Il quadro non è certo dei migliori e Confindustria, con il suo ultimo report, evidenzia gli scenari che ci attendono nel 2023, con inevitabili ricadute su palestre, piscine e sulla filiera del comparto sportivo
Essere impresa associata ad Assosport comporta diversi vantaggi. Uno di questi è l’aggiornamento costante degli associati attraverso la newsletter Assosport WEEKLY. Fra le ultime segnalazioni, l’interessante notizia del report del Centro Studi di Confindustria.
Per i soci Assosport la possibilità di accedere al resoconto esaustivo: per saperne di più, rivolgersi ad Assosport: https://www.assosport.it/.

Mentre, per i lettori di wbox.it, riportiamo quanto sinteticamente ha pubblicato la newsletter di Assosport. Proiettando il quadro al nostro comparto, da un lato le difficoltà energetiche ci accomunano e sono drammatiche soprattutto per le piscine; ma anche i rincari e la riduzione dei consumi colpiranno palestre e piscine; tuttavia è auspicabile che per la salute, per il proprio benessere e per prevenire patologie, la popolazione italiana oggi capisca che è meglio rinunciare ad altro, ma non all’attività motoria guidata da esperti che operano nei centri fitness e acquatici nazionali.

RAPPORTO PREVISIONALE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA
Il Centro Studi di Confindustria ha presentato la scorsa settimana il Rapporto di previsione “Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?”.
Sono stati illustrati diversi punti su PIL, occupazione, finanza pubblica, retribuzioni, credito per le imprese e scenario internazionale (ndr: tutti accessibili per i soci Assosport).
Della presentazione fatta l’8 ottobre dal direttore Alessandro Fontana, viene riportato un sintetico estratto:
“Il PIL italiano, che ha registrato una dinamica positiva nella prima metà del 2022, subisce un aggiustamento al ribasso tra la fine dell’anno e l’inizio del 2023 e poi recupera piano. La crescita nel 2022 (+3,4%) è già tutta acquisita ed è molto superiore a quella che si prevedeva sei mesi fa. Per il 2023, invece, c’è una forte revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti), che porta alla stagnazione in media d’anno.

I costi energetici delle imprese italiane sono stimati aumentare di 110 miliardi di euro nella media del 2022, per il totale economia, rispetto ai valori pre-pandemia. L’incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, livelli insostenibili, ai quali corrisponde, nonostante un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori, una profonda riduzione dei margini delle imprese. In caso di blocco totale del gas russo, si avrebbe una carenza di offerta di gas in Italia pari a circa il 7% della domanda, con impatti rilevanti su attività e valore aggiunto specie nel settore industriale; queste conseguenze potrebbero essere limitate se fossero efficaci le misure predisposte per il contenimento dei consumi. Se il prezzo del gas schizzasse in modo duraturo ai valori del picco toccato in agosto (330 euro/mwh, per es. nel caso di blocco dell’import dalla Russia) l’impatto addizionale sul PIL sarebbe di -1,5% nel 2022-23; viceversa, se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo del gas, il PIL guadagnerebbe l’1,6% nel biennio”.
