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Malagò (e Abodi): le preoccupazioni sulla Riforma dello Sport e del Lavoro Sportivo

Il Lavoratore Sportivo: una delle novità fondamentali della Riforma, richiede una progressione nel caricare gli oneri su ASD e SSD ph Anna Shvets by Pexels

Il Ministro dello Sport ha espresso più di qualche perplessità sull’impatto economico della Riforma per il sistema sportivo mentre il Presidente del CONI, su questo cambiamento non più posticipabile, parla di scelte in parte frettolose e demagogiche

Un’anticipazione dei pareri non proprio favorevoli su alcuni punti della Riforma dello Sport li aveva forniti CIWAS con il suo comunicato, menzionando proprio i vertici istituzionali sportivi (wbox 3 marzo 2023 https://wbox.it/ciwas-e-le-complessita-non-trascurabili-della-riforma-dello-sport/).

Di seguito una sintesi delle considerazioni piuttosto risolute di Giovanni Malagò, presidente del CONI, che, come Andrea Abodi, confida su ammortizzatori finanziari per edulcorare gli effetti della riforma su società ed impianti sportivi.

ph Diritto e Sport – LinkedIn

Il 1° marzo il presidente del CONI Giovanni Malagò è intervenuto in audizione alla Camera in merito all’indagine sul lavoro sportivo

“Siamo consapevoli che dar vita a una riforma organica non sia più un fatto procrastinabile, è doveroso che chi lavora nello sport veda riconosciuti i propri diritti”, le parole del presidente del Coni
“Tuttavia, la riforma è stata influenzata anche da spinte demagogiche, in parte populistiche, oltre che da alcune disposizioni secondo noi frettolose e non proprio ponderate”

“Esprimo apprezzamento”, ha infine detto Malagò, “per quanto dichiarato dal ministro Abodi, sulla necessità di prevedere ammortizzatori finanziari per limitare l’impatto economico della riforma”

Il resoconto completo dell’audizione di Malagò (e di quella di Cozzoli di ieri) lo potrete trovare sulla pagina di sabato di Diritto e Sport

Questo l’articolo di sabato 4 marzo la cui fonte è ItaliaOggi

FEDERAZIONI SPORTIVE SENZA P.A.

Federazioni sportive senza P.a. La riforma esclude i rapporti con i lavoratori pubblici di Michele Damiani Una riforma organica dello sport è ormai «improcrastinabile», ma così come è scritta presenta un problema «mostruoso» relativo all’impossibilità per le federazioni di avvalersi di collaborazioni tecniche provenienti dalla pubblica amministrazione

Il presidente del Coni Malagò in audizione alla Camera chiede modifiche al dlgs 36/2021

Una riforma organica dello sport è ormai «improcrastinabile», ma così come è scritta presenta un problema «mostruoso» relativo all’impossibilità per le federazioni di avvalersi di collaborazioni tecniche provenienti dalla pubblica amministrazione. Urgono dei correttivi, inoltre, per garantire la sostenibilità economica del sistema, sempre più in apprensione in vista dell’entrata in vigore del testo fissata per il 1° luglio. Sono le parole del presidente del Coni Giovanni Malagò, intervenuto nell’ambito dell’indagine sul lavoro sportivo in corso alla Camera dei deputati. Si tratta del terzo intervento dopo quelli di Vito Cozzoli e Andrea Abodi, rispettivamente presidente di Sport e salute e ministro dello sport (si veda ItaliaOggi del 18 e 25 febbraio)

Riforma necessaria, ma con errori. «Siamo consapevoli», le parole di Malagò all’inizio del suo intervento, «che dar vita a una riforma organica non sia più un fatto procrastinabile, è doveroso che chi lavora nello sport veda riconosciuti i propri diritti. Tuttavia, la riforma culminata nell’adozione del decreto 36 del 2021, e più volte rinviata, è stata influenzata anche da spinte demagogiche, in parte populistiche, oltre che da alcune disposizioni secondo noi frettolose e non proprio ponderate. Il punto cruciale della riforma sportiva», ha aggiunto Malagò, «è di coniugare la tutela dei diritti dei lavoratori con la sostenibilità economica e finanziaria delle misure adottate. Non si è riusciti a quantificare gli oneri di questa riforma. La forchetta è talmente ampia che non può non esserci preoccupazione. Il decreto correttivo ha reso più sostenibile la riforma del lavoro sportivo, ma i costi innegabilmente restano».

Il problema con la Pa. Il presidente del Coni è poi entrato nel dettaglio delle criticità presenti nel testo. Particolare attenzione è stata data, come accennato, alla potenziale impossibilità per le federazioni di avvalersi dei dipendenti della pubblica amministrazione come collaboratori. Malagò ha citato il comma 6 dell’articolo 25 del dlgs 36/2021, secondo cui «I lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono prestare la propria attività nell’ambito delle società e associazioni sportive dilettantistiche fuori dall’orario di lavoro, fatti salvi gli obblighi di servizio, previa comunicazione all’amministrazione di appartenenza». Nel testo non si fa riferimento alle federazioni, che quindi non potrebbero avvalersi dei lavoratori della Pa. «Un problema mostruoso», il giudizio del numero uno del Coni, «che rischia di mettere in ginocchio il mondo dello sport, che spesso si avvale di atleti e tecnici appartenenti a gruppi sportivi militari o corpi dello stato. Almeno il 60-70% delle federazioni si avvale di collaborazioni tecniche con persone che lavorano nella pubblica amministrazione. C’è grande preoccupazione, per non dire panico, perché si è entrati nei mesi in cui parte la preparazione olimpica e si tratta di discipline finanziariamente meno strutturate degli sport professionistici».

Tante le incognite sull’impatto economico della Riforma, in particolare per il Lavoro Sportivo, priorità non più procrastinabile – ph Institute of Swimming

Il controllo delle federazioni. Un altro punto critico sollevato da Malagò riguarda il controllo sugli equilibri finanziari da parte delle federazioni. «Il decreto 36/2021 ha abrogato in toto la legge 91, la vecchia legge sul professionismo sportivo, ed ha quindi abrogato anche l’articolo 12 di questa legge». L’articolo 12, ha ricordato il presidente Coni, stabiliva che le società sono sottoposte a dei controlli stabiliti con provvedimenti dalle federazioni sportive in merito alla loro tenuta economico-finanziaria. L’abolizione dell’articolo, afferma Malagò, comporterà che«i provvedimenti che le federazioni riterranno adottare risulteranno essere privi della necessaria copertura legislativa e per tanto più facilmente attaccabili da chi non vuole adeguarsi o da chi viene escluso a causa di un comportamento gestionale non virtuoso. È evidente», ha concluso Malagò, »il danno di credibilità che può essere devastante se il legislatore non interverrà modificando il dlgs 36/2021».

Fonte ItaliaOggi del 04 marzo 2023:

https://www.italiaoggi.it/news/federazioni-sportive-senza-p-a-2594854

Scritto da redazione