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La terapia in acqua per pazienti oncologici

L'acqua è un potente alleato anche per il recupero di pazienti oncologici ph Roberto Borino

I benefici della terapia in acqua post-intervento chirurgico oncologico (e non solo)

Questo articolo è stato pubblicato anche su Happy Aquatics & Wellness di settembre/ottobre.

Per rendere l’articolo, piuttosto esteso, più accessibile online, viene diviso in due parti, la seconda della quali verrà pubblicata il 28 ottobre e sarà focalizzata sulla Aqua Lymphatic Therapy.

PARTE 1

bertoccochiara@gmail.com

PERCHÈ IN ACQUA?

Il nostro legame con l’acqua è molto profondo e ci riporta indietro nel tempo, alle origini della vita sulla Terra ma anche alla nostra vita prenatale. Il nostro stesso corpo è costituito per due terzi di acqua e indubbiamente essa costituisce per noi un elemento indispensabile.

Ognuno di noi si muove in modo diverso e possiede abilità motorie differenti: questo accade anche in Acqua.

Chiara Bertocco, esperta di idroterapia e laureata in fisioterapia, immersa in uno dei suoi contesti professionali, ovvero in una piscina riabilitativa termale

Il termine idroterapia deriva dall’ unione delle parole greche hydor (acqua) e therapeia (guarigione). L’acqua ha sempre avuto una forte valenza aggregante nella storia della civiltà umana: basta pensare ad esempio ai fiumi che mettono in comunicazione città e paesi diversi o al mare che, bagnando varie nazioni, hanno permesso scambi commerciali e culturali. Non si sa con precisione quando l’acqua fu usata per la prima volta per scopi curativi, ma si sa che Ippocrate (460-375 a.C.) usava i bagni di contrapposizione (acqua calda e fredda) nel trattamento di malattie.

La riconosciuta efficacia terapeutica delle acque non solo termali ha comportato il loro inserimento nel sistema sanitario nazionale

L’ impiego delle acque termali per idroterapia, nel bacino del Mediterraneo, era conosciuto fin dai tempi antichi, come evidenziato dai reperti archeologici, dalle testimonianze letterarie e scientifiche, dalle numerose epigrafi. L’acqua per scopi ricreativi e curativi fu largamente usata ad esempio dai Romani. La riconosciuta efficacia terapeutica delle acque non solo termali ha infatti comportato il loro inserimento nel sistema sanitario nazionale e nei livelli essenziali di Assistenza. È solo negli anni 50, in Inghilterra, che l’utilizzo terapeutico dell’acqua esce dal contesto termale; da allora, in tutto il mondo occidentale si sono moltiplicati i centri di riabilitazione che prevedono l’utilizzo di vasche terapeutiche.

Piccole vasche per rehab e recupero funzionale sono importanti, ma decisiva è la professionalità del terapista, ancor più con pazienti oncologici – ph HydroWorx International

La terapia in acqua ha assunto quindi un ruolo fondamentale a fianco delle altre possibilità di trattamento. Il trattamento in acqua rappresenta una forma di terapia coadiuvante non esclusiva, inserita nel capitolo della rieducazione motoria.

QUALI SONO I BENEFICI DELLA TERAPIA IN ACQUA?

L’esercizio in acqua comporta diversi effetti terapeutici:

1) EFFETTO ANTALGICO E MIORILASSANTE: il calore dell’acqua provoca una reazione neuro-ormonale che prevede la liberazione, di endorfine (sostanze analgesiche che si liberano nelle situazioni in cui avviene un trauma). Una volta alleviato il dolore il soggetto riesce a muoversi con maggiore agilità e la serie dei movimenti terapeutici può aumentare. Il calore dell’acqua, attraverso l’uso corretto della temperatura, diventa importante anche per trattare le tensioni-dolori muscolari, in modo da interrompere il circolo vizioso: dolore- contrattura muscolare- danno tissutale.

Il miglioramento della mobilità articolare è primo obiettivo che il terapista si pone nel percorso di recupero funzionale completo

2) MIGLIORAMENTO DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE: l’effetto antalgico e miorilassante associato all’immersione in acqua, che provoca la riduzione delle forze compressive sulle articolazioni e quindi una sensazione di leggerezza che permette al paziente di muovere le sue articolazioni più liberamente e con uno sforzo minore rispetto allo stesso movimento eseguito sulla terra e cio’ comporta un miglioramento della mobilità articolare; quest’ultima rappresenta il primo obiettivo che il terapista  si pone nel percorso di recupero funzionale completo, sia esso post-trauma, post-intervento chirurgico o in eventuali altre condizioni dolorose algiche.

3) MIGLIORAMENTO DELLO STATO DELLE CUTE E DELLA CIRCOLAZIONE: il calore dell’acqua dilata anche i vasi sottocutanei ed aumenta l’afflusso di sangue alla pelle, migliorando così lo stato della cute, specie nei soggetti che hanno una circolazione periferica debole; non appena il sangue raggiunge i muscoli, la loro temperatura aumenta ed essi si contraggono più facilmente e con una funzione migliorata. Con la ripresa precoce dell’esercizio in acqua migliora anche la forma cardiorespiratoria.

4) EFFETTO DRENANTE: quando ci si immerge, più vado verso il fondo di una piscina più aumenta la pressione che “schiacciando” effettua una compressione sui tessuti del corpo provocando un effetto drenante. Si può paragonare l’immersione di una persona ad un effetto compressivo drenante ottenuto con l’utilizzo della stessa, di calze elastiche compressive.

Per un corretto approccio terapeutico servono temperature adeguate e, spesso, una vasca idonea – ph SwimEx

 5) MIGLIORAMENTO DELLA DEAMBULAZIONE/UTILIZZO DELLE BRACCIA: unitamente agli effetti del calore, il galleggiamento permette di compiere un numero maggiore di movimenti possibili. Infatti, grazie alla spinta di galleggiamento, il soggetto con difficoltà di deambulazione prende fiducia ed inizia a camminare in piscina prima di quanto non possa farlo sulla terra e allo stesso modo avviene per l’utilizzo dell’arto superiore.

6) RIEDUCAZIONE MUSCOLARE E TROFISMO: la resistenza offerta dall’acqua permette al rieducatore di impostare un programma graduale di esercizi per il rinforzo muscolare, senza creare stress alle articolazioni. Una progressione graduale dell’esercizio si può ottenere usando il galleggiamento prima per sostenere il movimento, poi come supporto e infine come resistenza. Ogni variazione dell’esercizio può essere modificata dall’uso di galleggianti, dalla variazione della lunghezza della leva e del peso applicato all’arto interessato al movimento, dal cambio della velocità di esecuzione del movimento e dalla creazione di turbolenza. Man mano che la forza muscolare aumenta, gli esercizi possono essere migliorati in intensità, in modo da ottenere la massima reazione dei muscoli.

Grazie allo scarico ponderale che si verifica in acqua gli esercizi svolti permettono un lavoro globale e simmetrico, in modo da evitare dannosi sovraccarichi e/o compensi

7) SIMMETRIA DEL MOVIMENTO: molto spesso gli arti/l’arto del lato sano, soprattutto in pazienti che convivono con un linfedema monolaterale, vengono sovraccaricati e sottoposti a compensi posturali, a causa del dolore e delle limitazioni funzionali dell’emisoma patologico; a lungo andare, questa situazione provoca infiammazione, dolore e affaticamento anche degli arti sani/nell’ arto sano. Grazie allo scarico ponderale che si verifica in acqua, il soggetto riesce a compiere degli esercizi che permettono un lavoro globale e simmetrico, in modo da evitare dannosi sovraccarichi e/o compensi

L’acqua e l’esercizio perseguibile sono funzionali al recupero del paziente, al movimento misurato, alla progressività controllata dell’ampiezza del gesto

8) AUMENTO DELLE AFFERENZE ESTEROCETTIVE: la pressione idrostatica provoca un “effetto guanto” sulle porzioni del corpo immerse in acqua; quest’effetto, unito al galleggiamento, stimola i recettori cutanei della pelle e genera un fenomeno di feedback al soggetto. Tutto ciò induce miglioramenti nella capacità di coordinazione.

9) EFFETTI PSICOLOGICI: sono determinati dalla libertà di movimento, dalla sicurezza e dal senso di protezione avvertiti in acqua e dal recupero di alcune capacità funzionali che spesso si credevano perse, con il conseguente aumento dell’autostima. Tutto ciò determina nel soggetto il desiderio di muoversi, che diventa il preludio alla ripresa della funzione persa.

Dopo questa breve elencazione si può affermare che, con l’immersione in acqua, il sistema muscolo-tendineo, cardiocircolatorio e linfatico reagiscono con una risposta adattiva agli stimoli meccanici e calorici, che determinano azioni sulla nutrizione tissutale, sul sistema cardiovascolare, sul ricambio idrico-salino, sul flusso ematico distrettuale, sull’apertura di numerosissimi capillari linfo-venosi e sul maggior scambio dei liquidi fra il settore intra ed extra cellulare.

Scritto da Chiara Bertocco

Laurea in Fisioterapia; Master in Linfologia
Dr. Vodder School International certificated Therapist