Mentre diverse piscine italiane reggono l’impatto molto negativo dei costi energetici, i transalpini affrontano il problema secondo un programma meglio pianificato, senza rallentare l’apertura di nuovi impianti
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
Pensare che a gennaio sarebbe stato più freddo dell’autunno mite e che i costi energetici sarebbero saliti potremmo considerarla un’ovvietà. Fra l’altro l’avvio dell’anno è all’insegna di temperature straordinariamente calde rispetto alle medie del passato.
Tuttavia, diverse piscine nazionali, a gestione privata o pubblica, apparentemente non erano preparate all’inverno, optando così per chiusure durante le festività (il danno di chi gestisce e per la cittadinanza è minore e contenuto e, in questa fase storica, è una scelta talvolta opportuna) o per le serrande abbassate nei mesi più freddi, con ricadute pesanti per chi gestisce, per chi lavora negli impianti chiusi per più mesi, per cittadini e clientela; queste ultime categorie ripiegano sui diversi impianti aperti, determinando un precedente poco favorevole al ritorno nella piscina di sempre, malinconicamente resa inaccessibile.

Colpisce che diversi privati reggano l’impatto di questa criticità rilevante, mentre le piscine pubbliche gestite da privati segnino il passo: fenomenali i primi e poco avveduti i secondi? Sicuramente fra coloro che chiudono ci sono anche ragioni di confronto acceso e aperto con il titolare dell’impianto, in genere la municipalità restia a dare sostegno a chi ne avrebbe bisogno per proseguire nel servizio da offrire alla collettività. Ma diversi, nonostante aiuti e dialogo con il proprio comune, tengono chiuso per scelte dettate da una capacità discutibile o per aver accettato, nell’affidamento dell’impianto, condizioni poco sostenibili, ancor più in una fase di emergenza come quella degli ultimi tre anni, peggiorata gravemente dal caro bollette.

Se sono molte le piscine private che, senza disporre di impianti moderni e poco energivori – tanto più di aiuti di terzi, tengono aperto con liste d’attesa grazie alla diaspora di clientela che arriva da impianti comunali improvvidamente chiusi, è segno che la chiusura per loro non è la soluzione ideale. Anche perché chiudere per tre-quattro mesi significa perdere buona parte del personale, che, non potendo lavorare, emigra in altri settori, non provvisoriamente ma per sempre. E questo, forse, è il danno peggiore. Ma anche indurre la propria clientela abituale a rivolgersi ad altre piscine aperte non è molto premiante per il futuro della gestione della piscina provvisoriamente chiusa: tanti di questi clienti non torneranno anche perché chi tiene aperto oggi tendenzialmente sa offrire servizi di ottima qualità che non sempre sono assicurati da alcuni impianti acquatici (diversi sono fra quelli che hanno chiuso per fronteggiare la crisi).
D’altronde le iscrizioni alle piscine hanno registrato nella stagione in corso numeri elevati, per alcuni migliori rispetto al 2019. L’effetto medaglie del nuoto azzurro e il desiderio di tornare a praticare l’attività in piscina hanno spinto verso l’alto le iscrizioni.
Certo, questi numeri probabilmente non possono compensare il costo eccessivo delle bollette che a gennaio si prevede aumenterà di un ulteriore 23,3% (anche se i media, dopo questa indicazione negativa del 4 gennaio, il giorno successivo hanno strombazzato che il costo del gas sta crollando a 64 euro a megawattora, per cui entro fine gennaio le bollette potrebbero ridursi fino al 30%: valida questa previsione o quella di aumento del 23% e più?)
Intervistando il responsabile di uno dei migliori centri acquatici capitolini, abbiamo raccolto la confidenza secondo cui loro non chiuderanno per le ragioni sopra evidenziate, ma a misurare il danno determinato dal caro bollette, nessun alto numero di iscrizioni avrebbe mai potuto bilanciare costi tanto elevati.

In Italia di sicuro è mancata una politica organica coordinata a livello nazionale e locale, come invece non sta avvenendo nella vicina Francia. In altro articolo segnalavamo che in UK erano a rischio chiusura 200 piscine e Swim England stava raccogliendo firme perché a livello governativo fosse previsto un intervento per scongiurare questa possibilità ritenuta una sciagura non tanto per chi nuota agonisticamente, ma per la popolazione, in particolare quella in età scolare.
In Danimarca, terra decisamente più fredda di quella italiana, abbiamo documentato un’iniziativa locale, poi mutuata da altre realtà, dove le società di nuoto e scuola nuoto hanno cercato un dialogo per evitare che l’incompetenza dei politici locali portasse alla chiusura della piscina, ancorchè per tre mesi.
In un altro servizio sulle piscine francesi, evidenziavamo che il più grande gestore d’Oltralpe, Vert Marine, aveva chiuso 30 dei suoi 90 impianti per un’azione dimostrativa contro le municipalità poco disponibili a trovare un accordo sulla condivisione dei rincari; di fatto, Vert Marine ha proceduto tenendo aperte le proprie piscine, anzi, aprendone di nuove e di primissimo ordine, molto ecosostenibili e decisamente meno energivore.

In questa sede diamo spazio ad un nuovo contributo recuperato da Centres Aquatiques i cui articoli vengono anche pubblicati online sul portale placedupro.com: possiamo capire che le scelte francesi per il risparmio energetico non sono assolutamente diverse dalle nostre. Con una grande differenza: l’87% delle piscine francesi è gestito dalle municipalità, sovente secondo un piano territoriale di Agglomeration (bacini di cittadini spesso superiori a mezzo milione). In Italia la stessa percentuale riguarda invece le piscine pubbliche gestite privatamente, con difficoltà assai superiori nel dialogo con le amministrazioni locali: reputano troppo spesso che costi e responsabilità vadano tutte caricate sulle spalle del gestore privato. Un danno incalcolabile per tutti…

SOLUZIONI PER IL RISPARMIO ENERGETICO NELLE PISCINE PUBBLICHE FRANCESI
Per evitare la chiusura di un centro acquatico ci sono diverse soluzioni da preferire, sia sulla parte gestionale che su quella tecnica
Nella nostra rivista di novembre-dicembre, diversi delegati hanno menzionato la crisi energetica che colpisce le piscine pubbliche e le soluzioni a breve e medio termine. Oltre alle riduzioni di temperatura (acqua nelle piscine e aria all’interno dell’edificio), all’adeguamento degli orari o alla chiusura parziale degli spazi energivori, esistono altre soluzioni meno impattanti sugli utenti e altrettanto efficaci ( scopri di più).

Durante la tavola rotonda online Piscine de Demain del 16 dicembre, Dominique Pavy di GRDF, gestore della rete di distribuzione del gas naturale e consulente per le soluzioni energetiche, individuate collaborando con un ufficio di progettazione: sono infatti diverse le strade da considerare per i gestori di piscine.
INDICAZIONI PER LA GESTIONE
Tra gli spunti di riflessione, Dominique Pavy ha proposto la creazione di una modalità ridotta in vacanza, ad esempio riducendo la temperatura dell’aria (garantendo una temperatura confortevole dell’acqua) e la velocità di diffusione della stessa. Ciò consentirebbe di risparmiare tra il 3 e il 4% del consumo complessivo.
Può essere interessante anche impostare una gestione tecnica del complesso acquatico con un’analisi quotidiana e un’azione sui parametri (risparmio tra il 10 e il 20% dei consumi complessivi).

Inoltre, le altre vie gestionali riguardano l’adeguamento e il monitoraggio dei consumi delle vasche lavapiedi, l’effettuazione di un unico cambio annuo dell’acqua (risparmio del 3% del consumo complessivo), l’obbligo di installazione della cuffia – in Francia non è obbligatoria come in Italian.d. wbox– e della doccia obbligatoria, la programmazione sull’intrattenimento o anche la scelta di piscine balneoterapiche piuttosto che termali.
SOLUZIONI TECNICHE
Naturalmente, diverse opzioni tecniche facilitano l’ottimizzazione energetica di uno stabilimento acquatico.
L’installazione di pompe a portata variabile genererebbe guadagni tra il 10%e il 20% del consumo complessivo (solo sulla filtrazione a sabbia).
Installando una caldaia a condensazione e uno scambiatore a bassa temperatura si risparmierebbe l’8% sui consumi complessivi. Allo stesso modo, l’implementazione di una copertura termica sulle piscine esterne ridurrebbe il consumo delle vasche outdoor – in Francia sovente accessibili anche d’inverno n.d. wbox- di questa piscina dal 20% al 30%.
Infine, possiamo citare anche l’installazione di decloraminatori UV per ridurre il consumo di acqua per bagnante, illuminazione a LED, protezioni isolanti sugli scambiatori della piscina, pannelli solari, ecc.
Molte strade da esplorare per i gestori al fine di ottimizzare il consumo energetico del proprio stabilimento e offrire la continuità del servizio pubblico essenziale alla popolazione. Diverse aziende sono a disposizione di ogni piscina e di chi le gestisce.

La conclusione dell’articolo indica come in Francia il comparto sappia lavorare in network (La Piscine de Demain è un modello di rete che avvicina le piscine alle aziende della filiera/fornitrici): in Italia parlare di rete e di relazioni costanti fra attori del settore è strada molto complicata…
Fonte articolo: placedupro.com
Testo originale articolo https://www.placedupro.com/articles/1825/les-solutions-pour-les-economies-denergie-en-piscine-publique