La confusione prevale su una programmazione lineare che avrebbe dovuto accompagnare il varo della riforma dello sport: alcuni post pubblicati sui social sintetizzano pareri e suggerimenti dei più accreditati professionisti del comparto
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
Il nostro settore, già falcidiato da quasi un triennio di crisi acuita da inflazione e costi energetici, segue con preoccupazione e comprensibile smarrimento gli ultimi lavori parlamentari di questa legislatura che dovrebbero anche ottimizzare il testo della nuova norma dello sport. Eventualità sempre più improbabile, tanto da fare auspicare a molti il posticipo della riforma dello sport, la cui entrata in vigore è fissata per l’1 gennaio 2023.
Leggendo alcuni post sui social le opinioni autorevoli dei più affermati esperti del nostro settore ci siamo sentiti di condividere le parole dell’avvocato Guido Martinelli, prodigo di considerazioni sempre molto pertinenti, anticipandogli con questo breve testo che avremmo pubblicato la serie di pensieri espressi via social da chi vanta competenza piena in materia.

“Avvocato Martinelli, se provocatoriamente lei dice di capire poco certe bizzarrie sistemiche, figuriamoci noi. Grazie per la sua puntuale sintetica analisi e per l’invito ad agire. È sul “tutti” che purtroppo sovente dobbiamo arrenderci: il tutti è un insieme di tanti “io” muscolari poco inclini ad agire coesi. Forse la sua guida competente, neutrale e nell’interesse del comparto potrebbe riuscire nel miracolo di compattare un settore prodigo di parole e propositi ma vittima di troppi, sterili distinguo. Su wbox.it riporteremo il suo invito a richiedere coralmente un decreto correttivo, rafforzando la sua posizione con quanto esprimono sui social altri esperti come Foresta e Manzotti, allineatissimi a lei. Rinnovo il grande grazie e non demorda dal suo proposito che va a beneficio del settore tutto”
Un pensiero riportato a seguito dell’ottimo abbrivio dato dall’avvocato Martinelli sia su LinkedIn che su Facebook. Le sue parole, di seguito leggibili, hanno poi spinto a condividere le opinioni di Martinelli altri due autorevolissimi professionisti del nostro settore, come è possibile appurare dagli interventi che qui fedelmente riportiamo.
Da Guido Martinelli:

“Più passa il tempo nello sport italiano più cerco di capire qualcosa tra rinvii di norme, duplicazioni di registri e liti per le poltrone (ultima quella per la presidenza FISI) più mi convinco che la situazione è grave ma non seria.
Tra tre mesi entrerà in vigore il decreto legislativo 38 sulla gestione degli impianti sportivi. Sembra scritto 50 anni fa.
Bene se tutti diciamo e siamo convinti della centralità dei temi della gestione degli impianti per lo sviluppo dello sport, perché non prevediamo un decreto correttivo anche per questo? La gestione del caro utenze e del post pandemia ha necessità di nuove regole. L’occasione è ghiotta perché non farlo?”
Parallelamente si è espresso anche il dottor Alberto Manzotti: prima in merito all’articolo apparso su Repubblica circa l’agonia in cui versano le piscine italiane per i costi energetici, poi, seguendo il post testè riportato, rispondendo a quanto pubblicato da Martinelli:

“Costi energia insostenibili, 50 milioni di euro del decreto aiuti bastano sì e no per 50 piscine in Italia. I comuni rischiano seriamente di vedersi restituire le chiavi degli impianti pubblici, salvo richieste di riequilibrio delle concessioni. Si tratta di eventi destabilizzanti non imputabili ai gestori, se non si trovasse un accordo il gestore potrebbe recedere e richiedere agli enti proprietari il rimborso di tutti gli investimenti realizzati non ancora ammortizzati. Anzi, in assenza di un intervento pubblico è molto probabile che questo accada anche in relazione all’entrata in vigore del nuovo codice della crisi dell’impresa che aggrava la responsabilità degli amministratori in ipotesi di prosecuzione delle attività qualora non vi siano le condizioni di continuità. Qualora la situazione non sia gestita a livello statale, prevedo ci saranno contenziosi; nel frattempo le piscine o torneranno in mano ai comuni oppure rimarranno chiuse, visto che si presume sia impossibile trovare un altro concessionario che sia disponibile a lavorare per rimettere”.
Interpretazione molto lucida e ben argomentata: serve che il messaggio arrivi chiaro e netto ai giusti destinatari: il primo è a fine mandato e vedremo che farà il nuovo governo; i secondi, gli enti locali, sono spesso con i bilanci in profondo rosso e hanno pochissime idee sovente parecchio confuse per impreparazione e dilettantismo diffusi.

Proseguendo sulla scia dell’abbrivio dell’avvocato Martinelli, Manzotti ha scritto:
“…Sono d’accordo. Nel webinar di AGISI ho sottolineato che la fattispecie del contratto di concessione non si addice al mondo dello sport, essendo nata per imprese dove il patrimonio è elemento essenziale. Il decreto 38/2021 non interviene nel merito del rapporto concessorio, ma solo sulle procedure e lo fa anche in modo da sollevare qualche dubbio”.
Sulla stessa lunghezza d’onda un altro professionista di rango, che ci onora sovente dei suoi articoli su wbox.it e su Happy Aquatics &Wellness, il dottor Donato Foresta, che risponde al post di Martinelli dichiarando:

“Martinelli Guido hai perfettamente ragione. Ci si è concentrati sul d.lgs.36 e sull’impiantistica sportiva si è rimasti al testo originario pieno di imperfezioni e non in linea con il codice dei contratti pubblici. Resteranno lettera morta anche le assegnazioni dirette che nessun ente pubblico farà alle condizioni indicate da questa norma. Però forse qui…altro che correttivo…ci vorrebbe un miracolo (ancora di più del correttivo del d.lgs 36…). Comunque giusto iniziare a parlarne. Grazie per sollevare il tema”
Insomma, loro, con idee chiarissime e l’alta competenza che li distingue, invitano a rivedere la norma con un decreto correttivo; quantomeno ad essere uniti nella richiesta e incominciare a parlarne.
Sulla loro capacità di dialogo costruttivo siamo certissimi; sarebbe auspicabile che dessimo ora tutti un vero segnale di maturità e, nell’interesse di ognuno, trovassimo modo di seguire queste figure di riferimento per addivenire ad un risultato convincente e conveniente per tutti gli attori coinvolti, nessuno escluso. La nostra storia dice che è impossibile, ma lo sport italiano in particolare, ha insegnato al mondo che per noi nulla è impossibile. È ora di passare dalle vittorie e trionfi dei nostri atleti che si allenano nei nostri centri sportivi, a qualche piccolo-grande traguardo appannaggio di un sistema messo a durissima prova da 32 mesi di difficoltà crescenti. Con qualche colpevole responsabilità anche nostra dovuta alla mancata coralità evocata dall’avvocato Martinelli. O siamo solo facili al lamento diffuso, ben documentato in questi giorni dalla stampa locale e nazionale, e incapaci di agire tutti uniti nel vitale interesse comune?