Qualcuno storcerà il naso, ma l’impostazione data all’argomento intende provocatoriamente destare le coscienze e portarci a considerare l’uso più razionale ed evoluto della risorsa vitale per l’uomo (e per le piscine)
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
gurnari@benaquam.com
Con temperature tropicali-equatoriali chi non ambisce ad un tuffo in acqua di mare o in vasca? Mai come in questi giorni il nostro corpo trova giovamento dall’acqua. Acqua come bibita, acqua come componente principale di frutta e verdura, acqua come docce e frequenti lavaggi a mani braccia e faccia.

Ma è stando a bagno che riceviamo sia stimoli neurologici che biologici: in acqua stiamo nel nostro ambiente ideale ed anche se non lo riconosciamo il nostro corpo si ricorda del primo periodo della nostra vita, all’interno della placenta di nostra madre, immersi in un liquido prevalente costituito da acqua. Lo spazio temporale di un periodo protettivo e rilassante in cui ha preso forma definitiva il nostro essere.
Questo feeling con l’acqua ci rimane per tutta la vita: un esempio molto concreto è rappresentato dall’acquaticità neonatale.
Basta essere immersi almeno per i tre quarti del nostro corpo in acqua e subito riceviamo tutti i benefici da questa risorsa naturale
E la piscina costituisce l’ambito più vicino a quello spazio temporale.
Non serve nuotare o giocarci: basta essere immersi almeno per i tre quarti del nostro corpo in acqua e subito riceviamo tutti i benefici da questa risorsa naturale, unica ed essenziale per la vita di tutti. Salvo poi bistrattarla. E la parte romantica e ristoratrice svanisce di fronte ad una realtà multiforme.

Cominciamo dal contenitore delle nostre piscine. E ripetiamo: l’acqua non ama gli spigoli. Invece noi l’obblighiamo in forme cubiche, in cui tutti gli spigoli in acqua sono ad angolo retto. Con conseguenze in termini di movimentazione del fluido interno e manutenzione costosissima. Consumiamo elettricità ( pompe) e gas ( riscaldamento) per immettere acqua alla giusta temperatura in piscina.
Una discreta percentuale di acqua delle piscine la perdiamo per evaporazione e per il carico di utenza
Poi una discreta percentuale di questa acqua la perdiamo per evaporazione e per il carico di utenza (un adulto quando esce dalla vasca si porta via anche 1,8 litri d’acqua trattata). Ma quante sono le vasche dotate di copertura dello specchio d’acqua fuori servizio? Una parte (non meno del 5% dei volumi trattati) la perdiamo per i controlavaggi.
In scarico non recuperiamo niente termicamente di questa acqua riscaldata (oggi dal sole se da vasca all’aperto o scaldata meccanicamente se in ambiente piscina chiuso) e buttiamo in fogna acqua clorata (o comunque disinfettata) con relativi costi (l’80 % del costo della bolletta dell’acqua è in genere per il conferimento in fognatura e successivo trattamento).
Buttiamo nelle acque fognarie acqua clorata (o comunque disinfettata) con relativi costi, spesso alti
Quindi si spende per trattare acqua che beviamo che poi dobbiamo ritrattare chimicamente e fisicamente per destinare allo scarico senza problemi.
Poi se usiamo i servizi igienici della struttura acquatica, scarichiamo l’acqua del wc e buttiamo via 12-25 litri di acqua potabile, trattata. Se usiamo acqua calda sanitaria per lavarci altri costi per consumi termici ed elettrici.

Quella ‘povera” acqua alla fine ci costa veramente tanto!
Possibile che non riusciamo a razionalizzare, ottimizzare il ciclo dell’acqua in piscina?
Con la tecnologia di oggi si può fare ed a costi contenuti. I sistemi di reti duali sono diffusi in tutti i continenti, ma da noi no! Boh?! Ad esempio, si può recuperare calore dalle acque in uscita, molto facilmente, ed impiegare questa energia termica per innalzare il gradiente dell’acqua proviene dall’acquedotto (raramente superiore ai 14-16°C). Risparmiando sul gas della caldaia.
È necessario un uso molto più razionale di tutti i volumi idrici impiegati in tutte le tipologie di sistemi natatori
Si può anche riprendere l’acqua in scarico per alimentare i wc dei bagni (acqua clorata!) al posto di consumare acqua da bere. E siccome nel bilancio idrico in uscita abbiamo volumi d’acqua ancora disponibili è possibile recuperare questo scarico che, dopo sedimentazione ed ossigenazione naturale, può essere utile per irrigare il prato o le piante ornamentali di cui molte piscine sono circondate.

Quindi un uso molto più razionale di tutti i volumi idrici impiegati in tutte le tipologie di sistemi natatori. Certo non basta, ma potrebbe essere l’avvio di un nuovo processo culturale a cui i cambiamenti climatici ci inducono a ricorrere per non sprecare nulla di quello che oggi, oltre a costare, è sempre più a rischio. Un invito a riflettere che sta diventando un “must”, soprattutto nel mondo dell’acquaticità