Il quadro generale preoccupa tutti, ancor più le piscine, colpite dal caro bollette, da mancati investimenti nel passato e da sicuri aumenti dei costi fra pandemia e la guerra in Ucraina. Le ipotesi di scenari futuri per il nostro comparto
In questi giorni la Terra trema per una guerra assurda che va intensificandosi. Ma questo cosa c’entra con il mondo dell’acquaticità? Al di là delle motivazioni politiche e di strategia di difesa internazionale su uno scacchiere sempre più complesso a causa dei rapidi cambiamenti economici e finanziari in gioco, ci sono interessi enormi in una materia che rappresenta anche il cuore di vasche e piscine: le fonti energetiche. Chi ne detiene il controllo arroga, direi ovviamente, il potere stradominante su tutto il resto. E l’Italia si trova in balia di questo potere.

A cavallo degli anni ’80 e ’90 l’acquaticità era proiettata a uno sviluppo inaspettato, ma scontato, considerata l’evoluzione socio-economica di quel tempo. Pubblico e privato erano spronati a soddisfare una domanda sempre più grande di impianti per il nuoto ed il benessere. E proprio in quel tempo emergevano realtà imprenditoriali che hanno fatto la storia dell’acquaticità in Italia e non solo. Ma temi come quelli della sostenibilità economica e tantomeno ambientale erano pressochè sconosciuti ai più. L’importante era costruire vasche ed impianti dove la gente potesse soddisfare la voglia di nuotate anche d’inverno e nuove idee di benessere in acqua diventavano patrimonio di architetti ed ingegneri alla ricerca di nuovi spazi professionali e di business.
A cavallo degli anni ’80 e ’90 l’acquaticità era proiettata a uno sviluppo inaspettato, ma scontato, considerata l’evoluzione socio-economica di quel tempo
In quegli anni, tuttavia, andavano a compimento anche gravi errori politici che avevano a che fare con le scelte energetiche. Niente centrali nucleari (per poi comprare l’energia dai Paesi confinanti, con centrali a pochi chilometri di distanza dalla Bel Paese), limitare investimenti nei termovalorizzatori (meglio spedire all’estero i rifiuti anche a caro prezzo per poi acquistare l’energia elettrica, sempre a caro prezzo, proveniente dai termovalorizzatori che utilizzano i nostri rifiuti…!), poche perforazioni per idrocarburi e gas (solo rari casi off shore ed a costo di compromessi storici che si sarebbero riverberati nel tempo) con troppa poca attenzione alle rinnovabili (fotovoltaico, eolico, micro idraulico). Quando molti Paesi europei cercavano soluzioni per la massima autosufficienza energetica, da noi si rincorrevano contratti di acquisto dall’estero dai contorni spesso quantomeno torbidi.
Poi arrivarono nuove norme in materia di prevenzione igienico sanitaria per tutte le vasche e piscine. Dal niente in poco tempo si passava al massimo dei controlli e delle rigidità interpretative di come doveva essere l’acqua dentro una vasca e l’ambiente che la circondava. Questo aspetto, peraltro necessario in una disciplina ancora poco conosciuta (l’igiene nelle piscine), anziché costituire un’opportunità di passaggio ad uno sviluppo sostenibile, seppur faticoso viatico verso la qualità di almeno alcune tipologie di offerta, divenne un problema per i presenti sintomi di difficoltà gestionale di ogni impianto natatorio. Le potenze elettriche assorbite e le quantità di gas erano solo voci di costo per garantire un sufficiente confort nella struttura acquatica: le tariffe erano contenute a confronto dei problemi gestionali relativi a personale, tasse e marketing.
Le potenze elettriche assorbite e le quantità di gas erano solo voci di costo per garantire un sufficiente comfort nella struttura acquatica
E, come sempre, la maggior attenzione era più destinata alle forme che non ai contenuti. La mancanza di una domanda specifica ha causato ben pochi cambiamenti negli sviluppi tecnologici e molti invece quelli relativi al formato. La ricerca di qualità negli ultimi anni di questo secolo si è scontrata con una realtà difficile da superare nel Bel Paese: migliaia di strutture andrebbero quantomeno aggiornate, ma la costante carenza di finanziamenti e le complesse procedure burocratiche ed amministrative hanno dissuaso spesso la capacità di investimento in un comparto comunque interessante sotto molti aspetti (sociali, educativi, sportivi, salutistici e sanitari con relativi interessi economici).
E tutto questo nonostante una costante crescita della domanda.

Ho sotto gli occhi due esempi: Rimini da sempre non ha un impianto pubblico adeguato ai tempi ed il privato fatica a trovare spazi e metodi congruenti con le necessità. Nel pubblico in particolare si succedono gare per la costruzione di un impianto adeguato: gare che in partenza sono viziate da scelte molto discutibili. Con costi a perdere e realizzazioni che non si sa se e quando…A San Marino un grande potenziale impianto (addirittura olimpico) non trova giusta collocazione sul mercato per “motivi geopolitici” (???): con un bacino potenziale di almeno 250 mila abitanti (ed una domanda turistica elevata), la piscina soffre di tuti i mali che si possono immaginare.
E nessuno, in entrambi gli esempi, si preoccupa dei crescenti costi energetici: per entrambi – il primo da realizzare, il secondo da riqualificare-, infatti, manca un concreto business plan. Ma è solo la punta dell’iceberg, perché di queste realtà in Italia ce ne sono a migliaia. La maggior parte.
Negli ultimi due anni è arrivata la pandemia da Covid trovando impreparato il comparto come tutto il resto. Cioè disastro sotto tutti i punti di vista. C’ è stato una specie di sussulto da parte degli “addetti ai lavori”. Rincorsa ai “possibili” ristori, crisi occupazionale, rassegnazione al fatto che l’acquaticità non è nemmeno riconosciuta dai politici come strumento di sviluppo e di prevenzione per la salute. Tra l’altro è emersa una seria difficoltà nel constatare che lo sport è molto diviso da corporativismi, interessi strumentali e mancanza di visione del futuro condivisa da tutti. E le piscine sono le più penalizzate, in quanto centri di costo molto elevato rispetto a tutte le altre attività.

Come se questa calamità non bastasse è arrivato il caro energia. Il cui prezzo non è possibile immaginare subisca ulteriori impennate per la guerra che incide proprio sulle fonti energetiche primarie.
L’acquaticità non è nemmeno riconosciuta dai politici come strumento di sviluppo e di prevenzione per la salute
Si scopre quindi che gli impianti natatori sono molto energivori, ma l’impiego del fotovoltaico è quasi sempre un miraggio (per mille motivi) come difficilmente sostenibile il ricorso a nuove tecnologie nei motori delle pompe per il sollevamento dell’acqua e sistemi di riscaldamento e raffrescamento basati sul contenimento dei consumi. Sui risparmi reali in fase gestionale.
Per non parlare del risparmio idrico: la Cenerentola del sistema. Eppure, il costo dell’acqua è funzione dell’energia necessaria per prelevarla e trasportarla: sarà destinato ad aumentare considerevolmente a meno che una piscina non abbia una fonte di approvvigionamento autonoma).
L’illuminotecnica è spesso ancora basata su sistemi a forte assorbimento e di limitata durata nel tempo.
Persino le gallerie autostradali hanno illuminazione basata su LED di nuova generazione, mentre molte strutture natatorie (prevalentemente pubbliche) presentano enormi padelloni con lampade alogene che consumano e scaldano troppo, ma durano anche poche ore in funzionamento (per fare un esempio siamo a 10-12000 ore contro le 60-80000 ore di durata dei LED) con sommatoria dei costi non comparabili tra le due tecniche.
E l’elenco dei possibili risparmi energetici continua per decine di altre voci.
La crisi energetica, dopo l’invasione russa in territorio ucraino, dimostra la fragilità dei nostri approvvigionamenti energetici. E lo scacchiere geopolitico internazionale si addensa ogni giorno di più di nubi nere che non fanno presagire ora il peggio, ora la speranza di un cessate il fuoco. Chi detiene le risorse primarie può speculare sul loro costo come e quando vuole e nessuno, come dimostrano tristemente gli accadimenti di questi giorni, è in grado di intervenire in modo decisivo. Si sono rotti equilibri già precari ed è fondato paventare che non prevalgano segni di rallentamento dei costi per petrolio, gas, carbone e terre rare. Troppi interessi strategici, pubblici e privati, condizionano il Pianeta e le sue attività. E, una delle più fragili, è proprio quella delle strutture in acqua, in quanto, per antonomasia, troppo energivore.
La crisi energetica, dopo l’invasione russa in territorio ucraino, dimostra la fragilità dei nostri approvvigionamenti energetici
CHE FARE?
Al momento si ipotizzano tre termini temporali, forse possibili.
1) Nel breve termine
Effettuare uno sforzo finanziario straordinario per la manutenzione. Due esempio per tutti: i filtri necessari per il trattamento dell’aria. Sporchi o logorati (da lavaggi o da carente manutenzione) provocano fino al 70% di perdite di rendimento, comportando un aumento della spesa energetica ben superiore al 50%). Analoga condizione per i filtri a sabbia per il trattamento di filtrazione dell’acqua: i controlavaggi necessari spesso non sono in grado di evitare l’accumulo di sostanze indesiderate e dell’effetto “filetti preferenziali” (cioè l’acqua all’interno del contenitore crea vie di fuga concentrate in poche parti del filtro). Il filtro a base di inerti si intasa in molte zone e richiede maggiori pressioni per garantire le portate necessarie ai ricambi in vasca. Quindi maggiori consumi energetici e maggior consumo idrico (aumenta la domanda di controlavaggi).

Organizzare Consorzi d’Acquisto sia per il consumo di gas che di energia elettrica. Più consumatori uniti hanno maggiore potere di trattativa sulla bollette che non la singola realtà. Con risparmi talora anche molto interessanti.
Modificare sostanzialmente i centri di costo per la gestione. Un PLC che provveda ad ottimizzare i consumi costa poche centinaia di euro, ma ne fa risparmiare migliaia. Altri piccoli PLC possono gestire al meglio i consumi di ogni risorsa energetica tramite interventi on/off o limitatori in funzione del reale carico d’utenza interna.
L’acquisto ad esempio dei chimici necessari può essere effettuato direttamente saltando il rivenditore locale attraverso mirate cooperative di consumo.
Sia d’inverno che d’estate molte piscine hanno i dispositivi di trattamento aria che funzionano al massimo per la climatizzazione, ma poi finestre e finestroni vengono tenuti aperti per mille diversi motivi, con relativi consumi energetici che non possiamo più permetterci. Si tratta di cambiare approccio nella gestione e nelle politiche di risparmio, dove la componente tecnologica rappresenta una parte considerevole del problema, ma d’altra parte spesso manca una adeguata capacità di saper adottare i criteri “del buon padre di famiglia”. Tutti aspetti che non vengono trattati in Congressi, Seminari e Corsi di formazione, ma che oggi sono alla base del contenimento dei costi per l’energia.
Si tratta di cambiare approccio nella gestione e nelle politiche di risparmio, dove la componente tecnologica rappresenta una parte considerevole del problema
Nessuno nasce imparato, ma si può apprendere con la dovuta attenzione ed un forte e determinato impegno.
2) Medio termine
Attraverso l’adozione di business plan dedicati e molto realistici, avere il coraggio delle scelte negli investimenti, aumentando l’attenzione per tutto ciò che non si vede, ma che conta ed incide sul costo finale.
Il prezzo dei sistemi fotovoltaici è oggi assolutamente sostenibile. La presenza sul mercato di dispositivi più efficienti consente di poter disporre di potenze elettriche maggiori rispetto anche al recente passato con minori superfici utili e con costi per watt prodotto assolutamente di interesse (ordine di grandezza intorno ai 0,3€/w). La disponibilità di sistemi di accumulo molto potenti e poco costosi fornisce quell’autonomia che fino ad un paio di anni orsono sarebbe stata impensabile.

La tecnologia del comparto sta progredendo, lentamente, ma con soluzioni molto interessanti. I più avanzati dispositivi elettromeccanici, come anche i sistemi di controllo, si basano sulla digitalizzazione più affidabile di sempre, con costi molto contenuti. Toccare per credere! Oggi il buon funzionamento di un intero impianto piscina con due vasche o più da 25 metri può essere controllato, anche nei consumi in tempo reale, tramite uno smartphone, intervenendo con le modifiche necessarie quando il processore indica uno stato critico, in remoto ed in sicurezza. E vale per l’acqua, l’illuminazione e la climatizzazione/ventilazione.
3) Lungo termine
Ci vorranno anni, se non decenni, perché l’Italia recuperi almeno una parte del gap tecnologico in materia di approvvigionamento energetico. E ci vorrà grande saggezza da parte degli Amministratori pubblici per capire che non basta dichiararsi ambientalisti per ottenere il consenso di tutti, per poi affermare che sul territorio di competenza non si realizza nessun impianto per la produzione di energia rinnovabile.
I cambiamenti climatici in atto sono in gran parte dovuti anche ai Signori della guerra: con le fonti energetiche si comprano armi per ostentare la prepotenza non solo economica, ma anche militare, dimenticando poi la salute ed il benessere dei cittadini.
Ci vorranno decenni perché l’Italia recuperi almeno una parte del gap tecnologico in materia di approvvigionamento energetico
E’ vero: il popolo di coloro che si occupano di acquaticità è estremamente limitato per avere voce in capitolo. Ma non dimentichiamo che ha suscitato più scalpore il grido di una ragazzina nordica di 16 anni che non tanti proclami a livello politico e/o d’opinione pubblica.
Infine credo che sia doveroso, sia nel breve che nel lungo periodo, riaffermare il valore dell’acquaticità in termini di prevenzione, di salute e grande opportunità per un sano e sostenibile sviluppo di ogni sistema educativo, sportivo e socio economico. L’acquaticità è una componente fondamentale della nostra cultura: dobbiamo recuperare questo concetto e tradurlo in azioni. Con questa speranza le nubi porterebbero solo preziosa pioggerellina e si aprirebbe un orizzonte azzurro.
Gianni Gurnari gurnari@benaquam.com