I media oggi non fanno che parlare di allarmi energetici e rischi chiusure, menzionando tutte le categorie imprenditoriali e professionali, ma non accennando mai allo sport, mentre diverse piscine preannunciano chiusure…
La compagna mediatica attuale che vede tv, giornali, testate online e social strombazzare all’eccesso allarmi sulla crisi energetica, chiama in causa tutti prestando spazi per dare voce alle varie categorie professionali; tutti, tranne lo sport.

Sulle testate nazionali c’è una serie di servizi che focalizzano l’attenzione sul rischio chiusure per hotel, imprese, industria, artigiani, ristoranti, bar, negozi, trasporti pubblici, financo le terme. Ma di piscine (penalizzatissime dal caro bollette ormai stellare) e palestre nessuno si cura.
Salvo dedicare nelle cronache locali attenzioni alla notizia che anticipa la probabile chiusura della/e piscina/e della città nei mesi più freddi.
Ormai le segnalazioni vengono da tutte le latitudini: se i gestori, rassegnati, paventano come probabile questo epilogo, nessuno se ne preoccupa, senza cogliere che, dopo le chiusure per la pandemia, queste ennesime serrate per costi eccessivi di gas ed energia, mettono a rischio non solo il futuro di un settore, ma anche migliaia di posti di lavoro, con l’effetto di non offrire un servizio essenziale di alto valore sociale: bambini che non imparano a nuotare, diverse categorie di popolazione, fra cui le più vulnerabili (anziani, bambini under 6, persone con disabilità, patologici cronici e post operati) che peggioreranno la propria qualità di vita. Ma non dimentichiamo che le attività in piscina sono fra le più praticate da chi ha una vita motoriamente attiva.

A titolo esemplificativo, colpisce l’annuncio dell’amministrazione locale di Bolzano che, per fronteggiare la crisi energetica deve riflettere se tenere accese le luminarie per i mercatini di Natale, ma non ha esitato a ridurre immediatamente di 2°C la temperatura dell’acqua delle piscine da essa stessa gestite. Una scelta che, se accettabile per le sezioni agonistiche, allontanerà immediatamente delle piscine le categorie di popolazione più fragili sopra menzionate.
Certo, l’emergenza va affrontata con scelte difficili e talvolta impopolari, ma se appare corretto ridurre il riscaldamento di 1-2°C in abitazioni, uffici, locali pubblici, 1 grado di meno in acqua si avverte e penalizza di molto la propensione a frequentare le piscine. Per le docce nelle palestre e negli altri centri sportivi il problema è risolto impedendo che si utilizzino (quindi si useranno quelle di casa: dove sta il risparmio collettivo?)

In generale possiamo farci l’idea di un quadro che, come cittadini, ci attende, leggendo l’articolo pubblicato il 5 ottobre da ripartelitalia.it e che qui pubblichiamo integralmente. Qui si dà voce ai rappresentanti degli enti locali preoccupati dal probabile blocco di servizi pubblici come trasporti, illuminazione e, addirittura, sanità. Ovviamente nessun cenno ai centri sportivi: la soluzione sarà chiuderli?

[LO SCENARIO] ALLARME ENERGIA: COSA RISCHIANO LE CITTA’
Un altro miliardo di euro per poter andare avanti. Questa la richiesta dei Sindaci al nuovo governo per fronteggiare il caro bollette da qui a fine anno. Spiega tutto bene il sindaco di Novara, nonché delegato Anci al fisco locale, Alessandro Canelli. «Bisogna cominciare a ragionare su 1 miliardo in più per i Comuni da qui a fine anno: si rischia di dover fermare i tram, tenere parti delle città al buio, spegnere completamente le luci sui monumenti e tagliare i riscaldamenti. Domani sarò a Roma per parlare di questa situazione con il presidente Anci, Antonio Decaro, vedremo che risposte ci arriveranno da Palazzo Chigi», spiega.
L’esponente Anci stila una lunga lista di preoccupazioni allarmanti in vista dell’inverno. «La situazione è molto pesante» avverte Canelli «perché non tutti i Comuni hanno lo stesso livello di criticità, questo dipende dai contratti di approvvigionamento, ma rispetto alla spesa storica di 1,6 miliardi di euro finora il Governo ha aiutato il comparto con 820 milioni, erogati in varie tranche. Solo che adesso il costo complessivo è almeno il doppio. Gli aumenti variano dall’80% a 4 o 5 volte in più rispetto al passato e quindi è evidente che un altro intervento straordinario del Governo ci dovrà essere».

Parole cariche di ansia per il caro bollette le ha dette anche il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala. «I Comuni non hanno risorse per poter aiutare i cittadini, questa è la triste realtà. Abbiamo anche noi una bolletta che fa spavento. Immagino che il nostro governo farà la sua parte. Credo che serva in questa fase dare sostegno e pompare moneta, una volta lo si faceva per incrementare i consumi, oggi per far sopravvivere il sistema. Ma deve arrivare dal governo e, più su, dall’Europa».
Dalla Toscana il governatore Eugenio Giani lancia una stima dei costi per gli ospedali. «Noi sui 45 ospedali della Toscana andiamo a prevedere, con tutte le variabili che devono ancora essere calcolate, un aumento dei costi dell’energia alla fine dell’anno di 200 milioni di euro rispetto al 2021. Non c’è più tempo da perdere» avverte il sindaco di Venezia e presidente di Coraggio Italia Luigi Brugnaro «il governo prenda provvedimenti subito e, comunque, sono certo che il nuovo governo agirà non appena si sarà nelle condizioni di poterlo fare».
Intanto i territori aguzzano l’ingegno e cercano di mettere delle toppe, sperabilmente funzionanti, per alleviare l’impatto dei costi. Tra questi la Giunta regionale del Veneto che ha deliberato in giornata di destinare ai Servizi sociosanitari residenziali e ai cittadini bisognosi, con Isee inferiore a 20 mila euro, i proventi versati dai titolari di grandi derivazioni idroelettriche per l’anno 2021. Ma l’allarme dei sindaci non cessa: per il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo, la portata della crisi energetica che si profila su Torino «è troppo elevata e se non ci sarà una forte coesione territoriale e un rapporto costruttivo con il governo, difficilmente potremo fare da soli», per esempio «garantendo il trasporto pubblico locale».

Il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, coglie l’occasione per ringraziare le azioni di sostegno lanciate sul suo territorio da Intesa Sanpaolo a favore delle famiglie auspicando che «altre realtà nazionali possano seguire questo esempio».
Critico il Codacons: «L’emergenza energia non si risolve certo tagliando i servizi ai cittadini» spiega il presidente Carlo Rienzi «per trasporti, illuminazione pubblica e strade gli utenti pagano tasse e imposte comunali e qualsiasi interruzione scatenerebbe il caos e aprirebbe la strada a controversie legali e azioni risarcitorie contro le amministrazioni». Dello stesso tenore la posizione dell’Unione nazionale consumatori che chiede di non dare più soldi ai comuni. «Le famiglie e le imprese sono ridotte sul lastrico e le risorse vanno concentrate su questa priorità».