Una parte degli operatori, in questa lunga crisi, ha trovato conforto in qualche aiuto troppo selettivo per essere a beneficio di tutto il settore: diversi infatti “galleggiano” a fatica, lasciati soli nelle difficoltà. Sono le imprese che, fra club e filiera dei fornitori, stanno soffrendo senza alcun sostegno
Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo perché quanto emerge dalle righe che seguono mette in luce una situazione dove, in un contesto fortemente penalizzato dalla crisi e da leggerezze ed indifferenze della politica (ora che i partiti elemosineranno voti immeritati, ricordiamoci di pagarli con la moneta che hanno riservato allo sport) si sta delineando una doppio binario: il primo destinato ad un viaggio con qualche prospettiva per aiuti ed attenzioni ricevuti; il secondo, riservato ai tanti lasciati soli nelle difficoltà, che si configura come binario morto. Ma è possibile che una “Categoria” di operatori possa vivere nel discrimine fra figli e figliastri?

Spett.le Redazione,
vi scrivo per esprimere un punto di vista che forse non interpreta le posizioni della maggioranza dei colleghi, ma che non credo sia unica per il disappunto che esplicito.
Dirigo un centro privato con palestra e piscina da 25 metri e non rientro fra coloro che seguono federazioni o enti particolari perché la nostra è un’attività di servizio rivolta alla collettività che rientra nella sfera imprenditoriale. Orientiamo ogni nostro sforzo verso salute, sicurezza, benessere di ogni persona, per promuovere stili di vita attivi aiutando il nostro sistema a ridurre così i costi sanitari e ad incentivare lo sport.
Al di là del posizionamento, agiamo quindi come avviene in qualsiasi impianto sportivo/piscina di proprietà pubblica.
Avevo accolto con entusiasmo l’idea di rispondere al questionario promosso dall’Osservatorio Wbox e, effettivamente, avevo iniziato a considerare la prima parte delle domande.
Però, mosso da questa buona intenzione, mi sono subito bloccato al punto in cui si chiedeva di rispondere su eventuali meriti di governo, politica, enti di promozione, federazioni, gestori di impianti comunali …
Non ce l’ho fatta. Sono troppo irritato per poter dare una risposta a questo tipo di quesito.
Sono molto irritato perché aiuti e finanziamenti a fondo perduto non sono praticamente mai arrivati.
Sono molto irritato perché nel caso del fondo aiuti alle piscine di inizio anno, pur avendo tutte le carte in regola, …non siamo rientrati nell’elenco dei beneficiari. Parametri di assegnazione ad ecludendum, con esclusione dei figli di un dio minore (non siamo pochi).

Sono molto irritato perché anche nel secondo fondo aiuti per le piscine, guarda caso, qualcuno ha aggiunto una piccola condizione che parla di benefici riservati alla società/impianto/piscina “…nella
quale si sia svolta almeno una competizione di un campionato nazionale in una disciplina e distanza olimpica, riconosciuta e certificata dalla Federazione sportiva nazionale di competenza”
Quindi un altro provvedimento riservato ai SOLITI impianti.
Domanda: ci sarà lo zampino di qualche personaggio politico presente in qualche federazione?
I provvedimenti a favore di un settore come il nostro possono essere condizionati dal fatto di essere affiliati ad una federazione o di organizzare gare quando il servizio sportivo, come oggi recita la Costituzione che ne riconosce la funzione educativa, è rivolto al cittadino in modo inclusivo e non limitatamente a coloro che gravitano nella sfera agonistico-sportiva?
Palestre e piscine devono essere al servizio di tutti i cittadini e non solo di quelli che hanno inclinazioni sportive allineate ai fini federali. Senza dimenticare che buona parte delle società affiliate lo fanno per ragioni di comodo (vedi i vantaggi previsti anche dall’ultimo bonus per le piscine) e non per allinearsi a quanto le federazioni richiedono ai propri affiliati
Sono molto irritato con la FIN.
Sono molto irritato perchè gli EPS sono scatole VUOTE: abbiamo dovuto avvisarli noi, nel nostro territorio, di bandi, regole e documenti da produrre.
Sono molto irritato con molti gestori delle piscine comunali che, dopo aver ricevuto dai propri comuni montagne di soldi, vorrebbero concordare con noi privati un giusto aumento per la prossima stagione, ben 25 centesimi ad ingresso.
Sì,ha capito bene, ottengono 100.000-200.000 euro dalla collettività e pensano di aumentare il listino del 5%.
Tanto il prossimo anno il comune non li farà di certo fallire e garantirà altri aiuti.
Ci lamentiamo dei politici nazionali e locali, ma questo modo di interpretare la gestione di impianti mi sembra sia tranquillamente collegabile ai vecchi carrozzoni statali.
In merito a queste abitudini, che si commentano da sole, non aggiungo altro.
In realtà non capisco come una Piscina possa essere gestita con i costi energetici attuali, ma ancor più quelli che troveremo in autunno se le proiezioni del costo del gas saranno quelle oggi annunciate.
Sono perplesso con i nostri vicini che non lasciano trasparire nessuna criticità.
Sarà vero? Oppure si ripropone la situazione di novembre 2020 quando tutti volevano tenere aperto ma con il 50% di fatturato in meno? Per fortuna allora abbiamo chiuso e spento tutto.

Ma principalmente sono molto amareggiato e deluso perché sto pensando seriamente di non riaprire la piscina a settembre, perché credo che i presupposti non ci siano e l’errore più grande sarebbe quello di chiudere gli occhi e sperare.
Quindi…forse il problema sono io.
Chiedo scusa per lo sfogo.
Ma ad oggi nessuno ha prestato ascolto e la categoria di chi gestisce impianti sportivi, pubblici o privati che siano, vive grandi difficoltà che però, per alcuni, sono meno gravi per aiuti che aiutano poco chi ne beneficia e penalizzano molto chi non li riceve.
Grazie per la vostra attenzione, sperando di non essere una voce isolata in un coro che spesso sembra stonare.
Lettera firmata
In effetti non si tratta di una voce a sé, ma è quella di tante società che operano nel pubblico (molte dagli enti locali hanno solo ricevuto dei no), private, che, non disponendo di aiuto alcuno, devono misurarsi con una concorrenza artificiosamente “sleale” e tante imprese, molte della filiera, che in 30 mesi di sofferenze, non hanno ricevuto il benché minimo aiuto.
In tal senso, la moria di società sportive e di gestione e di aziende del comparto potrebbe essere solo all’inizio perché ci si preoccupa di alcuni e non di tutti.