. Nel processo decisionale, spesso utilizziamo dati, intuizioni, rapporti, pareri di esperti e una serie di altre fonti. Tutti questi elementi sono fondamentali, ma abbiamo pensato all’importanza di ascoltare gli atleti e le persone della squadra professionistica stessa?
– RICONOSCIMENTO – Molti studiosi considerano l’ingratitudine come il peggior atteggiamento di un essere umano. Il tecnico dipende da molti fattori e persone. L’atleta, i dirigenti, i dipendenti e le famiglie degli atleti sono esseri umani. Imparare a lavorare con loro e riconoscere il supporto ed esprimere apprezzamento è la chiave.
– MANCANZA DI PERSISTENZA – Agli allenatori che smettono di provare viene detto che falliscono. Mai e poi mai arrendersi. L’allenatore lo deve, principalmente, a se stesso e ai suoi atleti.
– VISIONE – I grandi allenatori possono “vedere” il futuro del loro sport, dei loro atleti, del programma, dell’allenamento e trasmettere la loro visione in modo efficiente a tutti coloro che li circondano.
Ci sono molte altre “insidie”, che la limitazione dello spazio mi impedisce di commentare. Lo lascio a ciascuno di voi.
Congratulazioni, cari allenatori sportivi di tutto il pianeta!
