2° Parte – segue alla pubblicazione dell’articolo di Fabrizio Bortolon del 26 gennaio scorso – sezione In Evidenza
Dettaglio
Nella nuova normalità c’è qualcosa che, anche tu, conosci perfettamente. Con Passione Fluida voglio portarla in evidenza e condividerla con te. Di questo tratta la seconda parte dell’articolo “La Persona nel Centro” che hai iniziato a leggere la volta scorsa; o, se non lo avessi ancora letto, che puoi trovare su wbox.it nella sezione Passione Fluida-In Evidenza.
Allora. Nella pandemia il Diritto al Benessere si è affermato come valore essenziale. Si declina fra Salute e Prevenzione, in verità non da oggi. Così, quando parliamo di benessere, siamo tutti fermamente convinti che, l’attività motoria, sia un suo stesso fondamento. Occorre però essere coerenti a tutti livelli. Ci deve essere insomma una vera comunione d’intenti. Ti riporto qui un episodio di vita reale. Una mia conoscente. Donna. Sessant’anni. Divorziata. Due figli. Lavoro d’ufficio. Fumatrice. Sovrappeso. Pressione alta. Osteoporosi. Affanno. Va dal suo medico di base per fare degli accertamenti.
“ C’è la persona prima di qualsiasi missione e mansione” J.J. Rousseau.
<<Vuole stare bene, veramente?>> Le chiede il dottore.
<<Si. Certo.>> Gli risponde lei.
<<Bene. Allora. Oltre a tutti gli accertamenti da eseguire, alle medicine che le prescrivo, si deve anche dare da fare.>>
<<Che vuol dire dottore?>>
<<Vuol dire che deve iniziare a mettersi in movimento!>>
Giusto. Corretto. Così, questa mia conoscente ha iniziato a informarsi prima in rete. Poi è andata di persona, nella sua zona, a visitare i centri sportivi che aveva visto digitalmente. Dopo qualche tour, qualche giorno di prova ed aver confrontato le offerte commerciali e il palinsesto delle proposte, ne ha scelto uno.

Ha fatto l’iscrizione. Ha pagato la quota annuale. Si è comprata l’abbigliamento adatto. Ha prenotato la sua prima lezione dall’applicazione. Poi, ripassando dalla segreteria, proprio prima di entrare negli spogliatoi, le hanno chiesto il certificato medico per la pratica sportiva non agonistica.
Giusto. Ecco anche la prevenzione. L’impianto per altro ha anche a disposizione il medico sportivo. Primo posto libero però tra un mese. Allora torna a casa. Si collega e s’informa in rete. Trova nella sua zona un centro medico polispecialistico convenzionato. Chiama. Il primo posto libero per la visita è tra due (2) settimane. Dai. Meglio che niente. Prenota. Qualche giorno prima della visita medica le arrivano dei parenti a casa in visita di piacere. Si fa baldoria. Si tira fino a tardi. Aperitivi. Cene. Dopocena. Una gran goduria. Il giorno della visita medica, per andare dal medico sportivo, si veste come se dovesse fare la semifinale delle olimpiadi. Entra nel centro medico polispecialistico convenzionato. Chiede informazioni. Paga la visita. Le dicono di aspettare in sala d’attesa. Le danno un foglio da compilare.
Va benissimo la prevenzione ma, le complicazioni, limitano la prassi
È scritto tutto minuscolo. Gli occhiali li ha lasciati a casa. Quando la chiamano si alza dalla sedia. Il dottore le fa strada. La invita a accomodarsi. Le chiede il motivo per cui sta facendo questa visita e soprattutto perché non ha compilato il foglio? Lei lo spiega. Lui inizia a scrivere. Per compilarlo ci mette diversi minuti. L’anamnesi segue lo schema impostato. Facile. Poi l’esame vero e proprio. La macchina a sostegno. Elettrocardiogramma. Spirometria. Funziona tutto. Giusto qualche elettrodo che non tiene. I risultati però non promettono nulla di buono.
<<Ascolti. Le indico qui altri esami da fare. Holter pressorio. Holter cardiaco. Glicemia. Può farli anche qui, da noi. Li prenoti ora. Una volta fatti questi esami. Torni da me con i risultati. A quel punto le potrò rilasciare l’idoneità sportiva.>>
Domanda. Secondo te, questa persona, con tutte questi paletti, si è messa in movimento? Hai indovinato. La risposta è no! Va benissimo la prevenzione ma, le complicazioni, limitano la prassi. Infatti, tornata a casa, con tutta la sua delusione, la mia amica, si è lasciata andare. Ci aveva creduto veramente. Era determinata. Ora. Ti faccio un’altra domanda. Quante persone, secondo te, hanno fatto la stessa esperienza della mia conoscente?
Parlando proprio di Strategia Marketing e Comunicazione di base, perché nessuno l’ha più contattata?
Aspetta. Di tutte le persone con cui lei è entrata in relazione, fra richieste, prove, iscrizioni, acquisti e pagamenti, secondo te, in quanti l’hanno contattata? Anche solo per sapere come stavano andando le cose? Di nuovo. Hai indovinato. Nessuno! A parte quel medico incompetente che, secondo me, andrebbe radiato dall’albo immediatamente per conflitto d’interessi ma, ti chiedo, tenendomi proprio terra terra, sul piano commerciale di primo livello, senza volare troppo in alto, parlando proprio di Strategia Marketing e Comunicazione di base, perché nessuno l’ha più contattata?

Quello che ti voglio dire è che, tu fai dei progetti meravigliosi poi, all’atto pratico, questo è quello che succede nella realtà. Neanche ho toccato la questione della burocrazia, della pandemia e del rincaro delle bollette ma ora sai perché alcuni clienti non ti commissionano più nulla e non ti pagano più la quota. Sto parlando di club, aziende e imprese. Tutte oggettivamente in difficoltà e non da oggi. I clienti proprio non li seguono più. Si parla solo di sovvenzioni e normative più calzanti per ottenere un portafoglio più capiente. Il dramma è che questi gestori, non si rendono conto, di essersi allontanati dalla loro stessa missione.
Non ho toccato la questione della burocrazia, della pandemia e del rincaro delle bollette, ma ora sai perché alcuni clienti non ti commissionano più nulla e non ti pagano più la quota
La tradizione non viene più rispettata. I valori fondamentali dello sport sono incentrati sulla salute della persona, anche a livello sociale. In questo modo anomalo, contemporaneo, di fare le cose, la nostra storia viene recisa di netto. C’è solo una buona impostazione di facciata che si mantiene unicamente allo scopo di ottenere vantaggi contributivi. Si vogliono fare solo affari. Il botteghino è tutto ciò che conta. Questo è il modello del puro spirito capitalistico e, questo, è proprio ciò che ci ha portato fin qui. Ora però è evidente a tutti. Finalmente. Io lo dico da anni. Questo stato di cose non può più andare avanti così!
Il dramma è che questi gestori non si rendono conto di essersi allontanati dalla loro stessa missione
La nuova normalità lo impone. Tu, con la tua impresa, sei pronto. Lo so. Sei felice di tutto questo. Chi ha agito con scarsa professionalità, senza autorizzazioni e offerto servizi di pessimo gusto è giusto che non possa perseguire il suo lucro maldestro. Ha tradito la natura stessa del fondamento della nostra società. Va fermato. Questa secondo me è una prospettiva utile, per tutti, con cui può iniziare, di nuovo, a pieno regime, per orientarci verso il vero grande benessere, in questa nuova normalità, in cui tutti ottengono le marginalità che si meritano.

Scusa. Giusto una curiosità. La quarantena. Il certificato verde. Secondo te. Chi li ha inventati? Lo sai. Dai. Per entrare a Venezia, qualche centinaio di anni fa, quando la peste falcidiava villaggi interi, cosa ti facevano fare e cosa ti chiedevano prima di entrare nella Serenissima? Nel libro “Le Confessioni” scritto da Jean Jacques Rousseau verso la fine del ‘700, c’è un episodio che ti voglio raccontare. Si tratta di qualcosa di edificante, secondo me, a livello sia commerciale, sia sociale.
Allora. Iniziamo a dire che il nome di J.J. Rousseau tutti l’hanno sentito. Viene considerato uno dei padri della Rivoluzione Francese, da cui tutti gli stati moderni hanno preso il via. Lui non apprezzerebbe questo appellativo ma qui, giusto per capirci, ci sta. È lui che ha scritto “Il Contratto Sociale” in cui si trovano pagine memorabili, per chiunque, fra di noi, si voglia definire un uomo moderno e aspira dunque a vivere in una società di diritto, rispettosa di questa definizione. Pochi sanno però che J.J. Rousseau era un trovatello. Hai visto oggi lungo le nostre strade le persone che ti chiedono l’elemosina, che aprono i cassonetti dell’immondizia e ci rovistano dentro per trovare qualcosa di utile al loro sostentamento? Ecco. J.J. Rousseau è cresciuto in una condizione di povertà estrema. A un certo punto della sua vita, però, grazie alle relazioni che coltivava con molta cura, il nuovo ambasciatore francese a Venezia gli offre l’incarico di segretario. Bene. Nella trattativa purtroppo non si trova l’accordo. In quel momento della sua vita J.J. Rousseau è un nullatenente. Senza una casa. Senza un lavoro. Senza una rendita. Senza una specializzazione. Senza sapere come mettere insieme il pranzo con la cena. Gli vengono offerti un’occupazione, una dimora, da mangiare, da vestire e un incarico anche prestigioso. Chiunque altro avrebbe accettato l’offerta senza neanche batter ciglio. Lui però entra in trattativa. Il compenso offerto non lo ritiene adeguato al compito da svolgere. Rifiuta. L’ambasciatore offeso parte per Venezia ingaggiando un altro segretario. Rousseau continua il suo vagabondaggio, felice, colmo di gioia, per tutto ciò che la vita, ogni giorno, gli offre. Cieli stellati. Alberi. Frutti. Boschi. Colline. Montagne. Fiumi. Laghi. Relazioni. Amori. Amicizie. Lettura. Scrittura. Musica.

Dopo qualche mese, riceve una missiva. L’ambasciatore lo manda a chiamare. Accetta insomma le sue condizioni contrattuali. Appena ricevuti i soldi d’anticipo richiesti, anche per il viaggio, parte. Quando però arriva nei pressi di Venezia lo fermano. Era sprovvisto del certificato di sanità e fu costretto a fare la quarantena. Lo portarono su un’isoletta. Lo lasciarono in una grande caserma, in una stanza, con un letto e una scrivania. Ogni giorno, in pompa magna, gli servivano colazione, pranzo e cena. C’era anche un gran bel giardino dove si poteva prendere il sole e stare all’aria aperta senza essere disturbato. Leggeva e scriveva a suo piacimento. Si prendeva i suoi tempi, senza dover dar conto a nessuno. Quaranta giorni memorabili, dirà poi lui. Un’opportunità rara. Ecco, dunque, un episodio inatteso che evidenzia, secondo me, almeno tre (3) questioni importanti. La prima. La trattativa. Qui è chiaro perché J.J, Rousseau è considerato il padre della Rivoluzione Francese. I suoi scritti sono passati alla storia. Le sue composizioni musicali fanno ancora oggi scuola. Ciò che però qui, voglio mettere in evidenza, è tutta la carica di giustizia che lo muove, in riferimento in questo caso allo sfruttamento delle persone, dei ruoli e dei compiti.
Una persona rispettata, riconosciuta e apprezzata, è decisamente molto più motivata di un’altra che è sfruttata e che esegue gli ordini per convenienza e non per convinzione
Ci vuole rispetto. Questo afferma J.J. Rousseau. C’è la persona prima di qualsiasi missione e mansione. Si tratta in verità anche di convenienza per il committente. Una persona rispettata, riconosciuta e apprezzata, è decisamente molto più motivata di un’altra che è sfruttata e che esegue gli ordini per convenienza e non per convinzione. Quest’ultima farà la differenza sul risultato finale, sempre e inevitabilmente. Seconda questione da sottolineare è proprio il carattere commerciale di questo episodio.

J.J. Rousseau, infatti, senza aver fatto mai neanche un corso di formazione di venditore, ci offre una lezione d’economia senza uguali, su come si raggiunge ciò che è giusto ottenere in una trattativa, ossia, il proprio e unico tornaconto.
Meglio non iniziare alcuna collaborazione se l’interlocutore non riconosce la tua professionalità
Ci si alza dal tavolo se le cose non ci aggradano. Si saluta. Si fanno i migliori auguri all’interlocutore e si va avanti per la propria strada. Chi può permettersi però oggi un tale approccio? Se però ciò che affermi è coerente con te stesso, allora, non solo puoi farlo ma, lo devi proprio fare! Senza alcun timore! Meglio non iniziare alcuna collaborazione se l’interlocutore non riconosce la tua professionalità. Sappi che, se cedi, in quel momento, agli occhi dell’altro, cederai sempre. Sei già marchiato. Sottomesso. Inquadrato. Questo è ciò che arriva all’altro. Facile sovrastarti, gestirti e ordinarti, qualsiasi cosa ci sia da fare. Sarai sempre soggetto a chi ti ha ingaggiato. J.J. Rousseau rovescia i rapporti di forza. È l’ambasciatore che ha bisogno delle sue competenze. Deve pagare profumatamente per averle. Soprattutto ora che ha visto l’incapacità della sua seconda scelta. Giusto una parentesi. J.J. Rousseau parlava perfettamente l’italiano. Aveva vissuto a Torino. All’epoca capitale sfavillante del regno sabaudo, punto di riferimento europeo, al cui confronto Parigi sembrava un giardino incolto, soprattutto a causa dei suoi cittadini. Terza questione. Il rispetto delle regole, per salvaguardare la salute delle persone e dunque l’economia del territorio interessato. A quel tempo era certamente più facile gestire i flussi, anche dei viaggiatori. C’erano le porte per entrare in città. Lo testimonia anche un altro scrittore, sempre francese, per me, notevolissimo, Michel de Montaigne. Nel suo “Diario di Viaggio in Italia” ci racconta, alla fine del’600, del suo certificato di sanità personale, sempre aggiornato e pronto a mostrarlo a ogni occasione richiesta. Comunque sia è certo che, queste pratiche di gestione degli accessi nei borghi, sia per garantire la salute delle persone, sia per salvaguardare le casse comunali, nonché per controllare chi e cosa transitasse, le abbiamo inventate noi, italiani. Quindi, non possiamo stupirci di cosa accade oggi a meno che siamo in cattiva fede, oppure non abbiamo ricevuto le corrette informazioni per essere consapevoli di ciò che è la nostra stessa storia.
“Passione Fluida punta a per farti cogliere l’opportunità che la situazione pandemica ci pone di fronte”
Con Passione Fluida cercherò di fare il possibile per farti cogliere l’opportunità che proprio questa situazione ci pone di fronte. C’è chi si spaventa e si arresta. C’è chi reagisce e lo fa scompostamente. C’è chi prende le misure, si aggiorna, valuta e definisce l’ambito delle proprie relazioni, per proporre soluzioni dedicate e personalizzate, grazie alla sua esperienza. Qui sta la differenza fra chi si lamenta e chi ottiene risultati. Ecco. Adesso anche tu sai che la nostra quotidianità non viene poi da molto lontano. Anzi. Si tratta solo di consapevolezza e, proprio su questo verte la terza parte di questo primo articolo di Passione Fluida che, potrai leggere già dalla prossima settimana.
Fabrizio dr Bortolon
Consulente Filosofico d’Impresa –
drbortolon@e-eaco.it