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Bandiere a mezz’asta per lo sport e il nuoto italiani: si è spento Bubi Dennerlein

Bubi Dennerlein 1932-2022:. Il nuoto piange il CT più storico

L’allenatore che ha segnato un’ epoca è mancato questa mattina: era la colonna storica del nuoto azzurro che allenò, fra gli altri, anche Novella Calligaris

Lo sport nazionale è in lutto per la perdita di una delle figure più rappresentative del nuoto nazionale: Bubi (Costantino) Dennerlein, l’allenatore che dagli anni 60, per tre decenni, ha guidato il nuoto azzurro, si è spento questa mattina a Roma, dove viveva. Avrebbe compiuto novant’anni a dicembre.

Napoletano, fu nuotatore e pallanuotista di altissimo livello con la Canottieri Napoli, condividendo la celebrità del cognome con il fratello Fritz, che allenò e che fu anche bronzo europeo (e quarto alle olimpiadi). Poi Fritz eccelse nella pallanuoto, mentre Bubi fu il faro del nuoto nazionale per oltre cinque lustri, con sette olimpiadi all’attivo. Ebbe il grande merito di guidare Novella Calligaris ai trionfi dei primi anni 70, ma non vanno dimenticati, sotto la sua direzione tecnica, gli ori europei di Giovanni Franceschi ed altre medaglie di pregio, come quella di Giorgio Lalle. Oltre al record europeo di Marcello Guarducci, anche lui allievo del grande coach. Bubi è stato l’allenatore di sei-sette generazioni di nuotatori, fra cui anche quella di chi scrive.

Novella Calligaris è stata la campionessa più affermata e celebre di Bubi Dennerlein

Per me Bubi non era solo l’allenatore della nazionale dove militai negli anni 70-80, ma anche il maestro e il grande amico del mio coach, Gianni Gross. Soprattutto negli ultimi anni di vita di Gianni, Bubi rafforzò con lui un’amicizia fraterna che li portava a trascorrere le vacanze insieme e a condividere momenti importanti delle proprie vite. Ricordo ancora le telefonate di Bubi che mi faceva per sincerarsi delle condizioni di Gianni, quando ormai era evidente che non ce l’avrebbe fatta.

Bubi si distingueva per pacatezza, stile, per competenza, talvolta per rigidità che, per un leader tecnico, è tratto distintivo vincente. Non traccerò un resoconto agiografico di un Maestro del Nuoto che ha cresciuto tantissimi atleti, grandi campioni e gli allenatori che oggi guidano i vertici azzurri. Non ne ha bisogno.

La sua brillante napoletanità si intrecciava ad un senso di disciplina e di dovere che erano il pane quotidiano dell’allenamento: grandi fatica e sacrifici per raggiungere risultati riservati a pochi. Con me non fu tenero quando cedetti alla periartrite alla spalla che mi impedì di raggiungere la consacrazione internazionale che era ad un passo. Per lui era debolezza psicologica, io gli eccepivo che il dolore era invalidante. Purtroppo, allora, la fisioterapia incideva poco efficacemente sul recupero e sei mesi di stop condizionarono il salto qualitativo atteso.

Però Bubi Dennerlein per i talenti aveva fiuto e, a differenza di alcuni suoi successori che tendevano a portarsi l’atleta in ascesa a casa propria, rispettò sempre il rapporto allenatore/campione. I due ori continentali di Franceschi furono a pieno titolo a gestione tecnica Sauro Serretti. Ma il team azzurro, sotto l’egida di Dennerlein, guadagnò ulteriore lustro. Allora, a differenza di oggi, le medaglie erano una rarità, mentre, una finale olimpica, un trionfo. Se nel 2022 siamo abituati a tanti acuti e medaglie mondiali, gran parte del merito è da attribuire a chi costruì le basi del nuoto prima moderno e poi del futuro. E un quarto di secolo di sapiente guida Dennerlein dicono tutto.

Bubi Dennerlein, il primo in piedi a sinistra (al suo fianco, accosciato, Gianni Gross), con la squadra azzurra ad inizio anni 80

Se sottolineo che i miei maestri sono Gross e Serretti, è possibile intuire che io stesso abbia capitalizzato indirettamente gli insegnamenti tecnici, financo dirigenziali, di Bubi.

Bubi Dennerlein, come spesso accade con i grandi dello sport, è stato frettolosamente messo da parte per avvicendamenti ai vertici sportivi e per ragioni di potere politico-federale. Ma per esperienza, equilibrio, intelligenza e visione avrebbe potuto dare ancora tantissimo al nuoto italiano. Della grandezza di cotanto maestro di nuoto ha sicuramente beneficiato il suo allievo più fedele (e capace), Gianni Nagni.

Gianni, mio compagno di nazionale, si è distinto sin dall’inizio della sua carriera di allenatore come professionista preparato, molto amato dai suoi ragazzi, tecnicamente raffinato. Forte del suo talento e avvalendosi del confronto costante con Bubi, è arrivato agli strepitosi successi internazionali raggiunti come allenatore prima e come direttore tecnico oggi. Con l’Aniene di Gianni Nagni e Bubi Dennerlein (senza dimenticare Dario Cortese) i risultati sensazionali sono sotto gli occhi di tutti. E, come mi confidava Gianni Nagni, Bubi ha sempre condiviso con lui il piacere dei successi conseguiti sia individualmente da atleti come Quadarella, Panziera, Pellegrini, sia dalla squadra, la “sua” Aniene, team dominante la scena nazionale da almeno tre lustri.

Bubi Dennerlein e Gianni Nagni al CC Aniene

“Bubi per me è stato come un secondo padre e senza di lui sicuramente la mia vita professionale e sportiva avrebbe preso una piega diversa” ci ha confidato telefonicamente Gianni Nagni. “È stato lui che mi ha allenato prima e mi ha scelto poi nella nidiata di nuovi allenatori da accompagnare verso promettenti carriere della Canottieri Aniene. Un vero maestro, un autentico ed ineguagliabile riferimento del nuoto nazionale, come fu Counsilman per il nuoto americano. Con lui c’era un rapporto profondo, tanto da sentirmi molto legato anche alla sua famiglia: sono un po’ il fratello maggiore delle sue figlie, con le quali, anche in questi ultimi giorni, mi sono sentito spesso”. Possiamo immaginare che per Gianni Nagni la perdita sia ben più dolorosa rispetto ai tanti amici, atleti, colleghi che hanno apprezzato e vissuto al fianco dello storico tecnico di nuoto.

Lo ricorda con parole importanti un altro grandissimo dello sport azzurro, l’oro olimpico della pallanuoto Franco Porzio, oggi presidente dell’Acquachiara e sintesi dell’alto valore sportivo che alcuni grandi campioni partenopei sanno esprimere: lui, come è stato per Bubi e il fratello Fritz.

 “Anche se avevano cognome tedesco sia Bubi che Fritz erano più napoletani dei napoletani. Sono stati artefici delle fortune del Circolo Canottieri Napoli nella pallanuoto che nel nuoto e massimo espressione del club del Molosiglio. La gente, s’identifica, ancora oggi, nelle loro gesta. Ho avuto la fortuna di conoscerli di persona, sono e saranno, per sempre, legati alla storia delle discipline acquatiche italiane. Mi piace ricordarli insieme perché hanno dato tanto allo sport italiano e ne costituiscono, a pieno titolo, un vanto. Mi auguro, e ne sono sicuro, che la FIN possa organizzare una manifestazione che consenta ai giovani di rendere vivo il ricordo di Bubi”.

ph swimbiz – Bubi Dennerlein, in basso a sinistra, con altre glorie del nuoto degli anni 70 in una foto del 2019; da sinistra Garufi, D’Oppido, Ascani, Nistri

Non sappiamo se verranno organizzate manifestazione celebrative adeguate alla grandezza di una personalità che è molto di più del maestro di tutti gli allenatori di nuoto o la luce tecnica di tante generazioni di nuotatori. La sua statura si misura sicuramente dal suo enorme lascito (anche sul piano umano) e da quello che rappresenta e ha rappresentato per tutti coloro che vivono e hanno vissuto lo sport e il nuoto con passione. Lo Sport nazionale, nelle sue persone più autentiche, ne è consapevole: abbiamo perso una bellissima persona espressione di valori alti e di profondità di sentimenti, che la sua grandezza di tecnico e di uomo di sport rendono unici per sempre.

Scritto da Marco Tornatore