Passa l’emendamento presentato dal forzista Paolo Barelli, per cui l’IVA è esclusa per le attività menzionate; ma la considerazione di Guido Martinelli inquadra un problema che seguirà per le no profit (ASD/SSD)
Fra i commenti social alcuni dicono che sarebbe meglio non essere tutelati in certi casi. Per noi, l’esenzione IVA per le attività didattiche formative è un grande passo avanti. Certo sarebbe auspicabile che più che azzerare l’IVA per queste attività, tutto lo sport per qualsiasi attività, ancorchè commerciale ma finalizzata a prevenzione e salute dei cittadini, avesse l’IVA agevolata al 4%-5%, sicuramente ridotta rispetto ad oggi, quando la ristorazione opera con IVA al 10%: lo sport ha sicuramente ben più valore sociale e sanitario, pur riconoscendo che alche i ristoranti è lecito godano di alcuni vantaggi fiscali.

Ma entriamo nel merito dell’emendamento a firma Barelli – nei nostri ambienti, più che come capogruppo parlamentare di Forza Italia, è ben più conosciuto come presidente della FIN più vincente della storia del nuoto e dello sport nazionale – che esclude l’IVA per le attività didattiche e formative delle società sportive, approvato il 24 luglio scorso dalle Commissioni I-XI riunite della Camera.
Il testo dell’emendamento recita infatti che “le prestazioni di servizi strettamente connesse con la pratica dello sport, comprese quelle didattiche e formative, rese nei confronti delle persone che esercitano lo sport o l’educazione fisica da parte di organismi senza fini di lucro, compresi gli enti sportivi dilettantistici di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 36, sono esenti dall’imposta sul valore aggiunto”. Un’indicazione decisamente opposta a quanto aveva invece disposto, in modo molto discutibile, l’Agenzia delle Entrate – ne abbiamo dato evidenza su wbox in passato anche con interventi della dottoressa Masserini – recependo, a suo dire, quanto prevedeva una disposizione in ambito comunitario.
Viene poi altresì chiarito che questo emendamento – punto 2 – ha valore anche retroattivo e pertanto quanto previsto vale pure per il passato e, ovviamente, per il futuro. Nello specifico vi è un preciso richiamo all’art.10, comma 1. n. 20 del D.P.R. 633/1972 (esclusione dell’IVA).
Le parole di Barelli a commento di questa riuscita operazione, sottolineano che il mantenimento dell’IVA implicherebbe un aumento dei costi di accesso alla pratica sportiva per gli utenti e sarebbe un’ingiustizia per il settore sportivo già messo alla prova della congiuntura sfavorevole già messa in ginocchio da pandemia, costi energetici (vedi le piscine), costi operativi dovuti alla riforma del lavoro sportivo.

Ma ad altre considerazioni si spinge uno dei più noti esperti in materia normativo-sportiva, l’avvocato Guido Martinelli, che via social riporta una sua molto pertinente considerazione:
È stato approvato un emendamento del senatore Barelli che considera esente da iva l’attività sportiva.
Questo va bene e ci torneremo in un successivo commento.
Ma in una vena di entusiasmo l’emendamento prevede che anche l’attività svolta fino ad oggi sia esente da IVA.
Attività esente da IVA significa partita iva e adempimenti.
Peccato che la quasi totalità del mondo dello sport la considerava esclusa da iva e quindi senza partita iva e senza adempimenti.
Quindi quando questa norma entrerà in vigore tutto il mondo dello sport, che fino ad oggi aveva operato in esclusione da IVA, si troverà a rischio accertamento.
Io l’ho detto ora a norma non ancora vigente.
Una considerazione non certo banale, coma mai accade al noto legale. Lui stesso, tuttavia, sottolinea la bontà del risultato, ma è la conseguenza che deve allertare.
Per leggere il testo integrale dell’emendamento questo è il link recuperato dal sito della FIN