I mali endemici del settore, acuiti da crisi generale, energetica e bellica, oggi sembrano uno scoglio insormontabile: serve un salto di paradigma, magari ispirandosi anche a quanto la storia nazionale ci insegna
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
Molti si stanno occupando del futuro di piscine ed acquaticità, ma purtroppo nessuno ha la sfera di cristallo. L’incertezza domina proprietari e gestori di strutture basate sull’offerta d’acqua, mentre gli economisti non sono preparati ad una sovrapposizione di eventi imprevedibili quanto pieni di rischi sia per l’intera società globale quanto per la tenuta di modelli che hanno retto finanza ed economia per almeno 80 anni. Ora gli asset sono cambiati e la loro evoluzione non è prevedibile senza il ricorso a nuove architetture basate su modelli macro e microeconomici di ben altro contenuto.
Il nostro settore, frammentato da sempre, è caratterizzato da una somma di autoreferenzialità senza la capacità reale di incidere
Per capire un po’ cosa ci aspetta partiamo dall’analisi dello stato di fatto.
Il comparto che ci interessa è frammentato da sempre e le associazioni ivi rappresentate non hanno definito certo un riferimento monodirezionale. Anzi rappresentano spesso una enclave autoreferenziale senza capacità reale di incidere su scelte e criteri di intervento proiettati al futuro.

Molti i tuttologi che in realtà guardano solo al loro giardino senza consentire uno sviluppo sostenibile condiviso. Ora tutti si aspettano interventi a livello politico con aiuti ed interventi fiscali a pioggia che appaiono irrealizzabili in tempi di crisi globale, considerando peraltro che solo vent’anni fa le piscine erano ancora trattate come ambiti di pubblico divertimento, al pari di dancing e consimili.
L’offerta, complice una carente cultura dell’acquaticità e imprenditoriale, si è rivelata inadeguata nel dare risposte ad una crescente e più eterogenea domanda
Peraltro, a fronte di un incremento della domanda, l’offerta non è riuscita, per mille ragioni, a dare risposte adeguate ad una società in rapida evoluzione. Il tutto completato da un mancato decollo di una strategia di sviluppo culturale a favore di iniziative di tipo sindacale o lobby mercantili che non sempre hanno fornito i risultati attesi.
Questa serie di meno, quando paradossalmente esprimiamo eccellenze (nel nuoto) e leadership (nelle costruzioni): ma non solo. Siamo considerati maestri nel mondo di una cultura sull’acqua che si tramanda dall’epoca dei Romani. Però nello spirito italico prevale la contrapposizione ideologica e/ una straordinaria competizione negli affari per cui il comparto è caratterizzato da una frammentazione che oggi rappresenta davvero il nostro tallone d’Achille.
Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco superando antagonismi e divisioni, senza retorica e azzerando supponenza o autoreferenzialità
Ma di fronte ad una crisi come quella attuale è indispensabile ricorrere a nuovi modelli di sviluppo, spesso di sopravvivenza. A partire da una revisione totale nel condividere scelte e criteri, oggi ben diversi da quelli che hanno caratterizzato la nostra società negli ultimi 75 anni.

Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco superando antagonismi e divisioni, senza retorica e privi di supponenza o di autoreferenzialità costruita sulle forme (le apparenze) e non sulla sostanza. O almeno provare a mettersi insieme non per rivalità o antagonismi pseudo intellettuali, ma per costruire! Sembra strano, ma è indispensabile impostare nuovi modelli di sviluppo sostenibile davvero concreti.
Anzi,in questo contesto, si potrebbe prendere ad esempio quanto accaduto in passato. Si prenda un ambito che ha a che fare con l’acqua (seppur di mare). Dopo la seconda guerra mondiale l’economia turistica della riviera riminese era davvero in ginocchio. Stabilimenti balneari distrutti, locande e pensioni rase al suolo ed il Kursaal, storico edificio maestoso che aveva nella piattaforma a mare (in legno su palafitte) uno dei più rappresentativi ambiti di balneologia marina (un vero stabilimento talassoterapico) in Europa, totalmente sacrificato agli orrori del conflitto.

Che fare? Ricostruire in fretta con le proprie mani, attingendo a debiti onerosi per anni, ma allo stesso tempo dando vita a cooperative la cui adesione era a titolo volontario. Nacquero tante cooperative d’acquisto ed alcune di vendita. Quando 1500 piccoli imprenditori turistici si presentavano ad acquistare pasta o carne o verdure e vini rappresentavano una massa tale da avere una scontistica superiore a quella praticata alla distribuzione organizzata. E per vendere si mettevano insieme per fiere e promozioni in Italia e all’estero. Tali modelli hanno funzionato bene fino a qualche anno fa e molti rappresentano ancora in punto di riferimento anche di grossi gruppi di operatori turistici. Dopo decenni questi modelli hanno fatto sì che Rimini sia ancora una delle capitali del turismo balneare.
Trarre insegnamento dalla storia per cogliere spunti utili ad un futuro quanto mai incerto, ma in evoluzione
Ovvio che ogni settore sociale ha le sue valenze, ma i modelli economico sociali, adattati alle singole esigenze, vanno sempre considerati come basi di riferimento.
Si consiglia vivamente di trarre insegnamento dalla storia, per ricavare quegli spunti utili ad un futuro quanto mai incerto, ma in progress.