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La lettera, la posizione collaboratore-datore di lavoro e le opinioni a confronto

Le posizioni fra collaboratore e datore di lavoro, anche nello sport, non sempre collimano ph redfox by freepik

Alcune osservazioni di un ex collaboratore sportivo di Swim Planet in merito all’intervista a Luigi Cacciapaglia. La risposta della redazione

Spett.le Redazione,

scrivo in merito all’intervista a Luigi Cacciapaglia pubblicata prima su HA Wellbeing e poi, il 26 agosto, su wbox.it. Ho letto con interesse quanto riportato, ma vorrei riportare la mia esperienza in merito.
Ho lavorato per Swim Planet (l’azienda della Famiglia Cacciapaglia) dal 2008 al 2011, sempre assunto con contratti a termine o a progetto quando ovviamente non c’era nessun progetto, anzi avevo la responsabilità di aprire e chiudere gli impianti e di gestire la cassa.

Per tre anni, un progetto decisamente lungo.

Me ne sono andato dopo 3 mesi che nessun lavoratore dell’impianto prendeva più lo stipendio. Nelle riunioni che facevamo noi lavoratori, in cui era presente anche Luigi Cacciapaglia, venivamo spronati a dare sempre di più, perché avremmo ottenuto anche noi di più (la classica carota attaccata al bastone per noi era il miglioramento delle condizioni contrattuali)…e quello che abbiamo ottenuto è stato il fallimento totale di tutti i 18 impianti gestiti da Swim Planet e la perdita di un sacco di soldi (specialmente chi, diversamente da me, è andato avanti a lavorare ancora per mesi o ha fatto causa perdendo ulteriori proprie risorse e risparmi).


Quindi, quando nell’articolo parlate di un campione di imprenditorialità e visione, mi viene da ridere. A meno che la visione fosse proprio quella di sfruttare al massimo delle persone che avevano bisogno di lavorare, massimizzare i profitti e ad un certo punto chiudere tutto e andarsene.


L’affermazione migliore però resta: “Io dico sempre ai miei ragazzi che le cose le possono imparare tutti, ma se una persona non è buona d’animo può essere il professionista più valido del mondo ma porterà sempre problemi”.

Per una persona che ha subito i torti che vi ho riportato, sentir parlare di bontà d’animo un componente di una famiglia che ha affrontato col peggior cinismo l’imprenditorialità, è semplicemente intollerabile.
Scusate se mi sono dilungato eccessivamente.


Cordiali saluti
Gabriele Squillace

Swim Planet ha segnato una tappa significativa nel settore piscina-fitness, nonostante l’epilogo negativo

Gent.mo Gabriele,

visto che abbiamo trascorsi comuni (io magari vent’anni prima per ragioni anche anagrafiche) mi permetto un “tu” fra colleghi.

Intanto molte grazie per la tua missiva. Comprendo anche le tue ragioni e posizioni, e cerco di risponderti con un’analisi forse troppo parziale (mi scuso), perché è vero che allora si agiva con contratti a progetto, ma era una delle soluzioni che un settore non normato permetteva.

Oggi, con la riforma dello sport, non sarebbe più possibile.

Vero è che essere parte di un’impresa, ancorché configurata come SSD (Swim Planet, crescendo, divenne una SpA), alle volte è un vantaggio, altre meno.

Swim Planet Holding S.p.A. aprì Aquagranda a Livigno, all’epoca il wellness park integrato più grande d’Europa

Ma allora, rispetto a quello che si trovava nel mondo delle gestioni, Swim Planet era un pianeta avveniristico, di cui essere orgogliosi e che dava lavoro a tante persone, fra cui, con tutti i limiti e i modi che alcuni potrebbero reputare discutibili, anche a te.

Non so però se tu abbia mai provato ad essere imprenditore, ancor più in un comparto dove mancano riferimenti e considerazioni di cui godono industria, commercio, hospitality: non è una passeggiata. E quando le cose vanno male, è devastante.

Non solo come tuo ex collega, ma anche come datore di lavoro, comprendendo bene le tue osservazioni espresse civilmente e con equilibrio: meriti un plauso, perché restare senza stipendio prima e lavoro poi è altrettanto devastante come quello che vive un imprenditore.

Tuttavia, per un imprenditore del nostro settore vedere crollare un progetto, con tutte le risorse finanziarie divorate da una voragine che non ha più fine, e successiva perdita della propria casa e di ogni avere, con le banche che ti voltano le spalle e senza più nessuna possibilità di accedere al credito, è bene rimarcare che non è proprio una bella esperienza.

Ma, risollevarsi dalle ceneri e cercare di ricostruirsi avviando un nuovo progetto, sono pochi, pochissimi che riescono e sanno farlo.

Luigi Cacciapaglia mi ha colpito per questa capacità, dopo l’esperienza tremenda del fallimento e perché anche in questa nuova stagione imprenditoriale non è un banale gestore come sono diversi operatori, di fatto concausa di un’arretratezza sistemica per la quale va bene vendere/offrire servizi di serie “c”, ignorando le attese del cliente, facendo leva sui peggiori prodotti, su personale poco aggiornato e scarsa attenzione manutentiva: tutto per gestire al risparmio, lontani anni luce da qualità e servizio eccellente.

Da qui l’intervista, enfatizzando quanto di nuovo Luigi Cacciapaglia riesce ancora una volta ad ideare: certo, con affermazioni che collidono con quello che tu hai subito sulla tua pelle, ma che da intervistatore desumo siano sincere ed autentiche.

Il nuovo progetto imprenditoriale di Luigi Cacciapaglia, mutuando solo in parte quanto distingueva Swim Planet, non prescinde dal fitness offerto secondo standard di qualità

Comprendo benissimo il tuo stato d’animo (io ho lavorato nelle piscine senza mai essere stato messo in regola per 10 anni, perché nessuno mi faceva un contratto, nemmeno a progetto -!- pur avendo portato nel 94 un’atleta all’unica medaglia dei Mondiali di Roma: compreso che questo era il sistema, ho deciso di lasciare la piscina come tecnico/direttore e crescere come imprenditore, perché le mie rivendicazioni allora non avevano ascolto), ma non rinnego i ruoli che ho ricoperto per quello che guadagnavo, in posizione precaria e senza alcun contributo previdenziale.

Però, pur affrontando i miei dirigenti di petto e i vertici federali per rivendicare i miei diritti, non ho mai detto di sentirmi sfruttato anche se alle 5.30 aprivo l’impianto e anche se tutti i weekend, tutti, lavoravo. Sapevo che quello era il mondo in cui operavo: una scelta che comunque, in quegli anni, mi ha dato da vivere, permettendomi di alimentare la mia passione e di raggiungere traguardi splendidi con i miei atleti.

Fare impresa in Italia e nello sport in particolare (parlo di piscine e palestre) è quasi da eroi: parlo di impresa, non di gestioni molto discutibili.

Il che non toglie che ogni manager e lavoratore meriti contratti, rispetto, garanzie e riconoscimenti adeguati.

Scusa se mi permetto quanto ho riportato e se le mie considerazioni non collimano perfettamente con le tue lecite osservazioni. 

Spero sinceramente che dopo la non felice vicenda che hai vissuto in passato, tu abbia trovato una collocazione professionale degna del tuo valore e che sia lavorativamente soddisfatto e sereno.

Con riconoscenza, a nome della redazione, ti auguro tutto il meglio

Marco Tornatore

A chi fosse sfuggita ed avesse piacere di leggere l’intervista a Luigi Cacciapaglia, questo il link della pubblicazione https://wbox.it/luigi-cacciapaglia-il-fuoriclasse-diviso-fra-passione-innovazione-e-progettualita-evoluta/

ph Sport Club 12

Scritto da redazione