La recente riapertura della piscina con palestra Cambini Fossati, il parallelo ammodernamento (finalmente) di spogliatoi e servizi della Samuele e nuovi impianti all’orizzonte nel Milanese, rilanciano il grande progetto del compianto Danilo Vucenovich
La Lombardia per l’industria, la moda, il commercio è sempre stata un traino per il Paese ed un riferimento europeo. Paradossalmente, Milano ha invece stentato parecchio sotto il profilo dell’impiantistica sportiva, in particolare per i centri acquatici.
Mentre sta vacillando l’esemplare modello manageriale del Comitato Regionale FIN, che si identificava nella guida trentennale di un grande presidente come Danilo Vucenovich, scomparso lo scorso autunno, con l’azzeramento dei vertici dei giorni scorsi, in attesa di una nuova guida e nuovo consiglio con elezioni attese per giugno prossimo, Milano dà segnali confortanti in merito agli impianti natatori.
Anche in questo vi è un preciso richiamo alla progettualità avviata dall’indimenticabile presidente, che sognava un rilancio della Milano acquatica con la realizzazione di poli natatori d’eccellenza.
Ad oggi Milano ha potuto contare su una malconcia piscina destinata ad atleti e società sportive che sta finalmente rinascendo: l’impianto Daniele Samuele di via Mecenate che avrà –udite udite– spogliatoi e servizi degni di un complesso moderno ed igienicamente affrontabili. Un investimento di circa 1 milione di euro, con il serio problema dei tempi dilatatisi oltremisura che comportano disagi per le manifestazioni programmate o l’annullamento di appuntamenti di cartello. Ma da giugno sembra che la Samuele potrà essere completamente accessibile ed efficiente.

Al capoluogo lombardo non può certo bastare l’iconico impianto Aquamore Bocconi, fra l’altro di proprietà privata, a soddisfare la domanda di acqua sportiva di Milano: ma sicuramente oggi, poter presentare al mondo un centro così moderno e tecnologico, è un biglietto da visita con pochi eguali.
Di questo era consapevole Danilo Vucenovich che vedeva di buon occhio il complesso della Bocconi; per anni si era battuto per la realizzazione di altri poli acquatici che elevassero Milano e la Lombardia ai livelli che storicamente aveva occupato nel secolo scorso.

Il complesso Cardellino era uno dei grandi obiettivi del Presidente; le recenti vicende burocratiche e sistemiche sembravano negare il coronamento di un paziente percorso che era durato quasi un decennio. In barba però alle resistenze e ai tentativi di opporsi, con l’aumento di ulteriori 3 milioni di euro rispetto ai 21 previsti, l’impianto si farà: e questa è una grande notizia perché abbonderanno le vasche da 50 (due: una indoor e una outdoor) con altre piscine di misure più contenute che completeranno questa realizzazione fondamentale per Milano e la Lombardia.
A favore delle opere milanesi, poche settimane fa è stata riconsegnata ai cittadini la rinnovata piscina Cambini Fossati, riaperta dopo anni di lavori offrendo oggi così un polo polisportivo con piscine, campi da tennis e da paddle, fitness e boxe. Per questo impianto si parla di vasca da 25 e di vasca per altre attività come avviamento al nuoto, fitness acquatico etc. oltre all’attigua palestra per boxe e fitness.

Per restare nel Milanese, ma al di fuori dell’area urbana, c’è da ricordare il varo del rinnovato storico impianto Carmen Longo di Sesto San Giovanni che negli ultimi anni versava in condizioni veramente impensabili per un centro sportivo del terzo millennio. Ora è rinata e rafforza l’offerta acquatica della provincia. Senza dimenticare che anche le piscine coperte De Gregorio e Olimpia del medesimo comune sono oggetto di riqualificazione.

Insomma, Milano, pur con qualche fatica di troppo e alcune riserve sulle istituzioni e sulla parte politica, sta acquaticamente rinascendo considerando anche gli interventi di privati con il prossimo varo delle Terme di San Siro e l’avvio dei lavori per la realizzazione in chiave moderna del nuovo Lido. A proposito del Lido, questa opera è stata assegnata alla spagnola GoFit che investirà 24 milioni di euro di tasca propria: ma dopo tre anni dall’assegnazione, i vertici spagnoli non hanno ancora avuto il permesso per avviare i lavori, a riconferma che Milano nelle sue istituzioni è spesso il vero grande freno al rilancio degli impianti sportivi.

Anche perché qualche mese fa si parlò di chiudere l’esperienza della partecipata Milanosport, per cedere i 17 impianti gestiti dall’ente pubblico ai privati.
Erano solo parole, perché nessun altro passo è stato fatto in quella direzione: al di là di aspetti squisitamente gestionali e di costi a carico della collettività, non mancheranno i problemi, dal momento che, grazie alla collaborazione di FIN Lombardia a guida Vucevonich, Milanosport poteva contare su un servizio, erogato dal Comitato Regionale, relativo agli istruttori e agli assistenti bagnanti operanti nei 17 impianti della partecipata.
Con la situazione di stallo determinatasi nel Comitato Lombardo, Milanosport si vede costretta ad indire un bando europeo per ricevere un servizio fino a ieri assicurato da FIN Lombardia: individuare una realtà che possa assicurare personale per oltre 500 profili, anche alla luce della prossima riforma del lavoro sportivo, appare una vera insidia che potrebbe limitare molto l’operatività e la qualità dei servizi erogati da Milanosport.
Per una buona notizia relativa al rilancio impiantistico della Milano acquatica, ne dobbiamo registrare altre meno liete. Ma questa è l’Italia e non dobbiamo stupirci di nulla, sperando che i prossimi sviluppi sugli impianti e servizi sportivi in Lombardia possano essere commentati in modo ulteriormente positivo.