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IL PIANO ECONOMICO- FINANZIARIO DELLA GESTIONE DI UNA PISCINA

di Rossana Prola, prola@professioneacqua.it

Uno strumento fondamentale dal quale derivano le scelte importanti per il futuro dell’impianto sportivo.

Gli ultimi due anni hanno profondamente cambiato la situazione della gestione delle piscine pubbliche in Italia. La chiusura prolungata degli impianti ha drasticamente ridotto gli incassi dei gestori, che hanno dovuto comunque sostenere costi, relativamente ai canoni di gestione, ai mutui, ai costi fissi delle bollette, alle tasse. La stagione autunnale che è appena iniziata non si preannuncia facile, in quanto l’obbligo di green pass (e la confusione che accompagna questa disposizione) molto probabilmente ridurrà ulteriormente il numero degli utenti. Sempre che le Regioni non si colorino troppo, nel qual caso le piscine coperte saranno costrette a chiudere di nuovo. Tutto ciò ha prodotto e produrrà ingenti danni, che già sono sfociati in alcuni casi in fallimenti veri e propri. Il termine imminente della moratoria sui mutui concessa dalle banche renderà la situazione ancora più critica nei prossimi mesi.

Come tutte le situazioni di crisi, anche la difficoltà che stiamo vivendo può offrire una possibilità di crescita e di miglioramento.

Ogni Amministrazione Comunale dovrebbe evitare di commettere l’errore di sottovalutare il problema, affrontandolo apertamente e cercando le soluzioni più opportune per evitare di trovarsi, nell’immediato o nel futuro, con la gestione della piscina in sofferenza o, peggio, senza nessuna gestione. Non va mai dimenticato, infatti, che una gestione in sofferenza ricade inevitabilmente sui servizi all’utenza. Trovarsi, inoltre, a dover cercare una soluzione alternativa ad una società di gestione che fallisce è senza dubbio una situazione molto critica, che dovrebbe essere evitata in ogni modo.

Per analizzare correttamente la situazione globale della gestione della piscina, è necessario valutare molti aspetti, e un approfondimento della situazione economica è di fondamentale importanza in questa fase estremamente critica. La legislazione vigente sugli appalti consente infatti di rivedere il piano economico-finanziario in situazioni particolari, come quella che stiamo vivendo. Le concessioni possono essere modificate secondo quanto previsto e nei limiti indicati all’art. 175 del Dlgs 50/2016 “Modifica dei contratti durante il periodo di efficacia”. La giustificazione di una modifica delle condizioni contrattuali in essere è riconducibile a quanto indicato al comma 6 dell’art. 165 del Dlgs 50/2016 che prevede “… Il verificarsi di fatti non riconducibili al concessionario, che incidono sull’equilibrio del piano economico finanziario, può comportare la sua revisione da attuare mediante la rideterminazione delle condizioni di equilibrio. La revisione deve consentire la permanenza dei rischi trasferiti in capo all’operatore economico e delle condizioni di equilibrio economico finanziario relative al contratto…”Sfruttare questa possibilità dovrebbe essere un dovere per ogni Amministrazione, se non altro per avere il tempo necessario per ripensare e riformulare la gestione dell’impianto sportivo. Purtroppo, invece, non sempre questa possibilità è stata sfruttata dalle amministrazioni pubbliche locali, causando non pochi problemi.

Il piano economico-finanziario è lo strumento fondamentale da adottare per poter procedere alle opportune valutazioni. Molto spesso però né il gestore né l’amministrazione pubblica sono in grado di redigerlo in modo corretto. Può capitare che il gestore non conosca le proprie entrate e i propri costi in modo analitico, che l’amministrazione si affidi a società esterne le quali, purtroppo, non possiedono quasi mai una competenza specifica del settore. Il risultato è che le decisioni vengono prese sulla base di documenti che non corrispondono alla realtà e, di conseguenza, sono sbagliate.

È INDISPENSABILE CHE CHI REDIGE IL PIANO CONOSCA BENE I CENTRI DI RICAVO, QUELLI DI COSTO E ABBIA ANCHE UNA COMPETENZA IN TERMINI ECONOMICI

Non si tratta di un problema da poco, anzi. Da piani economico-finanziari errati derivano scelte di affidamento sbagliate, appalti sovrastimati che, troppo spesso, trovano comunque concorrenti disponibili, ma impreparati e destinati a fallire. Allo stesso modo, piani economico-finanziari sbagliati portano a sottovalutare il problema della difficoltà della gestione, che invece è dietro l’angolo ed arriva in modo improvviso.

Un piano economico finanziario è materia per professionisti o gestori molto preparati

Quali sono i motivi che portano a redigere il piano economico-finanziario in modo non corretto?

Prima di tutto il fatto che, dal punto di vista della liquidità, una piscina incassa molto prima di spendere e difficilmente si arriva a percepire la difficoltà economica, rilevabile solo se il bilancio viene fatto per competenza e non per cassa. Ma, per la forma giuridica di società di gestione, nella stragrande maggioranza associazioni o società sportive, non vengono stilati bilanci per competenza, poiché il consulente non è in grado di farlo ed il gestore non lo fa.

I complessi acquatici sono impianti molto impegnatvi che richiedono di essere assegnati a gestori di comprovate capacità

Inoltre, la parte relativa alla tassazione è di difficile comprensione per i non addetti ai lavori e viene trascurata dal gestore che prepara una bozza per l’amministrazione; così come da parte delle società di servizi che producono un’ipotesi di piano economico-finanziario i ricavi ed i costi vengono stimati non correttamente, essendo la piscina un’attività del tutto particolare. In questo modo, a volte ci si trova davanti a veri e propri “morti che camminano” (dal punto di vista economico, naturalmente): soggetti che, se fermassero oggi l’attività, non avrebbero la possibilità di chiudere il bilancio a pareggio.

DA PIANI ECONOMICO-FINANZIARI ERRATI DERIVANO SCELTE DI AFFIDAMENTO SBAGLIATE, APPALTI SOVRASTIMATI CHE, TROPPO SPESSO, TROVANO COMUNQUE CONCORRENTI DISPONIBILI, MA IMPREPARATI E DESTINATI A FALLIRE

Per realizzare quindi un piano economico-finanziario corretto è necessaria, per prima cosa, una profonda competenza specifica.

Ipotizzare i ricavi non è semplice, ma ancora più difficile è stimare correttamente i costi. Normalmente, entrambi vengono sottostimati: i ricavi perché ci si concentra sul numero di utenti e non sulle presenze, i costi perché non si conoscono le dinamiche relative agli spaventosi costi per l’energia, per il personale e per la manutenzione, sia ordinaria che straordinaria. Per questo è indispensabile che chi redige il piano conosca bene i centri di ricavo e quelli di costo. Ma non è sufficiente, perché è necessaria anche una competenza in termini economici, per posizionare le voci di costi e ricavi in modo corretto all’interno dell’anno solare. Se si effettuano un’analisi ed una stima corrette del piano economico si riesce senza difficoltà ad ipotizzare lo scenario a breve e medio termine. Su quello a lungo termine, oltre i cinque anni per capirci, sarebbe meglio non spingersi mai o, se lo si fa, è necessario introdurre riserve importanti, o corrette garanzie, per evitare che situazioni come quella relativa al Covid-19 rendano carta straccia qualunque previsione.

IL PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO È LO STRUMENTO FONDAMENTALE DA ADOTTARE PER POTER PROCEDERE ALLE OPPORTUNE VALUTAZIONI

Fare bene i conti è quindi il primo passo per poter avviare una contrattazione tra il gestore e l’amministrazione pubblica. Sul risultato economico si basano le decisioni, si valutano gli interventi correttivi e si decide, in sostanza, il futuro di una attività e di un servizio i fondamentale importanza.

Scritto da redazione