Il 22 aprile si è celebrata la giornata della Terra, ma prevalgono superficialità in merito all’elemento più vitale per il pianeta, l’Acqua, da cui dipendono non solo le sorti dell’umanità, ma anche quelle del comparto dell’Acquaticità, delle piscine, del benessere e di chi ci lavora
L’OPINIONE DEL WEEKEND, di GIANNI GURNARI Gianni Gurnari gurnari@benaquam.com
Siamo travolti da una crisi senza fine – pandemica, energetica, di guerra e di sistema – e siamo assorbiti da problemi di tutti i tipi. Però stiamo perdendo di vista le grandi scommesse che il cambiamento climatico ci sta proponendo. Prevale in tutti i contesti sociali ed economici la irrisolta questione dei combustibili fossili, dell’energia, dello sfruttamento del suolo a scopi alimentari.

Parlare di acqua, di siccità, di alluvioni e di tempeste sta assumendo le dimensioni delle chiacchere da salotto, quasi fosse uno stile per atteggiarsi ad intellettuali del bene più prezioso di cui dispone il Pianeta. Rimandando al contempo le decisioni attinenti al clima e alla risorsa idrica al potere, sia esso politico, economico finanziario o semplicemente intellettuale.
L’acqua rimane il fanalino di coda nonostante la sua centralità sia per ogni essere vivente che per ogni ambito territoriale
Dopo oltre 40 anni da Kyoto, ben poco è cambiato nell’accesso alle risorse naturali, per fronteggiare le emissioni in atmosfera, per cambiare stili di vita in modo pratico e diffuso. Sono nel frattempo nati migliaia di movimenti ambientalisti, troppo spesso però animati da proposte che non sempre sono davvero sostenibili, ma soprattutto demandando ad altri i necessari cambiamenti. Che partono invece da ciascuno e da gesti pratici e quotidiani.

L’acqua rimane il fanalino di coda nonostante la sua centralità sia per ogni essere vivente che per ogni ambito territoriale. L’acqua non può essere considerata la base insostituibile ed irrinunciabile della vita. Invece, in questi decenni di innovazione tecnologica, di rivoluzione industriale connessa all’avvento del digitale, è grave non aver sostanzialmente cambiato il nostro approccio ad un problema che è prima di tutto culturale.
La guerra delle guerre potrebbe essere quella della perdita di controllo sul tema più importante per la vita: l’acqua in tutte le sue forme
Se esiste un elemento per me indispensabile, devo averne totale rispetto, devo fare di tutto per conoscerne meglio limiti e potenzialità, devo aver ben chiaro che la sua protezione è la protezione di se stessi e di quelli che verranno dopo di noi. Per questo devo adoperarmi al meglio per proteggerla, risparmiarla razionalizzandone i consumi e tutelarne quantità e qualità in modo parallelo.
La guerra delle guerre potrebbe essere quella della perdita di controllo sul tema più importante per la vita: l’acqua in tutte le sue forme.
Ogni giorno perso in questo senso non si recupera più, se non sperando in cambiamenti naturali poco probabili che tuttavia non sono mai così immediati e mai secondo le esigenze umane.

E questa è una questione che non si risolve nei salotti, o nelle manifestazioni collettive o negli show televisivi. Ma adottando una revisione singola e di gruppo sui nostri comportamenti e sulle possibili soluzioni.
Quanti possono affermare che la loro struttura acquatica è più importante che non garantire un minimo da destinare all’alimentazione umana?
Nel mondo dell’acquaticità, paradossalmente, c’è ancora molto da fare. Anzi bisogna rimboccarsi le maniche e subito. Anche se appare uno scenario impossibile, se la crisi idrica (per cambiamenti climatici o per un uso irrazionale) dovesse arrivare in un contesto quale quello delle nostre comuni realtà di insediamento urbano, uno dei primi tagli ricadrebbe inevitabilmente sul consumo dei servizi non primari. Quanti possono affermare che la loro struttura acquatica è più importante che non garantire un minimo da destinare all’alimentazione umana?
Sarebbe necessario riflettere prima di tutto su cosa può essere davvero una piscina, o una vasca, sia in termini di contenuti (e quindi di proposte) che tecnologici
Le piscine di oggi, come quelle di ieri, sono energivore e molto idro-esigenti. E sono per la maggior parte ancora utilizzate prevalentemente per lo sport, il tempo libero, un certo tipo di benessere e poco più.
Ancora una volta sarebbe necessario riflettere prima di tutto su cosa può essere davvero una piscina, o una vasca, sia in termini di contenuti (e quindi di proposte) che tecnologici.
C’è davvero tanto lavoro da fare, riqualificando integralmente il valore dell’acqua in termini di salute
Per i contenuti si ribadisce il concetto che l’acqua è da sempre considerata una medicina, il rimedio dei rimedi, l’aspetto più piacevole di un benessere misurabile e verificabile sperimentalmente e clinicamente.
E qui c’è davvero tanto lavoro da fare, riqualificando integralmente il valore dell’acqua in termini di salute.
Ripensare la tecnologia di supporto ed i suoi fabbisogni sia idrici che energetici
Poi esiste ampio spazio di lavoro sulla qualità: la prevenzione può anche praticarsi riducendo ad esempio il ricorso alla chimica di sintesi e rivalutando i sistemi sia naturali che innovativi.

Per la quantità è indispensabile ripensare la tecnologia di supporto ed i suoi fabbisogni sia idrici che energetici. Non solo: quali fonti di alimentazione idrica? Quali criteri di accesso ad altre fonti? Complementari od integrativi? Gli scenari sono molteplici, ma se non si parte con la ricerca, lo studio e la verifica come si possono ipotizzare soluzioni diverse da quelle unidirezionali di oggi?
Una vasca da 25 metri ogni giorno perde centinaia di litri di buona acqua per evaporazione, per sistemi di processo, per perdite dell’impianto idrico
Una volta le vasche erano in terra, poi in manufatti di laterizi o in litoidi naturali, poi in cemento armato, fino ad arrivare all’acciaio ed ai polimeri plastici. Quali impatti sull’acqua determinano queste diverse soluzioni (in termini di processi industriali)? E sono possibili alternative?

Una vasca da 25 metri ogni giorno perde centinaia di litri di buona acqua per evaporazione, per sistemi di processo (i controlavaggi dei filtri, ad esempio), per perdite connesse all’impiego (ogni bagnante che esce dallo specchio idrico porta con se anche litri di acqua sotto forme varie), per le attività di pulizia, per i servizi igienici e le docce.
Tutto il mondo dei ricercatori, dei progettisti, dei gestori e dei produttori cosa farà se l’acqua dovesse venir meno?
Cosa possiamo fare per razionalizzare e ridurre questi consumi, queste perdite di acqua buona che trasformiamo in acqua da fogna ed in vapore ambientale? Certo, a chi si sta curando per le enormi perdite economiche e finanziarie subite a causa della pandemia da Covid, questo poco importa. Ma tutto il mondo dei ricercatori, dei progettisti, dei gestori e dei produttori cosa farà se l’acqua dovesse venir meno? Si scatenerebbe una guerra anche su questo fronte tra chi ha tanta risorsa e chi non possiede neanche un litro d’acqua per bere?
Fra i tanti flagelli climatici, le guerre, la povertà crescente, cosa può fare il piccolo popolo dell’Acquaticità?
Il 22 aprile si celebrata la Giornata della Terra. Un Pianeta caratterizzato da irrompenti cambianti climatici, tra siccità e carestie, tra violenti e devastanti incendi e tempeste ed uragani di entità mai viste. Tra incertezze politiche ed inaccettabili scontri sociali, tra dittatori e finti democratici, con migrazioni bibliche.

Senza trascurare la perdita costante di suolo per sovrapressione antropica, crescente inquinamento dell’aria, del terreno e delle acque. Tra perdite di identità, pochi straricchi e miliardi di poveri davvero senza nulla, senza più religione, modelli di vita affidabile, attenzione alla vita e all’educazione, cosa può fare il piccolo popolo dell’Acquaticità?
Dobbiamo rimboccarci le maniche e confrontarci per praticare oggi la mai scontata scelta di futuro: prevenire è meglio che curare
Questi non sono scenari catastrofici lontani quanto impossibili, ma sull’acqua non c’è da scherzare considerando cosa sta succedendo a livello sociale, geopolitico, economico ed ambientale. Dobbiamo, tutti, rimboccarci le maniche e confrontarci per praticare oggi la mai scontata scelta di futuro: prevenire è meglio che curare. Ma ormai il tempo per cercare di intervenire sta scadendo, quindi diamoci da fare! Anche una singola goccia di acqua contribuisce alla vita di un oceano.