Non può sorprendere che in diversi Paesi evoluti ci sia tanta attenzione sulla sicurezza in acqua e che in Italia non se ne parli se non episodicamente. Cosa ci insegnano altre nazioni…
In Italia, la celebrazione della giornata mondiale dedicata a prevenzione e sicurezza in acqua è passata in sordina. Anzi, è stata proprio ignorata. Un tentativo di educare e sensibilizzare le istituzioni e le popolazioni mondiali su un problema che provoca morti per annegamento o pesanti menomazioni. Anche l’Italia avrebbe necessità di “sensibilizzarsi” ma le istituzioni per prime trascurano il problema.

Colpisce un articolo che riporta © The Swimnerd Newsletter, che periodicamente riceviamo in redazione. The Swimnerd si occupa di nuoto agonistico in generale, secondo i parametri statunitensi.
Ma questo non significa trascurare un argomento molto sentito negli USA. Così come in Australia, in Olanda, in Francia, in UK. Paesi dove la sicurezza del cittadino è al primo posto. In Italia no, con le tragedie che colpiscono bambini, ma anche tanti adulti e famiglie.
L’estate italiana registra puntualmente incidenti in piscina e in acque libere. E solo in quelle circostanze tristi e luttuose ci si ricorda del problema. Anche gli operatori delle piscine possono avere un ruolo, ancor più per dare un indirizzo altamente sociale a nuoto e scuola nuoto.
Con effetti positivi anche per aumentare le iscrizioni e le entrate, oggi molto esigue a causa di una crisi che non ha fine. Però, nonostante la mancanza di numeri per la sostenibilità gestionale, prevale un “non importa, lasciamo le cose come sono”.

Lasciamo che il rischio di annegamento resti una piaga sociale. Lasciamo che i modelli di scuola nuoto restino quelli di un trentennio fa, preferendo crescere solo futuri nuotatori. Lasciamo che le idee nuove non prevalgano, privilegiando il lamento stanco di un settore che non sa reagire e rinnovarsi.
Nella circostanza, tuttavia, ne andrebbe della Salute e della Sicurezza di un popolo, non certo e non solo delle casse delle piscine. Leggiamo cosa ci racconta (alcuni passaggi: ne vale veramente la pena) The Swimnerd e magari apriremo un po’ di più gli occhi e saremo stimolati ad agire.
Fonte The Swimnerd – newsletter (16 maggio 2022):
Il 15 maggio è [stato] l’INTERNATIONAL WATER SAFETY DAY (IWSD). Uno dei miei giorni preferiti in assoluto dell’anno. Scuole, città e aziende si iscrivono per tenere una lezione di 30 minuti sulla sicurezza in acqua in classe. Per così tanti bambini, questa è la prima volta che parlano di sicurezza in acqua. L’obiettivo finale di IWSD è quello di portare l’educazione alla sicurezza dell’acqua nelle nostre scuole a cui appartiene.

È anche un giorno per parlare di annegamento come un problema sanitario globale gravemente ignorato [ecco, in Italia non facciamo nemmeno questo…].
Nel 2014, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il suo primo rapporto sull’annegamento. Circa 372.000 persone muoiono per annegamento ogni anno. Le nuove cifre nel 2019 stimano 236.000 anche se non riesco a trovare i dati sul sito Web dell’OMS
…Il set di dati originale non include 66 paesi, la maggior parte dei quali in Africa e Asia, le due regioni con i più alti tassi di annegamento e la maggior parte dei bambini del mondo. Include 7 dei primi 10 paesi più popolosi del mondo.
I numeri globali escludono anche gli annegamenti dovuti a inondazioni, cataclismi, incidenti nautici e incidenti nel trasporto via acqua. Se la tua barca affonda e anneghi, non conti. Se anneghi in un’alluvione, anche questo non conta. Tutti i migranti che affogano nel Mediterraneo? Non vengono conteggiati.
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Da altre indagini si appura che circa 250.000 – 450.000 bambini annegano ogni anno nella sola Asia. I dati dei sondaggi dall’Africa sono praticamente inesistenti.
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In Cambogia si è rilevato che solo il 6% di tutti gli annegamenti di bambini viene segnalato. L’annegamento è il principale killer di bambini in Cambogia: ogni giorno si registra una media di 6 bambini morti per annegamento. È anche il principale killer di bambini in dozzine di altri paesi. Il Vietnam perde 10 bambini al giorno. Bangladesh 40.
Siamo agli inizi sia della consapevolezza, della raccolta fondi e dell’azione. Continuiamo a non riconoscerlo ai massimi livelli.
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Gli Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite, avviati nel 2000, non fanno riferimento all’annegamento, anche se la riduzione della mortalità infantile è un obiettivo serio.
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Nel 2015, le Nazioni Unite hanno stabilito nuovi obiettivi chiamati Obiettivi di sviluppo sostenibile che dureranno fino al 2030. Ci sono 169 obiettivi all’interno di 17 argomenti. Indovina quante volte si parla di annegamento?
Abbiamo i cartelloni pubblicitari di Smokey the Bear vicino a casa mia a Virginia Beach, dove non abbiamo mai incendi. Dov’è Smokey the Bear di Water Safety e perché il governo federale non sta conducendo campagne come questa negli stati e nelle città con il peggior numero di annegamenti? L’Australia ha fatto questo fin dagli anni ’80 guidata dall’unica e unica Laurie Lawrence. [l’autore si lamenta delle trascuratezze sul problema dell’annegamento a Virginia Beach: noi, in Italia, che dovremmo dire circa le “trascuratezze”?]
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Secondo il CDC, negli USA perdiamo quasi 4.000 americani ogni anno per annegamento, di cui circa 900 bambini.

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L’educazione alla sicurezza in acqua deve iniziare nei nostri ospedali quando nasciamo. Quindi, deve continuare nelle nostre scuole il prima possibile, sia in classe che in piscina. Ogni programma pre-scolare dovrebbe cercare di includere lezioni di nuoto. Prima iniziamo prima ci salviamo.
La ricercatrice australiana Dr. Robyn Jorgensen ha mostrato nel suo vasto studio che i bambini che imparano a nuotare di età compresa tra i 3 e i 5 anni sono molto più avanti delle loro controparti che non nuotano, da 6 a 15 mesi in anticipo quando si tratta di abilità cognitive, risoluzione dei problemi, conteggio, abilità linguistiche e istruzioni successive.
“Un uomo non impara finché non sa leggere, scrivere e nuotare.” – Platone

Dopo oltre un decennio di apprendimento sulla sicurezza dell’acqua, mi è apparso evidente che la cosa più importante e attuabile che posso fare è concentrarmi sul cambiamento della mia comunità locale. Come si inserisce l’educazione alla sicurezza in acqua nel curriculum scolastico locale? Questo è il mio nuovo obiettivo nella mia città natale di Virginia Beach, dove non abbiamo sicurezza in acqua nelle nostre scuole. …
Il nome dello studio della dottoressa Robyn Jorgensen mi ha sempre colpito. “Aggiungere capitale ai giovani australiani”: nuotare non significa solo salvare vite umane, ma dare ai nostri giovani un vantaggio nel mondo.
“Adding Capital to Young Virginia Beachers” ha un bel suono. Forse questo sarà il nome della mia presentazione quando mi presenterò alla riunione del Consiglio Comunale con 500 nuotatori di tutte le nostre squadre locali.
Buona giornata internazionale della sicurezza in acqua!
[possiamo liquidare queste considerazioni come prevedibili e banali; ma possiamo anche farle nostre e batterci perché l’Italia sia un Paese migliore. Almeno in merito alla Sicurezza e alla Prevenzione degli annegamenti. Impariamo a nuotare per salvare noi e gli altri. Andiamo nelle piscine che offrono servizi come questi. …Un giorno, forse, ci riusciremo”]