Il presidente di ANIF, che da mesi si batte sul fronte istituzionale per difendere i centri sportivi, dopo la recente approvazione della riforma dello sport e in piena crisi energetica, esprime le sue opinioni alla vigilia del Convegno ANIF del 4 novembre
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
Da oltre vent’anni alla guida di ANIF Eurowellness, non è certo per caso che Giampaolo Duregon mantenga saldamente la guida dell’associazione più storica e rappresentativa del settore. Eccellente campione di canoa, ha fatto della sua passione sportiva giovanile la sua ragione di vita professionale, prima come grande imprenditore e manager alla guida di uno dei gruppi più importanti nel panorama nazionale. Poi come presidente di ANIF, da sempre in prima linea per tutelare i propri soci, ma senza lesinare attenzioni e impegno per il settore tutto. Un vero riferimento dell’Italia sportiva: quell’Italia che fa impresa attraverso la gestione di impianti, che promuove lo sport di base e di vertice e come stile di vita, che offre un servizio insostituibile per la salute e la prevenzione dei cittadini e che chiede dialogo e ascolto ai vertici politici e istituzionali.

Risponde alle nostre domande ad una settimana dall’importante Convegno Nazionale di ANIF sulla Riforma dello Sport, che si terrà a ForumClub venerdì 4 novembre alle ore 11.30. Anche in questo ANIF si differenzia: una delle tante buone ragioni per affiliarsi.
Presidente, che significato ha per lei l’approvazione della riforma dello sport e perché dobbiamo accogliere questo risultato come positivo, nonostante qualche aspetto non convincente, soprattutto per le difficoltà attuali ed in prospettiva delle società di gestione e sportive in generale?
Il risultato ottenuto recentemente con l’approvazione finale del decreto correttivo rappresenta un esempio significativo di proficua interlocuzione tra associazionismo e politica. Le forze parlamentari di tutti gli schieramenti si sono dimostrate sensibili alle istanze di un comparto troppo spesso sottovalutato. Il lavoro svolto da ANIF con il Dipartimento per lo sport e con il Ministero del lavoro, unitamente alla Conferenza Stato Regioni ed il Parlamento consente ai sodalizi sportivi di poter usufruire di un testo normativo sicuramente incompleto ma comunque in grado di contemperare le esigenze di tutela del lavoro dei lavoratori dello sport con la stabilità e la sostenibilità del sistema sportivo dilettantistico.

I punti che ritiene più significativi di questa riforma e in cosa, se c’è, sarà opportuno chiedere qualche miglioramento?
Tra i punti maggiormente significativi del decreto correttivo del decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 36 – recante riordino e riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici nonché di lavoro sportivo- troviamo sicuramente una serie di tutele assistenziali e previdenziali prima inesistenti. In particolare, l’individuazione di tre fasce: entro 5.000 euro annui non si avranno né ritenute fiscali né previdenziali; tra i 5.000 e i 15.000 euro, invece, saranno applicate solo quelle previdenziali; sopra i 15.000 euro si avrà il regime ordinario (applicate le ritenute previdenziali e fiscali).
Tra i punti maggiormente significativi figurano sicuramente le tutele assistenziali e previdenziali
Infine, in merito al trattamento pensionistico il correttivo approvato prevede un dimezzamento dei contributi fino al 31 dicembre 2027 nei limiti del 50 per cento delle ritenute previdenziali già ridotte dal 33% al 25%. . Per quanto concerne invece le misure da dover necessariamente modificare, il testo approvato stabilisce che il rapporto di lavoro si intenderà come lavoro autonomo quando la durata delle prestazioni non supererà le 18 ore settimanali. Come già fatto in sede emendativa, chiederemo – in occasione dei prossimi provvedimenti, di poter aumentare la soglia delle 18 ore.

Da leader di ANIF ed imprenditore del settore, come vive la crisi energetica attuale e che idea si sta facendo per fronteggiare i costi energetici che peseranno oltremodo nei mesi freddi?
Indubbiamente il caro energia sta influendo in modo significativo sulla gestione dei centri sportivi, già gravemente danneggiati dai precedenti anni di pandemia Covid19. I crediti di imposta, unitamente ai contributi a fondo perduto erogati dal Dipartimento per lo sport aiutano senza dubbio, ma siamo ancor molto lontani dal poter dire di aver superato la fase critica, anche in previsione di un inverno rigido e di una scarsa possibilità di un rallentamento del conflitto tra Russia e Ucraina. Ci auguriamo che il nuovo esecutivo, appena insediatosi (bene che sia stato previsto anche il Ministro dello Sport, nella persona di Andrea Abodi), prosegua su questo percorso già avviato e che vengano assunte tutte le azioni diplomatiche, istituzionali, economiche ed infrastrutturali necessarie per risolvere il conflitto e, conseguentemente, l’incremento dei costi di energia e gas. Certo è che se le varie soluzioni politiche non troveranno una soluzione rapidamente, occorrerà come già successo con la pandemia, provvedere a finanziare almeno il surplus economico che ha raggiunto limiti insostenibili, per qualsiasi attività.
Siamo ancora molto lontani dal poter dire di aver superato la fase critica
Lei ha impianti dotati di grandi piscine, energivore per definizione: ipotizzate di chiudere le vasche e di proseguire con le altre attività o confida di poter reggere e non privare i suoi clienti della parte acquatica?
Confidiamo di poter reggere e di proseguire con la regolare programmazione sportiva stagionale auspicando in un calo dei costi energetici e del gas e di nuovi interventi mirati da parte del nuovo esecutivo, per ristorare i gestori. Chiudere le vasche e le piscine significherebbe vanificare anni di duro lavoro, investimenti e programmazione al servizio di utenti e praticanti. Ricordo che rispetto al 2019 siamo al 100% dei rincari; parliamo ormai di cifre insostenibili. E significa soprattutto negare agli svariati milioni di bambini e giovani di essere avviati allo sport.

Chiudere centri sportivi o piscine significa perdita di lavoro per chi ci ha investito e per decine di migliaia di lavoratori. Senza dimenticare il danno per le nuove generazioni e per la collettività. Ne è consapevole la politica e come ritiene possa essere meglio sensibilizzata?
Ricordiamo che l’intero comparto – composto da circa 100 mila Centri Sportivi italiani, 1 milione di lavoratori e 20 milioni di frequentatori – espleta un importante ruolo sociale in quanto un costante e corretto esercizio fisico produce evidenti effetti benefici sulla salute, perché consente di prevenire l’insorgenza delle maggiori malattie croniche, tra le quali cardiopatie, patologie respiratorie, diabete.
Chiudere le vasche e le piscine significherebbe vanificare anni di duro lavoro, investimenti e programmazione al servizio di utenti e praticanti
Una regolare attività fisica, infatti, aiuta a diminuire il rischio di patologie e ha effetti positivi sulla salute psichica della persona. Tali benefici hanno, inoltre, positive ricadute sulla società nel suo complesso, in quanto consentono importanti risparmi sulla spesa sanitaria. Inoltre, l’intero settore è assolutamente strategico per lo sport agonistico; avvia allo sport 5 milioni di giovani educandoli ad uno stile di vita sano e “produce”, da questi giovani, i campioni del domani delle Olimpiadi e dei Mondiali. Senza dimenticare l’importante contributo che il comparto assolve in termini di occupazione, garantendo un posto di lavoro a circa 1 milione di cittadini.
Come ANIF abbiamo sollecitato le istituzioni affinché venissero adottate misure a sostegno dei sodalizi sportivi italiani: il Dipartimento per lo sport ha già elargito rispettivamente 43 e 57 milioni di euro di aiuti per piscine (due provvedimenti) e per palestre. L’ultimo decreto aiuti ter, che dovrà essere convertito in legge dal prossimo governo, prevede altri 50 milioni per il comparto.
Come ANIF abbiamo sollecitato le istituzioni affinché venissero adottate misure a sostegno dei sodalizi sportivi italiani
Siamo consapevoli del fatto che le misure adottate non siano assolutamente sufficienti; ANIF presiederà le sedi opportune per ottenere misure di sostegno sperando di uscire presto dalla morsa del caro energia.

L’inflazione e i rincari generali impongono aumenti tariffari salvo eccezioni che pochi imprenditori e titolari possono permettersi: come reagiranno i clienti di palestre e piscine il cui potere d’acquisto è andato riducendosi nel corso di questi 32 mesi di crisi?
Gli utenti sportivi, i frequentatori dei nostri centri sono sicuramente una categoria decisamente spinta da un sentimento di forte passione per la pratica sportiva unita ad un quotidiano bisogno di sentirsi bene.
Dobbiamo dimostrare di saper stare al passo con i tempi: intendo pagamenti rateizzati, ricerca di nuovi sponsor e promozione di nuovi sport e discipline
Qualora dovessero peggiorare le condizioni economiche dovute a questo momento di dura contingenza, i clienti sceglieranno se ridurre le spese destinate ad altri settori. Allo stesso tempo troveranno i metodi per alimentare le proprie passioni. Questo momento storico segnerà anche una svolta epocale per il settore; sarà infatti l’occasione per misurarsi con la propria resilienza e dimostrare di saper stare al passo con i tempi: intendo pagamenti rateizzati, ricerca di nuovi sponsor e promozione di nuovi sport e discipline. Poiché questo settore è nel percepito comune costoso, ma nella realtà, comparativamente ad altri settori, decisamente meno dispendioso, secondo me risentirà meno della eventuale perdita di iscritti a causa degli aumenti perché è attualmente sottostimato. Spendere infatti mediamente 60 euro al mese per andare, quotidianamente, in un centro sportivo è nella realtà un costo decisamente affrontabile.

In diversi paesi europei il fitness è ripartito molto bene: in Italia forse il ritorno alle palestre è un po’ più lento ma in crescita, mentre sono tante le piscine che stanno registrando un eccellente numero di iscrizioni, forse anche per l’effetto medaglie del nuoto azzurro. Quando prevede ci sarà un ritorno pieno ai livelli pre covid e cosa suggerisce agli operatori per fronteggiare le ulteriori difficoltà del periodo?
Non condivido pienamente la lettura circa il ritorno alle palestre. La situazione attuale in Italia ci dice che i centri sportivi polivalenti (con almeno palestre e piscine) stanno registrando picchi di crescita rispetto al 2019. I centri sportivi di solo fitness invece, da un inizio 2022, anno in cui i numeri si erano collocati al 30% in meno rispetto al 2019, sono ora ad un passo dal raggiungere il 2019.
Infatti, in Italia stiamo registrando un numero sempre crescente di rientri nei centri sportivi: nel resto d’Europa si verifica, da sempre, una maggiore propensione allo svolgimento di attività sportive outdoor, o a distanza.
La situazione attuale in Italia ci dice che i centri sportivi polivalenti (con almeno palestre e piscine) stanno registrando picchi di crescita rispetto al 2019
Nel nostro Paese i consumatori sono fortemente radicati nella struttura all’interno della quale si svolge attività fisica, sinonimo di grande fidelizzazione e di necessità alla socializzazione. Il 20 settembre 2022 la Commissione Europea ha pubblicato il 5° Eurobarometro sullo Sport e l’attività fisica; il report afferma che le iscrizioni ai club sono aumentate dell’1% rispetto al 2017 e che il 13% degli europei che svolge attività fisica dichiara di farlo in un centro benessere o fitness. Non sono di certo risultati eclatanti, ma di sicuro la continua promozione dello sport e dell’attività fisica, e dei relativi vantaggi, incoraggeranno le persone a praticare esercizio fisico regolarmente.

ANIF è sempre attivissima: che nuovi obiettivi intendete perseguire sul fronte istituzionale e quali iniziative organizzerete entro la fine dell’anno fra convegni, webinar e appuntamenti come ForumClub?
Dal 1996 rappresentiamo le istanze dei gestori dei centri sportivi italiani dinanzi le istituzioni, lavorando sinergicamente con esse. Proseguiremo senza dubbio su questa strada consolidata e che ci vede in prima fila, la Riforma dello sport recentemente approvata ne è una significativa evidenza. Il 4 (e 5) novembre saremo a Bologna, come ogni anno, con un panel di relatori (istituzionali e tecnici) molto importante, che ci permetterà di spiegare dettagliatamente le nuove disposizioni approvate.
Il Convegno Nazionale ANIF sarà il 4 novembre al ForumClub a Bologna, con un panel di relatori (istituzionali e tecnici) molto importante, per parlare proprio della Riforma dello Sport
Una volta composte le commissioni parlamentari competenti e delineato il programma del Ministero dello Sport (crediamo fortemente che il sistema possa beneficiare del dicastero ad hoc per il comparto) daremo vita a tavole rotonde trasversali con i rappresentanti delle istituzioni per programmare nel dettaglio i prossimi interventi urgenti, ascoltando le problematiche e le difficoltà dei gestori dei centri sportivi italiani. Infine, siamo costantemente presenti anche a livello comunitario, all’interno di EuropeActive, con progetti europei e consultazioni sulle politiche europee in materia sportiva.
