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Abodi, il Ministro dello Sport che convince (e che certa stampa osteggia)

Andrea Abodi ph Image Photo

Non piace alla stampa calcistico-populista, ma lui, forte di esperienze dirigenziali di alto profilo, sta riscuotendo ampi consensi nel nostro comparto, come non è accaduto ai suoi predecessori

Andrea Abodi, ospite brillante al programma radiofonico “Un Giorno da Pecora” il 12 dicembre (ieri), nel corso del talk con i conduttori ha ribadito molte delle sue posizioni e convinzioni che forse non piacciono ad alcuni poteri forti dello sport e di parte del calcio, stampa asservita inclusa.

Andrea Abodi

Quando si muore si può rinascere” detto da Abodi, per molti è riferibile alla Juventus e a probabili magheggi nei bilanci, ma ha precisato che è un’affermazione valida per tutto lo sport, pur risultando implicito che l’inciso sia anche riferito alla Signora del calcio.

Tuttavia il nostro si era già distinto, positivamente, qualche settimana fa, affermando, a differenza dei vertici istituzionali e federali inclini allo style dello struzzo e fingendo di nulla sapere, che “Nessuna medaglia vale il benessere di una persona. Non sono disposto ad accorgimenti o scorciatoie per arrivare. Per arrivare dove, poi? A rovinare le persone?”. Parole nette che, sui fatti molto gravi della ginnastica ritmica e artistica, auspicano chiarezza e giustizia se verrà confermata la pesante responsabilità di tecnici e dirigenti.

Foto d’archivio, la vittoria ai mondiali del 2017 a Pesaro: Anna Basta, fra coloro che hanno denunciato l’ambiente, è la terza da sinistra: dietro ai sorrisi per una medaglia d’oro sembra ci siano stati troppi momenti di sofferenza e di vessazione

Certo, sono parole, ma vista la piega che l’indagine sta prendendo, andando ben oltre le procure federali abili in tante discipline a edulcorare il peso di certe vicende, lui almeno ha preso una posizione non equivoca. Altri no, anzi difendono il sistema sportivo.

Nessuna medaglia vale il benessere di una persona – Andrea Abodi

Per ora, questo Ministro che noi abbiamo definito alla sua nomina uomo d’apparato che piace ai vertici capitolini e profondo conoscitore degli ambienti romani, ovvero quelli del potere, sta stagliandosi come non era accaduto a chi lo aveva preceduto e come non sta accadendo a chi ha posizioni di comando nel mondo dello sport.

Ha idee molto chiare anche sulla Riforma dello Sport, ben espresse pure al convegno ANIF del 6 dicembre: lui lo sport lo conosce bene, soprattutto nella sua parte vitale, quella delle società sportive e degli impianti sportivi che, come presidente dell’ICS, ha a più riprese finanziato, sovente scontentando molti per i limiti procedurali di questa banca statale al “servizio” dello sport.

Abodi al centro, a fianco dell’On Paolo Barelli e di Walter Casenghi. dopo uno dei convegni ANIF cui è intervenuto: sempre molto attivo e partecipe – ph ANIF

Qualcuno (giornalisti del calcio che in genere producono articoli di modesto contenuto, confezionati solo per piacere a chi li legge con deficit su oggettività che certi fatti imporrebbero: chiamasi populismo giornalistico, assai diffuso nel calcio e basato su fonti e linguaggi molto social, lontani dal giornalismo con la G maiuscola) appioppa un superficiale ed irrispettoso appellativo “populista” al Ministro dello Sport.

Un azzardo non perché Abodi ha un ruolo istituzionale, ma per le ragioni che muovono certe penne ad obiettare al Ministro che non ha a cuore il calcio e, a dir loro, tutto lo sport (sic!).

Diciamo, visti i trascorsi ai vertici calcistici, che più che non amare il calcio, lo conosce bene, anche nelle pieghe meno edificanti.

Per questi giornalisti contano i numeri stellari di tifosi e i gonfiati grandi volumi d’affari di società calcistiche – i costi superano ampiamente i ricavi, ovvero sono la negazione di un business sostenibile che, con certi bilanci, in qualsiasi impresa significherebbero il fallimento –, l’impatto mediatico, indiscutibile, e la popolarità di questo sport sicuramente attrattivo e spettacolare.

Tutto vero appannaggio del calcio le cui squadre, visto il loro puntuale accostamento all’Industria (il calcio professionistico incide sul PIL per oltre 10 miliardi di euro, valore veramente notevole) e allo sport in generalea detta dei giornalisti di cui sopra  gli sport minori beneficerebbero dell’indotto del giuoco del calcio: ditelo alla Pellegrini… – dimenticano qualche comportamento delle società calcistiche un filino meno virtuoso di quello di Imprese che sono il fiore all’occhiello del made in Italy e di manifattura, moda, turismo, enogastronomia nazionali, veri asset dell’economia italiana.

Le Società calcistiche sono spesso meno virtuose di Imprese che sono il fiore all’occhiello dell’industria e del made in Italy

Tacciare di populismo Abodi perché non intende agevolare il saldo delle imposte non pagate dal calcio, prevedendo per i ritardi il 3% alla stregua di tutte le imprese, sembra un atteggiamento populista? Una domanda rivolta a chi ama lo Sport e non l’affarismo del calcio.

Un sistema, quello calcistico, dove non si pagano i debiti, dove nonostante bilanci in sprofondo rosso, si continua a spendere e a spandere senza criterio o, ancora peggio, ad alimentare falsi in bilancio fino a toccare illeciti afferenti alla bancarotta fraudolenta: ha qualcosa a che vedere con la parte sana del sistema industriale o con lo Sport, con la S maiuscola? In quest’ultimo rientrano le società di gestione di impianti sportivi cui nessuno ha dato alcun aiuto, nonostante le difficoltà proporzionalmente ben superiori al calcio di serie A e serie B, tutelato da interessi lobbistici ben interpretati dal senatore Lotito.

Il mondo del calcio non è certo un modello virtuoso cui guardare e Abodi si attende vengano corrette certe storture, ancorchè riconosca i tanti più dei questo sport spettacolare ph Tembela Bohle by Pexels

Siccome sono stati dati aiuti ai morenti settori del cinema e del teatro allora va aiutato anche il calcio: alla faccia del populismo che evocano certi giornalisti!

Perché crediamo lo ricordino tutti come, in piena crisi pandemica, il calcio fosse al centro delle concessioni politiche da accordare nonostante si rivelasse un veicolo di contagio potentissimo, mentre i centri sportivi restavano rigorosamente chiusi con perdite e danni in proporzione ben superiori a quelli calcistici.

Anche perché centri e società sportive, oltre a mesi infiniti di lockdown, hanno perso introiti che hanno portato sì i bilanci in rosso, ma anche a chiusure definitive e fallimenti perché, a differenza dell’opulento calcio gestito da molti incapaciquale manager del calcio che butta milioni di euro e non sa proprio far di conto troverebbe spazio in qualsiasi impresa piccola o media che sia?-, fornitori, banche, sistema non hanno riservato le attenzioni di cui gode e ha goduto il calcio miliardario.

In piena crisi pandemica il calcio era al centro delle concessioni da accordare, mentre i centri sportivi restavano rigorosamente chiusi con perdite e danni in proporzione ben superiori a quelli calcistici

Il Calcio, che vorrebbe sempre godere di una corsia preferenziale in nome della sua popolarità ed agisce, come evidenziano i fatti recenti, fra acrobazie contabili e malaffare a livello nazionale e mondiale, per cui si arriva ad accettare di organizzare un campionato iridato in Qatar con tutte le ombre che gravano su questa decisione.

PNRR per gli Impianti, Sport e inclusione ph Sport & Impianti

Il nuovo Ministro dello Sport ha avuto il grande merito di dire che anche il calcio va sanato e sostiene che il sistema sport meriti ben altre attenzioni, a partire dal PNRR. Non è un deferente vassallo come è stata la modesta sottosegretario Vezzali (grande campionessa, un po’ meno grande come politica) o l’interprete naif dei numeri dello sport come fu Spadafora, o come è stato per Lotti che si ascrisse i meriti di una riforma dello sport frutto di competenze e fatiche altrui(Senatrice Sbrollini su tutti).

Abodi ha avuto il grande merito di dire che anche il calcio va sanato e sostiene che il sistema sport meriti ben altre attenzioni, a partire dal PNRR

Abodi, che noi per primi accogliemmo con un po’ di prudenza quale Ministro dello Sport, perché legato ai salotti buoni della politica, sta mettendo in luce capacità e valori che non sono quasi mai nelle corde della politica interpretata da partiti e rispettivi rappresentati imbarazzanti: loro sì, protagonisti di becero populismo, che è il pane di cui si nutre certo giornalismo incline a perdonare tutto e il peggio di tutto del calcio.

Il patrimonio impiantistico nazionale è obsoleto con necessità di interventi per l’efficientamento energetico e l’ammodernamento strutturale: il PNRR è insufficiente ph Pixabay by Pexels

Come dice la Pellegrini, lo sport non può e non deve essere solo il Calcio, pur questa disciplina vantando molti meriti che appassionano milioni di italiani – anche noi siamo appassionatissimi, ma guardiamo al mondo del pallone con un sano disincanto.

Come dice la Pellegrini, lo sport non può e non deve essere solo il Calcio

Che quindi giornalisti come Daniele Dallera la smettano di attaccare Abodi e di accostare il Calcio allo Sport in generale: il football è un’industria – malata e da sanare come sostiene Abodi – il secondo è un fenomeno culturale-motorio che riguarda oltre 21 milioni di italiani, fra i quali Dallera probabilmente non rientra – Corriere della Sera del 10 dicembre.

Così come la calciofila acritica Monica Colombo che, affiancata a Dallera, intervista Abodi provocandoloCorriere della Sera del 12 dicembre nelle pagine dello sport – su tematiche che palesano le gravi colpe del calcio e che dovrebbero, a detta degli intervistatori, essere guardate con clemenza e comprensione: un vero atteggiamento populistico per compiacere i vertici del calcio e il tifoso medio il quale spera nelle spese folli della propria squadra per l’acquisto e i super ingaggi di campioni, causa prima di bilanci in rosso che dovrebbero comportare il fallimento immediato della società responsabile di certe alchimie finanziarie e contabili.

Lo Sport, quello vero che riguarda la salute di un popolo ed è espressione di valori alti, è ben altra cosa e, ai vertici istituzionali, sembra che Abodi sia fra i pochi a saperlo.

Incisivo il commento di Diritto e Sport con un post su LinkedIn che enfatizza il rigore espresso dal nuovo Ministro dello Sport in merito al calcio e alle sue rivendicazioni difficilmente condivisibili:

Andrea Abodi

NESSUNA NORMA AD HOC PER LO SPORT

Il ministro Abodi, rispondendo a un question time in Parlamento, annuncia il parere negativo del governo sull’emendamento che avrebbe portato alla rateizzazione dei versamenti per lo sport senza interessi e sanzioni.
Abodi ha affermato che le società di calcio saranno trattate alla stregua delle altre imprese e, quindi, in manovra non ci saranno norme speciali dedicate al settore
Il ministro ha poi evidenziato come nel calcio ci siano società virtuose che rispettano gli obblighi “magari comprando un calciatore in meno” e che l’obiettivo del suo dicastero è proprio quello di tutelare questi atteggiamenti virtuosi.

Ma non da meno, sempre su LinkedIn è Alberto Bonomi, che guida CMA – Creative Management Association Srl

Sport e inclusione sociale ph Autonomie Locali Italiane

Da Alberto Bonomi:

Tra i vari punti programmatici emersi, ne riporto alcuni inerenti non solo la mia attività quotidiana ma, allargando il “tiro”, di tutta CMA – Creative Management Association Srl:
Infrastrutture sportive, efficientamento energetico, messa a norma e adeguamento per l’accessibilità alle persone diversamente abili;
Ambiente;
Sport e disabilità;
Pari opportunità;
Sponsorizzazioni e sostegno alle organizzazioni;
CSR – Corporate Social Responsibility e ritorno sociale degli investimenti nel settore sportivo;  
– e tanto altro.

Ancora, due dati importanti che accendono l’attenzione sulla situazione attuale: 

1) solo lo 0,15% del PNRR è stato dedicato alle palestre scolastiche;

2)l’80% degli impianti sportivi italiani non è efficiente dal punto di vista energetico e questo porta ad una inefficienza in termini ambientali e culturali.

L’impatto finanziario di questa inefficienza è più alto del doppio del finanziamento pubblico per lo sport.  

Ascoltando l’intervento mi viene spontaneo esprimere solo un aggettivo: “competenza”. 

Lo sport necessita di un “Direttore sportivo” che conosca tutti gli aspetti del movimento e tutte le sfaccettature che spesso vengono ignorate e non considerate.

Abbiamo bisogno di una figura con una profonda conoscenza della struttura organizzativa, che sta dietro all’attività motoria e che abbia ben presente le problematiche nazionali che impediscono, non solo lo sviluppo ma la semplice “sopravvivenza” del settore.

I temi trattati sono stati molti, tutti essenziali e coerenti a dimostrare una profonda conoscenza delle dinamiche del mondo sportivo

Penso che tutto ciò faccia ben sperare e, finalmente, guardare avanti con fiducia negli organi rappresentativi di questo settore. 

Altro che calcio, lo Sport ha bisogno di un rilancio sistemico e, se lo lasceranno lavorare, forse Abodi potrà essere la guida che fino ad oggi è mancata al comparto sportivo e alle imprese della filiera che lo affiancano.

Scritto da Marco Tornatore