Proseguiamo il focus sulle eccellenze gestionali nazionali, con l’intervista a Massimo Fondelli di My Sport, mantenendo gli stessi quesiti posti a Claudio Magni di In Sport: due società leader nella gestione di piscine/impianti sportivi in Italia
Articolo indicato anche per Enti Locali/Territoriali
LEADERSHIP – MY SPORT, LA FORZA DEL NETWORK

My Sport è il frutto di un progetto lungimirante che oggi permette di unire sotto un unico brand 16 impianti nel territorio ligure. È un modello che sta rivelandosi d’esempio per tante società di gestione, per la filosofia di network che guida questa realtà. Sicuramente era già protagonista qualche anno fa, ma dalle difficoltà pandemiche ha tirato fuori il meglio, dando nuovo slancio alla propria strategia. La differenza la fa il vertice, guidato da Massimo Fondelli affiancato da Luca Carlassara, due manager dalle capacità rilevanti che hanno saputo avvalersi di uno staff di primordine, senza fare voli pindarici. Con consapevolezze ben riepilogate dallo stesso Fondelli e che sono alla base del successo di My Sport nella qualità gestionale, nella selezione degli impianti ritenuti sostenibili e nell’impegno profuso anche in ambito agonistico.

Una società italiana, My Sport, riesce a superare brillantemente un biennio molto critico. Quale ritiene siano le principali ragioni della vostra capacità di rilancio e di ribadita piena affermazione?
Credo che in questa fase “superare brillantemente il biennio” corrisponde a dire …” siamo ancora vivi” e la principale ragione è che la pandemia ci ha colpiti in un momento di particolare solidità economica e finanziaria. Se ci fosse capitato qualche anno prima, quando eravamo nel pieno degli investimenti, avremmo avuto molti più problemi. Sono comunque tempi duri e far quadrare i bilanci è veramente arduo.
Ora che si sono aggiunti altri fattori di incertezza (caro bollette e guerra) bisogna puntare ancora di più sulla professionalità del personale

Come ritenete vada affrontata questa fase ancora critica, ora e per la stagione in corso?
Nel primo lockdown, abbiamo usato il tempo di chiusura per formare il personale, siamo stati loro vicini ed abbiamo condiviso il momento rassicurando che saremmo usciti tutti insieme.
Ora che si sono aggiunti altri fattori di incertezza (caro bollette e guerra) bisogna puntare ancora di più sulla professionalità del personale.
Guardando alla stagione 2022-23 e ai prossimi due-tre anni, che previsioni state considerando per mantenere le posizioni attuali o migliorarle?
Data la situazione ci sono due possibilità: o si sta fermi, si mettono al minimo i costi, si azzerano gli investimenti e si aspetta che passi, o si rilancia investendo e puntando su una prossima ripresa. La prima risposta ti dà più resistenza e più tempo, la seconda è più rischiosa e se la ripresa ritarda …

Da quando è iniziata la pandemia abbiamo acquisito nuovi impianti e i prossimi anni li passeremo cercando di consolidare le posizioni. Stiamo analizzando molto bene tutti i bandi per scoprire se ci sono delle buone opportunità per migliorare i nostri impianti. Cerchiamo di concentrarci sulla comunicazione, sull’innovazione organizzativa con nuove soluzioni e strumenti online, infine abbiamo commissionato uno studio sul mercato del bacino d’utenza per intercettare le esigenze.
Da quando è iniziata la pandemia abbiamo acquisito nuovi impianti e i prossimi anni li passeremo cercando di consolidare le posizioni
In merito al modello gestionale, cosa ritenete vada cambiato rispetto al pre-Covid e cosa invece merita di essere confermato e rilanciato?
L’asticella si è alzata e quindi sarà più difficile gestire gli impianti natatori. Il modello gestionale deve cambiare, deve migliorare. Abbiamo provato a mettere in discussione tutto (orari, giorni di apertura, servizi), ma non mi aspetto molto da quest’analisi, mi aspetto invece molto dalla comunicazione e dal marketing dove abbiamo investito come non mai.
L’asticella si è alzata e quindi sarà più difficile gestire gli impianti natatori

Qualche indicazione sullo stato di salute del vostro Gruppo. I numeri riferiti a: quantità impianti oggi rispetto al 2019, addetti coinvolti, numero di iscritti, variazioni sui ricavi (in percentuale) negli ultimi tre anni.
Il Consorzio ha acquisito la gestione di 5 strutture di proprietà pubblica. Poi con la costituzione della rete “Maker srl” il cerchio si è allargato. Si contano in gestione 16 impianti sportivi, di cui 15 a prevalenza acquatica.
Addetti coinvolti: un totale di circa 120 dipendenti e 450 collaboratori sportivi. Le società, seppur con il Covid, hanno mantenuto le occupazioni preesistenti, alcune addirittura le hanno incrementate aprendo nuove unità operative o incrementando il personale pensando a nuovi progetti rivolti alla comunicazione e al marketing.
Contiamo sulla Liguria 15.000 tesserati.
Fatturati:
2019 – anno base 100%
2020 -> -41% in media
2021 -> -35% in media
2022 -> -28% in media (confronto primi 2 mesi)
Quali ritenete siano le scelte fondamentali per affrontare crisi come quella pandemica, ora complicata dal conflitto in Ucraina, e quali le situazioni che invece possono mettere più a rischio le società di gestione?
Penso che la gente tornerà nelle piscine, soprattutto se sapremo migliorarci nelle proposte e nell’accoglienza, ma credo che quello che ci farà più male sarà la stabilizzazione dei prezzi dell’energia a livelli che faranno saltare i conti economici degli impianti natatori. Noi abbiamo dato incarico all’Università di Genova di studiare un modello specifico per Sciorba che porti l’impianto ad essere totalmente auto-sufficiente e che azzeri le emissioni di Co2. Sappiamo che sarà impossibile, ma mi aspetto comunque delle buone soluzioni che ci aiuteranno ad avvicinarci al risultato.
Dobbiamo cambiare il nostro mondo di “dilettanti” in un mondo di “professionisti”: se non imboccheremo questa strada rimarremo un settore marginale

Con riferimento alle vostre convinzioni, cosa dobbiamo cambiare per impostare al meglio le strategie nel medio-lungo periodo?
Dobbiamo puntare ancora sulle risorse umane. Purtroppo attualmente costruiamo le strutture aziendali su “fondamenta di argilla”: abbiamo collaboratori ai quali chiediamo professionalità, ma non possiamo dare loro sicurezze contrattuali decenti. Dobbiamo cambiare il nostro mondo di “dilettanti” in un mondo di “professionisti”. Per ora è impossibile, ma credo che se non imboccheremo quella strada rimarremo un settore marginale. Spero che la Politica sarà all’altezza della situazione.
La nuova concorrenza sul fronte gestionale (straniera e non solo): fedeli alle vostre scelte, come fronteggiarla e in cosa distinguersi per essere competitivi sugli altri?
La concorrenza straniera dei grandi gruppi ci aiuterà a migliorare più in fretta, pena l’essere mangiati. Non sono così convinto che i modelli importati siano sicuramente vincenti. Uno dei loro punti di forza è sicuramente la capacità finanziaria rafforzata dai grandi numeri. Per questo noi, già da anni, cerchiamo di aggregarci per fare massa. Non è facile, ma credo che stia diventando necessario…
I parametri per considerare gestibile un impianto nel 2022 ed evitare la corsa poco sensata a vincere appalti ad ogni costo.
Abbiamo appena deciso di non partecipare più a bandi dove l’unico parametro richiesto dall’Ente appaltante è l’offerta economica, perché se fai i conti corretti, non vinci. Ci sarà sempre qualcuno che per incompetenza farà un’offerta più alta.
I parametri principali sono sempre gli stessi:
- personale 30% – 40%
- utenze: una volta avrei detto 15% – 20% oggi bisogna raddoppiare le percentuali.
- locazione 8% -12%
Abbiamo appena deciso di non partecipare più a bandi dove l’unico parametro richiesto dall’Ente appaltante è l’offerta economica, perché se fai i conti corretti, non vinci

Nel dialogo con le amministrazioni locali e le istituzioni, spesso complicato in questi due anni, cosa cambia e come ritenete debba modificarsi il rapporto pubblico-privato?
Credo che ogni realtà, ogni Comune, abbia il suo dialogo, ma in generale direi che le Amministrazioni tendono sempre di più a togliere o abbassare dal bilancio i costi per gli impianti sportivi. Il problema è che non lo dichiarano, anzi dicono il contrario, dicono che lo sport è necessario e utile, ma poi alle parole non seguono i fatti. Io faccio l’amministratore, se questa è la realtà io provo a fare di tutto per non aver bisogno delle Amministrazioni. Preso atto di quanto sopra io vorrei che le amministrazioni ci controllassero di più e meglio; invece, dopo che hanno affidato un impianto, se lo dimenticano.
Vorrei che le amministrazioni ci controllassero di più e meglio; invece, dopo che hanno affidato un impianto, se lo dimenticano
Quanto per voi è importante il mix di offerta acqua-palestra-outdoor e su quali aree oggi puntate maggiormente per interpretare al meglio i nuovi bisogni della clientela?
Generalizzando posso dire che, nel nostro gruppo, gli impianti che performano meglio sono quelli che hanno piscine piccole e palestre grandi. Con i lock-down si sono rivalutati gli spazi all’aperto, ma non so quanto durerà se passa definitivamente la pandemia. E’ vero che la clientela è sempre più esigente e quindi poter offrire un mix sarebbe importante, ma dipende dall’impianto che hai.
Per una crescita strategica e manageriale, ritenete sia utile guardare ad altri settori per trarre spunto ed ispirazione e migliorarsi?
Il nostro mondo ha bisogno come il pane di rinnovarsi. Dobbiamo i trovare nuove energie, nuove ispirazioni, ma è difficile provare ad attirarle da altri settori. Il problema, secondo me, è a monte: perché un manager dovrebbe lasciare l’industria per venire a lavorare nel nostro mondo? Pochi soldi, mercato ristretto, incertezze contrattuali.
Perché un manager dovrebbe lasciare l’industria per venire a lavorare nel nostro mondo? Pochi soldi, mercato ristretto, incertezze contrattuali
I giovani non riusciamo ad attrarli perché non abbiamo nulla da offrire loro anche se il nostro settore avrebbe un fattore di crescita interessante nei prossimi anni.

L’agonismo nel vostro progetto e per un modello gestionalmente sostenibile, ora e in prospettiva.
Teoricamente lo sport agonistico dovrebbe essere l’unico scopo societario, ma poi si è così coinvolti dai problemi gestionali che passa in secondo piano. La sua sostenibilità dipende dal livello che vuoi raggiungere. Personalmente partecipare non è nel mio DNA e vorrei fare squadre competitive, ma le risorse devono essere commisurate, troppi hanno fatto il passo più lungo della gamba. Noi, per cercare di essere più competitivi, abbiamo unito le forze ed abbiamo concentrato l’agonismo di vertice in una Società. Le altre fanno la formazione degli atleti e poi le eccellenze le raduniamo in un’unica squadra. Niente di nuovo… già Gross in Veneto lo ha elaborato molti anni or sono.
Noi, per cercare di essere più competitivi, abbiamo unito le forze ed abbiamo concentrato l’agonismo di vertice in una Società

Cosa e come devono cambiare sistema ed impiantistica sportiva nazionali perché lo sport abbia più certezze per il futuro?
Preso atto che le amministrazioni non intendono o non possono più finanziare le gestioni, devono costruire impianti che possano mantenere un equilibrio economico . Ci deve essere proporzione tra gli spazi sportivi e gli spazi commerciali e devono costruire impianti tendenti all’auto-sufficienza energetica, devono essere accoglienti e rispondenti alle sempre maggiori pretese della clientela.
Un vostro suggerimento a colleghi ed operatori per rilanciarsi verso un domani di prospettiva e di piena ripresa.
Non credo ci sia un suggerimento buono per tutti e comunque io non lo conosco.Gli amministratori di questi tempi hanno veramente pochi margini di manovra.
