Questa notte ci ha lasciati una grande persona, stagliatasi per visione e capacità manageriali nel settore nuoto e piscine, insegnando come si dirige con stile e professionalità e si alimenta l’idea di sport in chiave moderna
Ci ha prematuramente e inaspettatamente lasciati un Amico, un gigante della managerialità applicata allo sport, un ineguagliabile appassionato delle discipline natatorie.
Si è spento la scorsa notte Danilo Vucenovich, di fatto un’icona del nuoto lombardo e nazionale.
Aveva 72 anni e da trenta era alla guida del Comitato Regionale Lombardia della FIN.

Con fare sempre affabile – purché leali e corretti, valori per cui si batteva e che lo distinguevano – e alla mano, da sempre è stato un riferimento per tantissimi che frequentano o hanno frequentato l’ambiente delle piscine nazionale.
Danilo Vucenovich, manager di successo nel settore idrocarburi, è stato un professionista un po’ regalato al mondo dell’acqua, pur lui avendo trascorsi pallanuotistici come atleta. Grazie a lui il nostro settore è cresciuto nell’approccio manageriale: è opinione condivisa e diffusa che la sua FIN Lombardia per impostazione, organizzazione, ricavi e numeri fosse una federazione nella Federazione.
Un modello per tutti, anche se alle volte chi ha la forza e la capacità di essere un faro ed una guida, suscita invidie e rivalità: i pochi detrattori sono rimasti ai margini, per la straripante personalità del Presidente e per la sua concretezza di manager capace.
Infatti, la persona e l’amico Danilo è, era e sarà per sempre amato e apprezzato dai più e da coloro che, come lui, hanno a cuore il nuoto e il nostro settore.

Danilo, dirigente sempre attento e competente, aveva attenzioni per le “sue” società affiliate, ma soprattutto per i suoi atleti e per quelli di altre regioni perché il suo trasporto nell’agonismo è sempre prevalso sulle tante priorità che lo assorbivano professionalmente. Instancabile, per anni si è diviso fra l’impegnativo lavoro come dirigente aziendale e quello, da presidente senza orari o soste, per il Comitato Regionale Lombardia.
Fin da quando eravamo atleti lui aveva occhi di riguardo per ognuno di noi, anche se non provenienti dalla sua Lombardia.
È da allora che fra lui e chi scrive è nata un’intesa protrattasi negli anni a seguire. Sempre disponibile ad intervenire ai convegni che organizzavamo, si è prestato a più riprese ad essere intervistato per raccontare sulle pagine di Happy Aquatics & Wellness la sua idea di nuoto, di piscina, di essere manager in un settore ad inclinazione più tecnica che imprenditoriale.

Ha anche deciso di mettersi direttamente in gioco sul piano gestionale, legandosi ai suoi amici Luigi Vescovi e Paolo Tambini, cavalcando l’onda evolutiva di Gestisport, il cui volo splendido ha visto tarpate le ali dalla crisi e dal lockdown pandemici, con un epilogo che la migliore società gestionale nazionale non meritava di certo.
A parere della maggioranza del settore Gestisport era la società più credibile, seria, organizzata e ben strutturata. Così come era il suo Comitato. Reso tale da anni di costruzione, cambiamenti e alta progettualità puntualmente aggiornata, condivisa con la sua fedelissima Elena Martinelli e con il suo amico storico, compagno di tante battaglie e di sfide apparentemente impossibili, Sauro Serretti.
Ora Danilo ha raggiunto la compianta Elena, mentre lascia sicuramente un vuoto incolmabile nel nuoto e fra i suoi tanti amici, su tutti proprio Sauro Serretti.
Dire che Danilo ha scritto pagine importanti e decisive per lo sport e per il nuoto lombardo e nazionale non è retorica, bensì un inconfutabile dato di fatto.
Negli ultimi anni si stava battendo come un leone per vedere coronato il rilancio della Milano natatoria sotto il profilo agonistico e soprattutto impiantistico. Se oggi è esecutivo il progetto del complesso Cardellino che consegnerà a Milano un secondo impianto da 50 metri coperto, oltre a quello della Bocconi, per cui lui tanto aveva tifato, il merito è suo. Così come per altri progetti in divenire.

Ci ha lasciati senza aver potuto vedere realizzato appieno questo suo sogno, ma la certezza della realizzazione del nuovo impianto milanese era per lui già un motivo di soddisfazione, dopo tanti anni di mediazioni, fatiche e ricerca delle risorse finanziarie.
Le nostre poche parole che gli riserviamo non rendono a sufficienza e non fanno onore alla grandezza di Danilo Vucenovich, inarrestabile e appassionato dirigente, capace di dialogare sempre in modo empatico e con il sorriso, qualità molto rara per i dirigenti di successo.
Sono molo fortunati coloro che hanno avuto l’opportunità e il privilegio di conoscerlo per la sua autenticità e per le sue qualità umane: noi siamo fra questi e a Danilo non possiamo che tributare infinita riconoscenza per tutto quanto ha fatto per ognuno di noi e per il settore.