di Luigi Angelini, luigiangelini@hotmail.com
Mentre il nostro settore, colpito pesantemente dalla crisi, non trova soluzioni per essere sostenuto e per avere ascolto, il sistema termale insegna che essere uniti è altamente premiante, con ricadute positive in caso di difficoltà e considerazione piena di istituzioni e media.

Indignazione, invidia, rabbia e soprattutto molta, molta frustrazione. Sono i sentimenti che hanno attraversato gli operatori del nostro settore alla notizia che il Decreto “Sostegni bis” ha istituito il cosiddetto “bonus terme”, vale a dire un voucher che permette a qualsiasi cittadino italiano di usufruire di servizi termali a carico dello Stato fino a un valore massimo di 200 Euro ma senza limiti di età né di reddito. Per finanziare il bonus è stato istituito un fondo ad hoc di 53 Milioni di Euro, che rende quindi fruibile questa opportunità da parte di 26 milioni di italiani, oltre il 40% della popolazione totale del Paese.

La profonda frustrazione che ha colpito gli operatori di palestre, piscine e centri sportivi è data dal fatto che da oltre un anno e mezzo diverse Associazioni del settore, in ordine rigorosamente sparso, stanno cercando di ottenere esattamente la stessa misura per incentivare gli italiani ad iscriversi e tentare così di colmare almeno in parte il disastro economico della pandemia. Risultati concreti zero.

LE RAGIONI FONDAMENTALI DEL SUCCESSO DEL SETTORE TERMALE SPIEGANO, DI CONVERSO, LA DISFATTA DEL NOSTRO SETTORE DI FRONTE ALLA STESSA SFIDA
Lasciando da parte i sentimenti più “viscerali” può essere invece opportuno analizzare un po’ più in dettaglio le ragioni fondamentali di questo successo del settore termale. Ragioni che spiegano, di converso, la disfatta del nostro settore di fronte alla stessa sfida.

IL SISTEMA DELLE TERME PARLA CON UNA VOCE UNICA
Tre sono, a mio modo di vedere, i temi fondamentali da prendere in seria considerazione e da mettere al centro del dibattito del nostro settore.
- Il Sistema termale è parte integrante del Sistema Sanitario Nazionale, con il quale collabora da decenni. Già dal 1994 (ben 27 anni!) il Ministero della Salute ha identificato le prestazioni termali a carico dello Stato di cui il cittadino può godere dietro presentazione di ricetta medica. Non basta: ogni anno qualsiasi nostro connazionale ha diritto ad un ciclo di cure termali rimborsate dal SSN. Il Ministero della Salute, attraverso il Decreto Ministeriale del 15 Dicembre 1994, ha elencato in maniera precisa quali sono le patologie che danno accesso a questa opportunità. È evidente quindi che questo profondo legame con le Istituzioni della Salute ha ampiamente favorito il sistema termale nell’ottenere un bonus dedicato alla ripartenza delle strutture, facendo leva sulla necessità di benessere e di salute degli italiani dopo oltre un anno e mezzo di pandemia. Il paradosso è che anche l’esercizio fisico che si svolge in palestre, piscine e strutture sportive viene riconosciuto come farmaco dalla comunità medica e scientifica e da parte del Ministero della Salute. E allo stesso modo è già prevista da tempo la sua prescrizione medica per la prevenzione e il trattamento delle malattie croniche, ma il nostro settore è lontano anni luce dalla collaborazione con il Sistema Sanitario Nazionale e da tutti i vantaggi (di reputazione, di comunicazione ed economici) che ne deriverebbero. Perché questa situazione? Perché il settore per primo non crede nel principio “exercise is medicine!” e non cambia il proprio modello di comunicazione e di business di conseguenza. Quindi restiamo incasellati nel mondo del “cazzeggio” e del tempo libero, quindi, qualcosa di cui l’Italia e gli italiani possono fare a meno senza che sia un grosso problema. In una parola è un problema di Cultura del settore.
- Le terme sono imprese a tutti gli effetti. Le stazioni termali sono gestite da srl o da spa e nella maggioranza dei casi hanno al proprio interno un hotel o un resort anch’esso gestito attraverso una società profit. Questo, agli occhi delle Istituzioni significa imprese, dipendenti, lavoro, fatturato, tasse, IVA e, in ultima analisi, economia. Che c’entra questo? Molto, anzi moltissimo, perché l’essere imprese permette al sistema termale di essere percepito e trattato come un’industria, qualcosa che contribuisce alla crescita sociale ed economica del Paese. È forse un caso che il “bonus terme” venga gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico? Evidentemente non lo è. In più, il settore termale è stato molto efficace nell’associarsi al mondo del turismo altra industria trainante del nostro Paese e può fare leva quindi anche su questo argomento per ottenere dalle istituzioni non solo ascolto ma anche benefici e aiuti. L’obiezione più naturale a questa considerazione è: “ma anche lo sport è turismo. Anzi, la vita attiva è una motivazione al viaggio che pesa sempre di più all’interno dell’industria turistica nazionale”. Obiezione verissima, peccato che la maggior parte degli eventi sportivi che muovono turisti siano organizzate da realtà ufficialmente “no profit” e che, di conseguenza, la percezione del settore continua a essere quella di qualcosa che non incide sulla ricchezza e sul benessere nazionali.
- Il punto più “doloroso” per chi crede nel settore: il sistema delle terme parla con una voce unica. Federterme è l’unica associazione di riferimento della categoria, parla con una voce sola, tratta con le Istituzioni in maniera univoca e coerente. Quello di palestre, piscine e centri sportivi è invece un “coro” stonato e cacofonico in cui ognuno canta la propria nota e alza sempre di più la voce per sovrastare quella degli altri. La totale ininfluenza del settore davanti alle Istituzioni e le batoste prese nel 2020 e nel 2021 parlano chiaro su questo punto. Quello dell’associazionismo è un tema che prima o poi si dovrà affrontare all’interno del settore, se non si vuole che le Associazioni restino ciò che sono oggi: “macchine” da pubbliche relazioni buone solo per chi le guida. So, avendo diversi amici all’interno del sistema termale, che anche in quel mondo esistono litigi, antipatie personali, visioni diverse, lotte di potere e divisioni. Ma alla domanda “Come fate a restare comunque uniti?” più di uno mi ha risposto: “È la paura di tornare indietro di trent’anni e di fare la fine del vostro settore”.
