Fra il detto e il non detto c’è un certo squilibrio: si esagera con alcuni argomenti (oggi sulla riforma tutti si pronunciano, sovente anche in modo improprio) e se ne trascurano altri che sarebbero comunque fondamentali
Questo articolo è stato pubblicato su HA Wellbeing di maggio-giugno
redazione@wbox.it
A RiminiWellness (1-4 giugno) è quasi prevalsa la parte riservata a sessioni convegnistiche, seminari e workshop rispetto a quella espositiva. La rassegna riminese si è chiusa confermando che il settore fitness è in decisa ripresa, mettendo tuttavia in evidenza alcune incongruenze e la necessità di rivedere schemi che oggi sono decisamente superati. Nella quattro giorni fieristica (4 giorni! Per il B2B ne basterebbero la metà, come insegnano eventi di successo: Piscina22, Convegno d’Autunno, Elevate a Londra, ForumClub) c’è stata una somma di appuntamenti nelle sale congressuali forse eccessiva, tanto che in certi orari, argomenti e speaker pur interessantissimi, sono stati seguiti da pochi partecipanti. Vanno demarcati, o meglio, arginati, la parte di contenuto e il tempo che la prima deve occupare rispetto alla priorità espositiva di una fiera.

Nei vari consessi ha ovviamente dominato la serie di interventi dedicati alla riforma e al sistema, ma anche in questo caso forse è ora di dire basta alla sfilata di figure istituzionali che dicono poco, per dare più spazio ad esperti e professionisti che entrano nel merito della questione e guidano nell’interpretazione di norme, processi e prospettive del settore e del mercato. Si tace troppo invece su altre questioni che sarebbero comunque fondamentali per crescere ed evolvere e a questo si richiama l’articolo che segue. Non nascondiamo che osservare e giudicare è ben più facile che progettare e fare: la nostra è una considerazione costruttiva e, non solo rispettiamo ed apprezziamo chi organizza, promuove e propone, ma siamo riconoscenti, auspicando tuttavia che ci sia anche un po’ di ascolto a quanto viene da noi riportato, dal momento che è la sintesi del sentimento diffuso degli operatori rilanciato attraverso il nostro “megafono”.
È paradossale, ma dopo aver reclamato e atteso per decenni un impianto normativo che regoli il comparto sportivo, ad un mese dall’entrata in vigore, c’è chi vorrebbe una proroga (l’ennesima!), chi rivedere le parti onerose per le ASD e SSD, chi pensa che il no profit sia il paradiso da non toccare. Si dimentica che dietro a certi equivoci, ritardi cronici ventennali, interpretazioni arbitrarie delle autorità e di comodo di alcuni operatori, ci sono una categoria professionale e di lavoratori da tutelare e un comparto, con le sue entità e attori, da elevare a quella dignità di valore sociale e sanitario e a quella dimensione economica, negate da sempre, relegandolo a “tempo libero”, tendenzialmente non essenziale.
La riforma dello sport è fondamentale per il futuro del settore e per dare dignità e tutele ai lavoratori sportivi
In una fase di netta ripresa, per alcuni euforica, per altri, colpevolmente incapaci di cambiare, ancora lontana dal profilarsi, assistiamo al ritorno numericamente rilevante della clientela in palestra e in piscina, con un’economia sportiva per molti versi migliore del pre-covid. In aggiunta prevale la consapevolezza diffusa che l’esercizio fisico fa bene a tutti per essere più sani e più longevi. In questa situazione, contare su un quadro normativo chiaro e aggiornato è un vero toccasana.
L’ultimo miglio porterà alcune correzioni, ma non un posticipo del nuovo corso legislativo che riguarda lo sport.

Tuttavia, se di questo si parla, poco si dice circa la crescita imprenditoriale. Servono managerialità e visione fondamentali per un’evoluzione delle società sportive che rispondano alle aspettative e alle richieste di chi già è motoriamente attivo, ma anche di chi intende sfilarsi dall’esercito dei sedentari.
Si è parlato poco di siccità e le piogge recenti, fin disastrosamente eccessive (un sentito pensiero solidale a tutta la popolazione dell’Emilia Romagna), hanno aiutato ad accantonare il problema: ma è una questione che andrà affrontata perché la crisi climatica non perdona. Sta per partire la stagione estiva, e nessuno parla da mesi o ha avviato campagne di sensibilizzazione anti annegamento: sbalorditivo per un Paese con 8.300 chilometri di coste.
Ce lo insegna lo sport: il successo è di chi ha merito, coraggio e capacità. Benvenga la Riforma dello Sport
Tornando alla Riforma, di cui si parla fin troppo, ricordiamo che una parte di palestre e piscine si arrabatta, sopravvivendo a stento. Sono realtà affini per stile, pochezza, ripetitività di offerta e soluzioni datate. Se sono queste che devono soffrire o scomparire per la riforma dello sport, forse non è un male, bensì un bene per un settore che deve crescere premiando i più bravi e penalizzando i peggiori. Ce lo insegna lo sport: il successo è di chi ha merito, coraggio e capacità. Benvenga la Riforma dello Sport.
