Quale futuro e opportunità per lo sport, le società di gestione e gli impianti sportivi?
Incerti sul nostro futuro, ci lasciamo alle spalle mesi di difficoltà aggravate da enti, istituzioni e politici, fra cui i “grandi elettori”, i quali, di grande, non hanno nulla salvo l’incompetenza. Ricordiamolo quando chiederanno il nostro voto, magari secondo una legge che ci impone i mediocri da eleggere. Ricordiamoci dei silenzi e dell’indifferenza ai nostri accorati appelli di aiuto, delle false promesse dei parlamentari. Il 2021 ci lascia una legge incompiuta attesa da anni, fallimenti, chiusure, crescenti criticità peggiorate da aumenti dei prezzi e ancor più delle bollette di gas e luce, insidiose per i precari equilibri di tante società sportive e di gestione. E di molte, troppe imprese della filiera.
Due anni di pandemia hanno accelerato i cambiamenti non solo delle abitudini sportive della popolazione, ma del sistema. L’avvicendamento della proprietà di molti club e centri sportivi e l’ingresso dei gruppi stranieri in alternativa a gruppi nazionali di gestione sono processi ormai noti, che si consolideranno nel prossimo biennio. Sono scomparsi protagonisti storici, alcuni distintisi per l’eccellenza che esprimevano, ma colpiti proprio per la buona volontà di investire e migliorarsi. Una conferma che il modello gestionale di ieri aveva tante falle.
Due anni di pandemia hanno accelerato i cambiamenti non solo delle abitudini sportive della popolazione, ma del sistema
Se nello sport siamo reduci da un’annata sensazionale, il nuoto, che dipende dalle piscine, dopo una lunga tradizione nel mezzofondo, è fra i protagonisti mondiali nelle specialità più veloci: non solo cambiano i tempi, ma, per avere un domani, anche le metodologie. E che futuro avranno gli sport acquatici a seguito dello sconquasso di società e apparato impiantistico? Quest’ultimo, modernizzato in parte da risorse di privati e imprese estere, è a rischio obsolescenza su cui poco inciderà l’insufficiente miliardo di euro previsto dal PNRR per gli impianti sportivi. E’ certo che la digitalizzazione farà la differenza e più gente si allenerà da sola (spesso sbagliando); dipenderà molto dai club convincere la popolazione a tornare nelle palestre e nelle piscine, con idee nuove, di qualità e professionisti formati ben oltre gli standard di sufficienza delle abilitazioni antiche del sistema. Prepariamoci, perché oltre al desiderio di socialità e normalità, errori di allenamenti autogestiti e conseguenze pandemiche aumenteranno le patologie osteo-articolari o muscolari, finanche cardiache. Un’opportunità per professionisti dello sport e centri sportivi qualificati e fedeli ai nuovi standard, mancando i quali si resterà al palo, con crescite certe solo per i grandi gruppi, finanziariamente in grado di ovviare alle negligenze sistemiche e della politica.