La fotografia delle abitudini degli italiani allerta e conferma che i tentativi di diffondere stili di vita sani e attivi si infrangono con comportamenti errati modificabili accrescendo la cultura motoria di un popolo che però non è considerata priorità della nostra politica
Si parla da decenni di prevenire patologie che compromettono qualità della vita e la possibilità di invecchiare sani. E la “medicina” è soprattutto l’attività motoria, abbinata ad alimentazione equilibrata e abitudini sane. Il contesto ideale perché ci sia un’evoluzione in tal senso sono i centri sportivi ove operano professionisti dello sport motivanti e preparati al compito.

Ma servono anche programmi promossi dalle istituzioni che educhino un popolo a capire l’importanza dell’attività motoria nella vita quotidiana di ogni cittadino. E qui sorge il primo grande problema: le istituzioni affollate di dirigenti e figure incompetenti in materia e incapaci di alcun disegno organico per educare a stili di vita sani.
Questo spiega la sintesi che l’ISTAT riporta circa i fattori di rischio per la salute dell’italiano medio.

Nel 2021, il 19,0% della popolazione di 14 anni e più fuma mentre il 55,7% non ha mai fumato.
L’eccesso di peso riguarda il 46,2% della popolazione maggiorenne: il 50,9% rientra fra i normopeso, ma ben il 34,2% è sovrappeso e il 12% è obeso. Un primo dato molto allarmante se, ad di fuori dell’indagine ISTAT, ricordiamo che fra gli under 10 siamo il Paese che in Europa vanta il triste primato per obesità infantile. La diseducazione motoria, sommata a pessime abitudini alimentari, colpisce soprattutto i più piccoli, ma tocca quasi il 50% degli italiani.
Quanto ad altre abitudini negative, disarma rilevare che fra gli over 10 il 66,3% consuma una bevanda alcolica durante l’anno. E finchè si tratta del vino (54,4%) la cosa, purchè misurata, tranquillizza e per molti versi possiamo compiacerci. La birra viene consumata dal 50,4% della popolazione. Mentre sapere che il 45,4% preferisce superalcolici, liquori e aperitivi alcolici è un campanello d’allarme da non trascurare. Anche perché riguarda troppi giovani e minorenni.

Infine, il dato che più riguarda il nostro comparto, ma gli italiani in generale. La popolazione con più di tre anni che di chiara di non praticare alcuna attività fisica è ben il 33,7%. Totalmente sedentario è il 30,3% degli uomini e il 36,9% delle donne.
Su questi dati, sommati alle altre indicazioni negative, il nostro settore deve interrogarsi su come incidere sull’atteggiamento passivo di quasi 20 milioni d’Italiani. Per loro forchetta e divano sono il meglio del benessere, quando al contrario, si tratta dell’anticamera di patologie spesso molto serie.

Manca decisamente un tessuto culturale che alfabetizzi motoriamente fin dall’infanzia una popolazione che paga la pochezza in materia della classe dirigente e delle istituzioni. Noi, come addetti ai lavori, dovremo studiare nuove proposte, servizi e idee per avvicinare a stili di vita sani e motoriamente attivi il 65% degli italiani che non fa sport. Sì, perché oltre ai sedentari, almeno un altro 35% cede ad abitudini negative e si allena poco o nulla. Certo, se contassimo su programmi e campagne di sensibilizzazione istituzionali il compito sarebbe più facile.
Abbiamo ormai imparato che politica e autorità sono generose a parole, ma incapaci di azioni concrete a beneficio del Paese. Inutile ribadire quale sia il costo sanitario per l’Italia di tanta negligenza politica e di stili di vita irresponsabili di troppi connazionali.

Riusciremo a presentare il conto a chi ci governa male e nulla fa per garantire la salute di un popolo e delle generazioni future? Le elezioni, amministrative, regionali e politiche, sono il miglior sistema per mandare a casa coloro che hanno arrecato il grave danno al settore sportivo e a tutta l’Italia.
Qui il link per visionare le tavole che riepilogano l’indagine ISTAT su Fattori di rischio per la salute: https://www.istat.it/it/archivio/270163
