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I COSTI ENERGETICI CONDIZIONANO IL FUTURO DELLE ECONOMIE. E DELLO SPORT

La crisi globale ed energetica colpisce tutti indistintamente, con complicazioni pesanti per il comparto sportivo

Ora che la crisi si sta rivelando globale, lo sport, che per due anni è stato abbandonato a se stesso, condivide una condizione negativa che riguarda tutti; l’Italia può risollevarsi con uno sforzo unitario del sistema Paese, riducendo così al minimo gli ulteriori danni. E senza che venga dimenticato lo Sport

Prendiamo spunto dalla sintesi delle opinioni di Gregorio De Felice (Chief Economist Intesa Sanpaolo), pubblicate da riparteitalia.it. E’ possibile scorrerle in coda a questo articolo. Le sue considerazioni e previsioni su inflazione, recessione ed economia europea non sono incoraggianti.

Il quadro generale allarma e i centri sportivi non possono certo entusiasmarsi per nuove difficoltà all’orizzonte. Dopo un biennio di pandemia, che per il comparto sportivo ha significato forti limitazioni e lockdown prolungato all’eccesso, le nuove criticità sono un colpo pericoloso. Mortale per tanti, troppi club e piscine, parecchi dei quali si arrendono e chiudono.

I conti non tornano per le famiglie: è certa una riduzione dei consumi e delle iscrizioni nei centri sportivi, con ulteriore grave danno per il settore – ph Foto Mikhail Nilov da Pexels

Hanno definitivamente rinunciato realtà storiche, sul mercato da trent’anni e più, mentre anche grandi gruppi hanno dovuto lasciare. Una caporetto che avevamo annunciato, ancor più rilevando le posizioni passive di politica e governo: nulla hanno fatto o hanno previsto per soccorrere il settore.

Era prevedibile che alle prime debacle dei mesi scorsi, accelerate dalla pandemia, il protrarsi della crisi avrebbe colpito ancor più pesantemente lo sport. L’aumento vertiginoso dei costi energetici e del gas miete vittime soprattutto fra gli impianti sportivi energivori, su tutti le piscine. Vedere triplicate bollette che da 20.000-30.000 euro/mese passano a 100.000-120.000 euro impedisce di fare fronte alle necessità di contenere i costi.

Senza contare che questi aumenti e la recessione impongono alle famiglie di ridurre al minimo le uscite, sacrificando spesso lo sport. Magari non la serata al ristorante, ma palestra e piscina sì, si possono tagliare. Quindi, la prospettiva è che, invece di recuperare la clientela nei centri sportivi o di portarne della nuova, questa non disponga delle risorse per iscriversi.

Le palestre come torneranno ad essere frequentate al limite della capienza se l’inflazione porterà clienti e consumatori a risparmiare? – ph Life Fitness EMEA

Incalcolabile il danno che deriva dall’ effetto domino sulle chiusure. Perché significa che buona parte della popolazione, motivata ad andare nei centri sportivi, non potrà più accedervi in quanto chiusi.

Molti di questi centri, di proprietà pubblica, per mancanza di manutenzioni e utilizzo, sono destinati ad un degrado irreparabile.

Quello che colpisce, di fronte ad un processo poco arginabile per gli operatori, vittime di questi tempi nefasti, è l’indifferenza di autorità e politica.

Leggiamo tutti i giorni di incentivi, spesso diseconomici anche per le casse statali, in soccorso di questo o di quell’altro comparto. Bonus 110% a sostegno dell’edilizia, un gettone per il nuovo TV, incentivi replicati per rilanciare l’automotive, 50 milioni di euro per il settore termale (450 realtà). Massima attenzione ed interventi per il turismo estivo ed invernale, …

Per il comparto sportivo, per società e impianti, per le aziende della filiera? Nulla! Salvo proclami per cui lo sport merita la massima considerazione. Però sostegni e aiuti ad oggi sono pari a zero dopo oltre due anni di emergenza.

Gli impianti natatori, già in difficoltà, sono molto colpiti dai rincari energetici e possono sopravvivere solo con interventi e sostegni concreti – ph Piscina di Ospitaletto inaugurata il 2 aprile 2022

Non viene riconosciuta la dimensione sociale e ancor più economica di un comparto. Semplice, i collaboratori non fanno notizia, perché non sono considerati lavoratori disoccupati. Lo sport è all’85% sulle spalle dei privati e il “pubblico” può restare indifferente: “si arrangeranno” pensano i politici alla ricerca di consenso altrove.

Quindi, noi possiamo anche auto-incolparci per mancanza di compattezza della categoria. O perché non riusciamo a crescere imprenditorialmente e a rinnovarci. Ma questi processi sono molto condizionati dall’indifferenza di politica, burocrati, istituzioni nazionali e locali. Sono loro i veri responsabili del crollo verticale di un settore, i cui effetti sono catastrofici per il Paese. Meno giovani avviati allo sport. Minor propensione all’attività motoria della popolazione. Patrimonio impiantistico, già insufficiente e datato, in crescente deterioramento. Patologie in aumento nei prossimi dieci anni e costi sanitari incontrollabili per la sedentarietà diffusa della popolazione.

Un bel lascito ha saputo confezionare questa classe dirigente! Forse rivedere con urgenza le non scelte di ieri ed intervenire con aiuti diretti ed indiretti permetterebbe di ridurre i danni. A partire dalla defiscalizzazione delle quote pagate per iscriversi nei centri sportivi. Con ritocchi verso il basso dell’IVA in merito alle attività commerciali. Con un PNRR quadruplicato rispetto al miserrimo miliardo destinato agli impianti sportivi (senza alcun PNRR la Francia ne destina otto volte tanti: ogni anno). Con una legge dello sport che interpreti il nuovo corso sostenibile necessario. Assicurando utenze a costo sociale, perché sport è un servizio e un diritto pubblico. Con aiuti veri ad imprese della filiera e società che gestiscono impianti, alimentando così un’economia che incide sul PIL, anche se per molti non sembra vero. Con un programma decennale di ammodernamento e realizzazione di impianti sportivi.

Forse il tempo per queste considerazioni è superato e il crollo è irreversibile. Ma l’auspicio è che il comparto stesso sappia insorgere, non per ottenere regalie e favori, ma quello che gli spetta.

La crisi energetica suggerisce di investire sulle rinnovabili, ma mancano programmazione nazionale e risorse, soprattutto per i centri sportivi ph Los Muertos Crew da Pexels

Qui di seguito le dichiarazioni di Gregorio De Felice che aiutano ad inquadrare la drammaticità della situazione oggi e ancor più nel breve-medio periodo.  

“Lo scenario dipende fortemente dalle assunzioni sui prezzi energetici e si basa sull’ipotesi di un prezzo del petrolio in media pari a 107 dollari per il 2022 e a 90 dollari per il 2023, mentre il prezzo del gas in Europa intorno ai 100 euro”.

È quanto ha detto sugli effetti del conflitto ucraino-russo rispetto all’economia italiana Gregorio De FeliceChief Economist Intesa Sanpaolo, intervenuto come relatore al convegno di apertura del 15/o Festival Città Impresa, al Cuoa Business School di Altavilla Vicentina (Vicenza).

Per capire “quanta restrizione monetaria servirà per riportare l’inflazione in linea con gli obiettivi – ha aggiunto De Felice – lo scenario include tassi Fed superiori ai livelli neutrali e tassi Bce circa neutrali, perché effetti-base e contrazione di domanda contribuiranno a far scendere l’inflazione”.

“Il rischio di recessione in aumento nel medio termine – ha proseguito – è legata a shock energetico, incertezza e restrizione monetaria. Infine, le possibili conseguenze sugli aspetti politici locali sono rappresentate dalle elezioni in Italia nel 2023 e dai rischi di implementazione del Pnrr, ma anche dalle elezioni americane di mid-term 2024”.

Parlando dello scenario internazionale secondo De Felice “l’economia dell’Eurozona, fortemente dipendente dalle forniture russe di gas naturale, sarà la più esposta alla crisi ucraina. Per questo abbiamo rivisto al ribasso al 3% le previsioni sul Pil nel 2022: lo shock sui prezzi dell’energia potrebbe pesare per circa un 1 punto sulla crescita, ma in uno scenario più severo con un nuovo shock energetico l’impatto potrebbe avvicinarsi all’1,5% in media annua. L’inflazione rischierebbe di superare il 3% nel 2023”.

Fonte: https://www.ripartelitalia.it/

Scritto da redazione