Mancano consapevolezze e la capacità di prevedere il rischio che, nelle piscine pubbliche o domestiche, dovrebbe essere sempre scongiurato grazie ad una diffusa cultura della sicurezza che renda le vasche un luogo di spensieratezza e benessere, non di tragedie e lutti
Questo articolo è stato pubblicato su HA Pool Construction di novembre-dicembre 2023
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
Premessa della redazione wbox.it
Il problema della sicurezza in piscina è troppo trascurato in molte piscine, in particolare quelle di hotel, resort e condominiali o residenziali, ma talvolta anche in impianti aperti al pubblico. Gli incidenti verificatisi nel corso della scorsa estate hanno comportato il decesso di un numero eccessivo di persone, in particolare di bambini. Un fenomeno tragico inaccettabile cui bisogna porre rimedio: l’articolo che segue aiuta a capire come agire per arginare negligenze e gravissime superficialità che sono la prima causa degli incidenti in piscina.
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Quest’anno la lotteria degli incidenti in piscina, che ogni estate è molto generosa, ha davvero superato le più temibili previsioni. Si sono succeduti numerosi eventi, molti con esito mortale, soprattutto di bambini molto piccoli caduti accidentalmente nella piscina di casa.
Per molti anni, nel passato, non si è voluto accettare il concetto della pericolosità della piscina, soprattutto di quella domestica, per il timore che questa percezione incidesse negativamente sulle vendite. La piscina doveva essere sempre e solo gioia, allegria, serenità. Il pericolo non esiste, e se succede qualcosa si tratta di un caso isolato, insomma, gli incidenti purtroppo capitano e i bambini vanno tenuti d’occhio.

E’ vero, i bambini vanno sorvegliati, non c’è dubbio, ma lo si fa con maggiore convinzione se si è consapevoli del pericolo che corrono.
Parlare della pericolosità della piscina è come parlare della pericolosità di un’auto sportiva: non toglie niente al fascino che esercita, non muove una virgola del desiderio che suscita, ma previene l’utilizzo sconsiderato e pericoloso da parte di chi non sa guidare e mantiene sempre alta l’attenzione anche da parte dei draghi del volante.
Proviamo ad immaginare che gli incidenti mortali alla guida di prestigiose auto sportive si moltiplichino, quale sarebbe l’effetto immediato sul mercato? Un calo delle vendite, indubbiamente. E cosa succederà dopo un’estate nera come questa, per le piscine? La stessa cosa, probabilmente.
Anni fa, un amico progettista di piscine prematuramente scomparso mi raccontava come la piscina di casa sua avesse fatto da baby sitter ai suoi figli. Questa frase mi è sempre apparsa incomprensibile, perché per me è sempre stato il contrario: non ho mai voluto una piscina a casa finché i miei figli sono stati piccoli, per non dovergli fare da baby sitter io.
Il pericolo delle piscine, che ci sarà finché non diventeremo tutti degli anfibi, non va raccontato dai giornali, va raccontato da noi, per fare in modo che gli incidenti non succedono. Invece, anni fa, abbiamo dovuto smettere di pubblicare sul sito di Professione Acqua gli incidenti man mano che avvenivano, perché i lettori addetti ai lavori iniziavano a compiere strane operazioni scaramantiche prima di aprire la newsletter. Ora li raggruppiamo tutti insieme e li trovate negli articoli “Incidenti in piscina” seguiti dall’anno di riferimento. E quando succede qualcosa non scrivo più.

Oggi, sull’onda dell’attenzione mediatica, invece di parlare della cultura della sicurezza in piscina si invocano leggi nuove, alla stregua di quella francese, per vendere più coperture o sistemi di sorveglianza. Non servono leggi nuove, serve raccontare che in una piscina c’è l’acqua, che gli esseri umani nell’acqua non respirano e che, banalmente, annegano se non riescono a riemergere. A che serve obbligare ad acquistare una copertura, oltre che a rimpinguare le tasche di chi le vende e di chi le installa, se gli utenti non comprendono la necessità di proteggersi?
Quando i proprietari delle piscine condominiali si rifiutano di recintare la piscina installata nel mezzo del giardino comune perché “diventa orribile”, che cosa si può dire? Siamo anni luce lontano dalla percezione di ciò che va fatto.
Ha senso obbligare le persone a fare cose che non ritengono utile fare? Io non l’ho mai creduto, ho sempre pensato che sia molto più utile spiegare, raccontare, dire, scrivere, non stancarsi mai di insistere. Serve molto più tempo, è vero, ma i risultati sono molto più soddisfacenti. Un utente informato e consapevole troverà da solo, in base a ciò che offre il mercato, il mezzo più adatto a metter in sicurezza la piscina. La cosa importante è che lo faccia.
Quando mi capita, purtroppo sempre più di frequente, di seguire procedimenti penali a seguito di incidenti gravi, ogni volta sono costretta a pensare a quanto poco sarebbe bastato per evitare di farlo accadere. E, ogni volta, immagino il peso che dovrà portarsi dietro, per tutta la vita, chi avrebbe potuto fare qualcosa e non ha voluto farlo per futili motivi, perché non esistono impedimenti seri al mettere in sicurezza la piscina, esistono solo l’inconsapevolezza e la sottovalutazione del pericolo.

La norma delle piscine domestiche impone di rilasciare al cliente istruzioni ed avvertenze scritte sul pericolo di annegamento e sulla importanza della messa in sicurezza della piscina, ma chi lo fa? Chi consegna al cliente i pittogrammi di sicurezza obbligatori secondo la norma? Stanno male, sono brutti… Eppure, se si abbassa lo specchietto parasole di una Lamborghini l’adesivo sui comportamenti di sicurezza c’è. Ma le nostre piscine sono troppo belle per essere rovinate da qualcosa che ci ricordi che dobbiamo sempre sorvegliare i bambini.
Come sempre, come in ogni cosa, le leggi e le norme possono essere l’inizio di un processo ma non possono essere il vero motore del cambiamento. Il vero cambiamento deve venire da noi. Non si può predicare la preghiera senza credere in un dio, non si può raccomandare la sicurezza se non la si ritiene davvero necessaria.
E quindi, per favore, per questi bambini che continuano a morire, sforziamoci di pensarli tutti come nostri figli o nostri nipoti. Non devono morire più, non deve più succedere. Facciamoci portavoce, tutti, della consapevolezza che una piscina è meravigliosa ma anche pericolosa. Togliamo il pericolo, teniamoci solo la meraviglia.