di Donato Foresta, donato.foresta@5sportconsulting.com
La crisi ha pesantemente colpito il settore, penalizzatissimo da ausili rivelatisi simbolici e poco efficaci, tanto che la disamina dei numeri di un caso esemplificativo indica che l’unicasoluzione sia una riapertura tempestiva degli impianti, che però viene negata o complicata.
Un anno di pandemia. I numeri impietosi dello sport sono davanti agli occhi di tutti. Ma non c’è ristoro o sostegno adeguato. La verità è che ognuno ne uscirà con le proprie forze, raggranellando quei minimi contributi ricevuti, sfruttando al massimo il credito bancario, ripartendo quindi con nuovo indebitamento e con la speranza di una ripresa comunque in salita per i contingentamenti e per la ritrosia degli utenti a ritornare in quei luoghi passati in tutti questi mesi come luoghi “da chiudere”. Stiamo parlando dei centri sportivi e dei gestori di questi centri che più di altri hanno patito le restrizioni imposte a tutela della salute pubblica.
Unitamente ad essi anche la pletora delle ASD/SSD utilizzatrici degli impianti hanno sofferto le chiusure. Ma a differenza di quest’ultime, i gestori di impianti hanno dovuto continuare a sostenere costi fissi per non mandare l’impianto “in malora”.
Tra questi gestori i più esposti sono stati quelli di centri natatori con gli impianti tecnici, di filtrazione, di depurazione comunque in funzione o da manutenere unitamente alle centrali termiche, agli stessi locali abitualmente frequentati dagli utenti (ingressi, spogliatoi) o dagli addetti ai lavori (uffici, segreterie).
Ma i numeri dicono più delle parole. I numeri sono quelli di una Srl che gestisce un centro sportivo di medie dimensioni con piscina, palestra, fisioterapia, area ristoro.

RIPARTIAMO CON NUOVO INDEBITAMENTO E CON LA SPERANZA DI UNA RIPRESA COMUNQUE IN SALITA PER I CONTINGENTAMENTI E PER LA RITROSIA DEGLI UTENTI A RITORNARE
Commentando i dati riportati nella tabella che precede emergono i seguenti esiti:
- Calo del fatturato del 20% a fronte di una riduzione dei costi di gestione del 6%; estrapolando dal fatturato quanto percepito dall’area della fisioterapia che non ha interrotto l’attività nel periodo di lockdown, la riduzione del fatturato, riferibile solo alle attività sportive e ristoro, sale al 35%;
- Liquidità generata dalla gestione operativa ridottasi di 780.000 euro, come rilevabile dal MOL (margine operativo lordo) passato da 795.000 euro dell’esercizio 2018-2019 a 15.000 euro del 2019- 2020; positivo sul flusso di cassa l’effetto della moratoria sui mutui prima in base alla normativa emergenziale del Decreto “Liquidità”, poi con attivazione della moratoria “Abi”, che tuttavia trasla ai futuri esercizi il rimborso delle quote capitali sospese;
- Ricorso nella stagione 2019- 2020 all’azzeramento degli ammortamenti ai sensi dell’art.60 del D.L. 14 agosto 2020, n. 104 (c.d. Decreto Agosto) con un miglioramento del risultato del conto economico di 325.000 euro per non intaccare il patrimonio netto;
- Risultato di esercizio 2019-2020 negativo di 30.000 euro, a fronte di un utile di esercizio di 260.000 euro della stagione precedente che aveva generato imposte per l’erario per 150.000 euro;
– Posizione finanziaria netta peggiorata di 254.000 euro. Rilevante è anche la quota di “costi fissi” pari a circa il 33% dei costi totali così suddivisibili

MOLTI DEI COSTI FISSI SONO INCOMPRIMIBILI E COMUNQUE DA SOSTENERE ANCHE AD IMPIANTI FERMI
A questi si aggiungano anche costi formalmente “variabili” (che aumentano tanto più aumenta il volume di attività) i quali però hanno anche una componente fissa, quali collaboratori esterni e utenze, pari a circa il 28% dei costi totali

Ipotizzando che la componente fissa sia pari ad 1/3 di quest’ultimi costi, si addiviene a circa 990.000 euro di costi fissi pari al 42% dei costi totali.
Questi sono costi incomprimibili e comunque da sostenere anche ad impianti fermi.
Per far fronte alla crisi di liquidità, si è ricorso al credito bancario e ciò in difetto di contributi a fondo perduto adeguati. Specificamente la società in questione ha ottenuto:
- Un finanziamento bancario nell’esercizio 2019-2020 in applicazione del Decreto “Liquidità” di Euro 500.000 garantito al 90% dal Mediocredito centrale;
- Un contributo a fondo perduto ricevuto con il Decreto “Ri- lancio” pari ad 6.500 euro per la ridotta diminuzione dei ricavi nel mese di aprile 2020 rispetto al solo mese di aprile 2019 e un contributo a fondo perduto ricevuto con il Decreto “Ristori” pari a 13.000 euro (il doppio del Decreto “Rilancio”), per un totale di contributi a fondo perduto ricevuti 19.500 euro. Sostanzialmente una inezia!
Il tanto atteso poi contributo a fondo perduto del Decreto “Sostegni” 2021 si è rilevato nullo. La riduzione della media mensile del fatturato del 2020 rispetto al 2019 è inferiore al 30% anche se in valore assoluto è di 750.000 euro e ciò ha precluso ogni forma di ristoro.
PER FAR FRONTE ALLA CRISI DI LIQUIDITÀ, SI È RICORSO AL CREDITO BANCARIO E CIÒ IN DIFETTO DI CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO ADEGUATI
Altri dati significativi della stagione 2019-2020:
– Spese per sanificazione Covid: 35.000 euro;
– Compensi ai collaboratori sportivi: erogati senza interruzione anche nel periodo di lockdown;
– Ricorso alla cassa integrazione per 13 settimane per una parte dei lavoratori dipendenti;
– per i tre consiglieri di amministrazione iscritti alla gestione separata INPS: nessuna indennità. Nulla dall’INPS in quanto privi di contratto di collaborazione coordinata e continuativa; nulla da Sport e Salute in quanto destinatari di altro reddito di lavoro (parasubordinato), pur a fronte di sole tre mensilità di compenso amministratore percepite nel 2020.
NON VI È ALTRA SOLUZIONE CHE RIPARTIRE IL PRIMA POSSIBILE

Ed infine: 241.000 euro di voucher e cioè 241.000 euro di debiti verso i propri utenti o, in altri termini, 241.000 euro di ricavi “mancanti” nell’esercizio 2019-2020 che diventano incassi “mancati” nella stagione successiva quando i voucher vengono utilizzati. Proviamo a replicare questo stesso andamento anche per la stagione 2020-2021 con 5 mesi di lockdown rispetto ai 3 mesi dell’esercizio precedente. Proviamo a pensare che a tutt’oggi non c’è nessuna nuova previsione normativa sui voucher e quindi si alimenta il rischio di possibili rimborsi immediati ai propri utenti; nessuna nuova previsione normativa sulla riduzione dei canoni di locazione per i gestori di impianti sportivi privati; nessuna nuova normativa sul riequilibrio economico finanziario o prolungamento delle convenzioni con i Comuni per i gestori di impianti sportivi pubblici. È probabile anche una maggiore difficoltà di accesso al credito bancario.
Aleggia poi su tutte l’ombra della riforma dello sport con il suo carico di costi aggiuntivi di gestione sul fronte dei rapporti di collaborazione.
In un contesto simile con una carenza conclamata di risorse pubbliche a sostegno “gratuito”, non vi è altra soluzione che ripartire il prima possibile, con le sicurezze che già il settore sportivo ha dimostrato di saper dare, lasciando che le società si aiutino da sé, supportando con apposite campagne pubbliche di sensibilizzazione il messaggio “positivo” di frequentazione dei centri sportivi laddove studi scientifici ne hanno dimostrato l’assenza o il basso rischio di contagio, ed auspicando infine anche in strumenti fiscali di sostegno quali la detrazione totale delle spese per l’attività sportiva, trasformando anche i “voucher” in importi detraibili, così da non ridurre ulteriormente la liquidità disponibile dei gestori e favorire il loro futuro impegno da cui trae beneficio tutto il movimento sportivo.