Se la Bce punta ad una stretta, sono diversi i parerei degli esperti che minimizzano il peso recessivo. Con effetti anche meno pesanti per i consumi e per il settore sportivo
Gli scenari cupi di recessione sembrano diradarsi parzialmente e si parla di inflazione che, raggiunto ormai il suo picco, potrebbe calare nel secondo semestre 2023. Intendiamoci, siamo sempre nel campo delle ipotesi, dove gli “esperti” oggi dicono tutto e fra 15 giorni potrebbero dire l’esatto contrario del “tutto”. In finanza ed economia le previsioni sono sovente errate e quindi possiamo considerare con riserva quanto dicono i vertici di economia e finanza europei, con la BCE in testa.

Tuttavia cogliere che i venti di recessione si mitigano in generale è una prospettiva rassicurante ed ancor più lo è per chi opera nel settore salute, sport, benessere. Perché di battute d’arresto ne abbiamo subite troppe ed ora che sta innescandosi il processo di ripartenza con basi abbastanza solide, intravedere un 2023 con inflazione che rallenta è una gran bella notizia.
Ripetiamo, da prendere con le pinze, ma ora, più di ieri, possiamo pianificare il futuro delle nostre aziende considerando un primo scenario con i tassi che tonano a valori tollerabili e inflazione in decrescita ed un secondo quadro meno positivo, ma comunque non segnato dalla paventata pesante recessione.

Come riportato dall’indagine di Morgan Stanley, i consumatori sono frenati nella spesa ma lo sono molto meno per fitness e sport. Se quanto riporta questo articolo di ripartelitalia.it verrà confermato già a partire da metà dicembre con la Bce che potrebbe rivedere l’aumento dei tassi nonostante la Fed sia arrivata ad aumenti del 3,75%, sarebbe un primo passo verso una rivisitazione della stretta monetaria su valori più tranquilli, con benefici per l’economia reale e, quindi, per anche per palestre, piscine e centri sportivi.
EUROZONA: LA RECESSIONE FA MENO PAURA
L’Eurozona va verso la recessione, ma non sarà il ‘bagno di sangue’ che si poteva ipotizzare a settembre con i prezzi del gas a oltre 200 euro. E dunque la Bce non ferma la stretta monetaria, anche se sulla scorta della Fed potrebbe rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi già a dicembre.

A meno di un mese dal meeting del 15 dicembre, Francoforte inizia a tirare le somme dei dati delle ultime settimane, come l’indice Pmi di novembre o l’indice Ifo di fiducia in Germania, migliori del previsto. A dispetto di alcune attese di un 2023 ‘nero’ con recessione globale, “le previsioni della Bce e dell’Ue vanno nella stessa direzione, verso una crescita bassa dell’economia dell’Europa e un’inflazione alta”, spiega il vicepresidente della Bce Luis de Guindos a Milano. I resoconti della riunione Bce di fine ottobre dipingevano così la situazione: dopo una stagnazione nel terzo trimestre, nei due trimestri successivi l’economia dei Diciannove va “verso una recessione tecnica. Ma il capo-economista Philip Lane tratteggiava “uno scenario molto diverso da quello di un periodo prolungato di crescita negativa” e dallo scenario avverso (con prezzi energetici alle stelle e razionamenti) descritto nelle ‘staff projections’ della Bce di settembre.
Cosa deciderà la Bce a dicembre forse è riassunto bene nelle parole del governatore irlandese: “i tassi devono salire”, è troppo presto per dire quanto, “non escluderei nulla”. De Guindos ha anticipato che l’inflazione incomincerà a rallentare “nella prima metà dell’anno prossimo” e “forse siamo molto vicino al picco”. Parole che farebbero escludere che, dopo due maxi-rialzi da tre quarti di punto sia a settembre che a ottobre, la Bce voglia fare altrettanto il prossimo mese. In fondo la Fed fa intendere di rallentare fra le difficoltà dell’economia Usa. E le ‘minute’ del meeting del 26-27 ottobre già verbalizzavano come “diversi membri” avrebbero voluto un rialzo dei tassi più cauto, da mezzo punto. Il fronte delle ‘colombe’ si è risvegliato, con un ritrovato piglio, nelle ultime settimane, di governatori come Ignazio Visco della Banca d’Italia o del consigliere esecutivo Fabio Panetta.

Non è detta l’ultima parola, però. Isabel Schnabel, anch’essa del comitato esecutivo Bce e non un ‘falco’ come l’olandese Klaas Knot che chiede di portare il costo del denaro (ancora espansivo) in zona restrittiva, dice che il margine di manovra per rallentare la stretta monetaria “resta limitato”. Di sicuro “dovremo alzare ulteriormente”, è il ragionamento anche considerando che il tasso Bce sui depositi ha ancora strada da fare, essendo ancora all’1,50%, contro il 3,75-4% della Fed.
Probabile che a dicembre il compromesso rallenti la stretta a mezzo punto. Ma è un compromesso che potrebbe avere come vittima il quantitative easing: già a dicembre “ci sarà una discussione”, ha spiegato Guindos, dopo che il pressing dei ‘falchi’ ha anticipato la calendarizzazione del processo con cui la Bce inizierà a liberarsi delle centinaia di miliardi di bond comprati negli anni.
Fonte: ripartelitalia.it