Un’indagine di Morgan Stanley mette in allarme il nostro settore che sembra in progressiva lenta ripresa, ma con incertezze dovute ad inflazione e potere d’acquisto ridotto della popolazione
Il clima di incertezza, l’inflazione, le difficoltà economiche crescenti delle famiglie, nonché la caduta di un governo che in Italia determina ulteriori incognite su stabilità, finanziamenti attesi e quadro internazionale, condizionano le scelte di spesa del cittadino medio.
Se è vero che in Europa prevale la tendenza a ridurre l’abitudine ad andare al ristorante o al bar, è inevitabile che anche le piscine e le palestre subiscano il contraccolpo di un taglio delle spese per lo sport da parte della clientela. Insomma, come conferma la recente indagine dell’Osservatorio Wbox, gli operatori, consapevoli del quadro molto sfavorevole in cui ci stiamo muovendo, preconizzano una ripresa e un rilancio di fitness e piscine a 2023 inoltrato, ma, più probabilmente, al 2024.

Una conferma viene da un articolo pubblicato da un sondaggio Morgan Stanley, secondo cui, in Europa, chi va in palestra, causa crescenti difficoltà, sospenderà questa sana abitudine nel prossimo semestre. L’indagine rivela infatti che il 26% degli iscritti in palestra, a causa della crisi, sta considerando di rinunciare o di ridurre la propria spesa. Questa indagine è stata fatta in UK, Germania, Francia, Spagna, e Italia, paesi che pesano nell’economia del fitness e dello sport continentali in generale. Già il 18% nell’ultimo mese ha rinunciato ad andare nel proprio club, ma invero a giugno, con la stagione estiva, questo trend, magari in misura più contenuta, non è proprio un fatto inedito. Il pessimismo fra gli europei è dilagante, con l’inflazione che viene avvertita come un problema molto serio che induce a risparmiare. Un fenomeno forse destinato ad accentuarsi se non ci sarà un allentamento della morsa della crisi.

Questo comportamento del consumatore medio, potrebbe riverberarsi in negativo anche per gli eventi sportivi, con perdite stimate fino al 38% delle entrate.
Come accennato, se alcuni hanno già tagliato le spese per ristoranti e bar, sembra che altri settori penalizzati saranno viaggi e turismo (-40%). Su questo incide pure la riduzione degli spostamenti in auto per il caro carburante, mentre un -36% è previsto per il settore abbigliamento. Quindi il -28% per le palestre sembra un dato quasi accettabile, rispetto alle previsioni di tagli per altri settori.
Tutto è conseguenza della perdita di potere d’acquisto della famiglia media che fatica da tempo a chiudere il mese con i salari percepiti.

Il sentimento diffuso è che questa situazione difficile peggiorerà nei prossimi mesi, con un pessimismo diffuso che vede UK più negativo rispetto ad altri paesi.
Ma non sono indenni nemmeno gli USA, che danno un segnale di taglio di spese anche da parte delle categorie più agiate, le quali, per prime, tendono a ridurre le spese per ristornati e pub.
Insomma, l’effetto domino è in atto e alcuni analisti ritengono che anche nel settore food si ridurrà la spesa media, optando per scelte più economiche, con crescita delle vendite dei white label a discapito dei brand più blasonati.
In conclusione, questa indagine non traccia un quadro positivo nel breve-medio periodo, con il settore palestre che subirà una possibile ulteriore contrazione, tuttavia più ridotta rispetto ad altri settori. Se non fosse che veniamo da 30 mesi di sofferenza, l’indicazione potrebbe essere tollerabile, ma la pesante crisi che ci lasciamo alle spalle non dovrebbe contemplare ulteriori difficoltà da affrontare, mentre le insidie annunciate saranno ancora diverse.
