Ci vuole un attimo per restare indietro, ma il divario diventa incolmabile se pensiamo che la nostra esperienza sopperisca a qualsiasi cambiamento, che oggi rispetto a ieri si verifica a velocità decuplicata rispetto al passato
Questo articolo è stato pubblicato su HA Pool Construction di giugno, speciale estate
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“Non smettere di imparare: sia tua cura accrescere ciò che sai. Raramente la sapienza è data dalla vecchiaia.” Catone il Censore
Arrivati ad una “certa età”, lo dico per esperienza, si comincia a prendere fiducia nelle proprie capacità e nel proprio sapere, complice la lunga esperienza. L’esperienza è una delle poche cose positive dell’invecchiare: è un grande dono, è qualcosa che nessuno può costruirsi se non vivendo, e va conservata con grande cura e trattata con grande rispetto.

Ma, e c’è sempre un “ma” in ogni aspetto positivo, è anche un grande limite. Ci porta all’illusione di non aver più niente da imparare, alla falsa convinzione di poter mettere finalmente a frutto gli sforzi di una vita, senza aver altro di cui preoccuparsi.
E, così, si diventa vecchi.
Perché il mondo non si cura di noi e va avanti. A tutti noi che stiamo invecchiando, a tutti gli uomini del presente e del passato, a partire dai primi scritti ritrovati, il mondo pare andare nella direzione sbagliata, peggiore di quando eravamo giovani, naturalmente, ma non è così: siamo noi che andiamo nella direzione sbagliata. Ci stiamo incamminando su un binario morto, per evitare che il nostro procedere lentamente ostacoli l’avanzata dei più giovani e forti.
“Avanti” non è una direzione sbagliata, è avanti, che è la direzione opposta ad “indietro”, dove sei rimasto tu
La ragione è che, a un certo punto, smettiamo di imparare. Smettiamo di essere curiosi, di cercare di comprendere, di apprendere cose nuove, e non ci meravigliamo più. Smettiamo di essere umili, di sentirci una parte infinitesima dell’Universo, e pensiamo di esserci, finalmente, guadagnati il nostro posto nel mondo.
Così, smettiamo di ascoltare la musica contemporanea (perché la nostra, vuoi mettere, com’era più bella?) e continuiamo ad ascoltare la musica di trenta o quarant’anni fa, con gli stessi dispositivi di allora. E, cosa peggiore di tutte, anche nel lavoro smettiamo di imparare, pensando che sia nostro diritto la pretesa di insegnare solamente.
Sono quarant’anni che faccio piscine, e vuoi venire a dire a me cosa devo fare? Appunto.
Certo che sì! Perché tu hai una infinita esperienza di quello che si faceva quarant’anni fa, e dovresti invece guardare me, e cercare di imparare anche una cosa che ti sembra stupida, assurda, inutile, fatta male, troppo economica, ma ti sembra così solamente perché il mondo va avanti e tu…tu no. E non è vero che il mondo va avanti nella direzione sbagliata, come appare a tutti noi che giovani non siamo più da un po’. “Avanti” non è una direzione sbagliata, è avanti, che è la direzione opposta ad “indietro”, dove sei rimasto tu.

Va anche detto, ad onor del vero, che l’avanzata della tecnologia ha cambiato radicalmente la velocità con la quale le cose si evolvono, costringendoci ad un aggiornamento continuo, che spesso ci risulta del tutto impossibile. Rispetto a solo vent’anni fa, la maggior parte dei “mestieri” si è talmente specializzata che tutto ciò che sapevamo fare, che abbiamo appreso con tanta fatica, non serve di fatto più a niente o quasi. Quando io ho fondato Professione Acqua vent’anni fa ho imparato e realizzato il sito internet da sola. Oggi ho la necessità di un programmatore, di un grafico, di un esperto di comunicazione social e di un esperto di marketing. E risparmio il copy-writer solo perché so ancora scrivere decentemente. Se mi fossi intestardita a mettere a frutto la mia esperienza, credo che il sito di Professione Acqua sarebbe praticamente inutile.
Questo però è l’errore che fanno molti imprenditori quando non lasciano spazio, o non danno credito, ai loro giovani successori. È certamente sconfortante vedere come ciò che noi abbiamo fatto ed imparato per una vita è diventato pressochè inutile, ma è così e dobbiamo prenderne atto. Il mondo cambia, e va veloce. Nessuno di noi è in grado di tenere testa alla sua corsa, giovane o vecchio che sia, per questo è fondamentale imparare a passare il testimone: non possiamo farcela da soli, dobbiamo dividere lo sforzo e fidarci di quello che arriva. Quando si passa il testimone in una staffetta, non si guida il nostro successore, ci si fida dell’allenamento che ha ricevuto.
È assolutamente corretto che i giovani abbiano rispetto per gli anziani, e a me sembra che ce l’abbiano. Ma i giovani dovrebbero suscitare negli anziani un sentimento che vedo troppo raramente: la meraviglia. I giovani sono il miracolo della vita che prosegue, e sono la nostra forza. Trattiamoli con il rispetto che meritano, e impariamo da loro, impariamo con loro. Non pretendiamo solo di insegnare, ma facciamo soprattutto in modo di imparare. Un giovane, indipendentemente da ciò che sa, ha qualcosa di insostituibile da insegnarci, ci può dare il suo punto di vista, cioè, letteralmente, il punto dal quale guarda, che non è più il nostro. Senza quello sguardo, il mondo che vediamo non è quello vero.
