Chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da dire. Se oggi fatichiamo ad incrementare i numeri in piscina è perché continuiamo a lavorare in modo superato e poco adeguato ad avvicinare e motivare nuovi clienti, su tutti gli uomini
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Facendo un confronto tra palestra e piscina, sull’ultimo articolo pubblicato su HA Wellbeing e su questo portale, ho avuto modo di esprime un concetto molto evidente, peraltro, agli addetti del nostro settore: in palestra il target potenziale è molto vasto e si è anche allargato con inserimento di attività diversificate; in piscina è illimitato.
In palestra la potenziale clientela è molto vasta e si è anche allargata con attività diversificate; in piscina è illimitata
Avendo avuto una lunga esperienza di gestione di impianti piscine, non ho conosciuto nessuno che non potesse in qualche modo fare attività in acqua, dai bimbi di pochi mesi alle persone molto anziane. Se ci si pensa è un aspetto veramente incredibile considerabile solo per la piscina.

La stragrande maggioranza delle attività più classiche e consolidate negli anni sono lì, si potrebbe dire, semplificando, sempre con gli stessi numeri: baby, ma i bambini di pochi mesi sono sempre meno; gestanti, ma le donne in gravidanza sono sempre meno; corsi per bambini/ragazzi, ormai non si scopre più nulla e c’è una concorrenza spietata tra varie attività sportive e ludico ricreative che limita il bacino a cui attingere; attività agonistiche, sono già al top, comprese quelle Master.
I corsi classici adulti nuoto stanno scomparendo. Altre attività di nicchia vivacchiano: sub, rieducazione, disabili.
Possiamo incrementare i numeri sicuramente nelle attività in verticale ma anche in tale ambito i numeri sono paradossalmente in calo
Dove possiamo incrementare i numeri? Nelle attività in verticale sicuramente, lo abbiamo più volte ribadito. Ma provando ad esplodere questo mondo, ci ritroviamo a dire che, salvo rare eccezioni, i numeri sono paradossalmente in calo.
Non solo, il target è sempre lo stesso (stragrande maggioranza di donne nella fascia 40/60) ma sembra che siamo anche tornati indietro sull’utilizzo degli attrezzi, per pigrizia e ignoranza.

Non siamo stati in grado in 27 anni di vita del fitness acquatico di dare virtuosità e lustro all’attività. Perché tutto questo? Sicuramente l’ignoranza di cui sopra: se non si è capaci di programmare, darsi obiettivi, se si improvvisa (non me ne voglia nessuno che fa tutt’altro e fatto bene) il risultato è scontato.
Se non si è capaci di programmare, darsi obiettivi, se si improvvisa il risultato è scontato: un fitness acquatico demotivante e perdente
Immaginate per un attimo un mondo delle palestre dove ci si fosse fermati alle macchine cardio di 20 anni fa, agli attrezzi spartani isotonici e alla classica rastrelliera con i manubri appoggiata su una squallida pare: avremmo avuto lo stesso incremento di numeri?
E come in palestra è ormai difficile trovare qualcuno che si alleni da solo e in modo estemporaneo, quindi sono giustamente nati percorsi di vario tipo, con vari obiettivi. Ovvio (ma pare non lo sia per tutti) che la lezione singola di aquafitness, decontestualizzata, estemporanea non potrà mai determinare una crescita di numeri. Ogni persona, più o meno sedentaria o attiva, ha bisogno di stimoli che non possono arrivare solo con l’energia messa “in campo”, quando c’è, dal trainer. Abbiamo bisogno di creare percorsi con obiettivi precisi, misurabili, adeguati ai vari target.

E torniamo ai target. La presenza di uomini è evento raro, direi eccezionale. Perché?
Forse perché hanno visto cliché di attività tutte uguali (con musica a tutto volume, urla dell’insegnante)? Perché i planning erano pieni di incentivi ad allenare le natiche? Perché si è parlato fino al rigetto di aquaerobica o peggio di coreografia? Perché si usavano parole chiave come rassodamento, dimagrimento, anti cellulite? Di tutto un po’ ma è sicuro che l’uomo medio, male informato, si è tenuto ben alla larga dall’aquafitness.
Con le proposte di clichè di attività ripetitive e tutte uguali, basate sul must rassodamento e anti cellulite, il potenziale cliente maschile si è tenuto alla larga dal fitness acquatico
Recuperare terreno è difficile ma non impossibile. Bisognerebbe intanto far provare: se potessimo far provare senza retropensieri sono convinto che verrebbero catturati molti maschi che hanno il desiderio e la necessità di mettere in gioco l’ormone maschile, sentendosi forti, senza la paura che una attività un pochino più intensa faccia diventare enormi (pensiero comune che aleggia tra le donne).

Eppure, sempre pescando dalle tante prove fatte in acqua, una seduta dedicata alle braccia, magari con ausilio di piccoli attrezzi, può stupire per intensità, efficacia e livello di “fatica”. Sfruttando appieno le caratteristiche dell’ambiente acqua, è possibile per esempio effettuare una rilevante quantità di spinte in avanti sul piano trasverso, impossibili a livello terrestre, con FC decisamente importante. Provando, scoprireste una sensazione di gonfiore importante post attività, vi sentireste soddisfatti e appagati (mi sto rivolgendo agli uomini). Sensazioni che svaniscono nel giro di qualche minuto, non lasciando dolori limitanti nelle ore seguenti, perché questo è uno degli aspetti positivi dell’acqua, se lo si apprezza.
Una seduta in acqua può prevedere una rilevante quantità di spinte in avanti sul piano trasverso, impossibili a livello terrestre, con FC decisamente importante
Solo un piccolo esempio: in 100 cm di altezza, opportunamente immersi per garantire che il movimento si effettui sott’acqua, in 10 serie di spinte in avanti composte da 1 minuto di attività e 1 minuto di pausa, con Aquacombat Gloves, attrezzo poliedrico resistente e galleggiante, a 50 cicli minuto, si riescono ad effettuare 500 spinte in avanti in 20 minuti. Una montagna di movimenti, neanche minimamente paragonabili a ciò che si potrebbe fare a livello terrestre nello stesso tempo e che deve per forza avere un obiettivo, che lo si faccia alla stessa velocità o più lento/rapido.

Questo test è stato fatto da un uomo, 57 anni, abbastanza allenato e la sua FC è arrivata al 75% di Max. Chi “mastica di allenamento” può valutare di certo come sia stato un esercizio non banale.
Di certo, se ad esempio in una lezione normale mettiamo insieme, per necessità, donne e uomini di varie età e condizione fisica, se non si programma l’attività, se si segue sempre e solo la musica, se si utilizza solo l’acqua come attrezzo, se non si spiega quanto e come l’attività in acqua può essere o meno legata alla forza, il risultato non potrà che essere pessimo, sicuramente insoddisfacente per qualcuno dei target presenti.
