in ,

Milanosport: privatizzare la gestione di impianti pubblici

Piscina Cozzi - Milanosport

A Milano se ne parla da qualche tempo, ma le amministrazioni locali con le proprie partecipate stanno pensando di abdicare definitivamente per lasciare il cerino in mano ai privati: opportunità o grande rischio?

L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND

Milanosport, la partecipata del Comune di Milano, ai cittadini milanesi costa annualmente 4,5-5 milioni di euro, ovvero quanto è necessario per sanare i bilanci in rosso. Dopo il terremoto pandemico e la crisi energetica attuale, i vertici comunali stanno valutando di azzerare questa onerosa voce di costo.

Prima di questi tempi difficili per il comparto, quando i privati avrebbero potuto godere di qualche margine per avere utili, non si parlava di assegnare ai privati il compito di investire e forse di assicurare una qualità di servizi migliore: ora, che la situazione è decisamente irta di criticità ed incertezze, l’ipotesi di cedere ai privati sta trovando crescenti consensi ai vertici della giunta. E’ una possibilità da non scartare per Milanosport, ma anche per altre partecipate ed altri Comuni.

Lido di Milano ph xcitytours.com

Alla luce di modelli gestionali non più attuali e legati ad un sistema di appalti e concessioni affama-privati (invero per colpe anche dei privati stessi, che pur di prendere un impianto hanno sovente accettato condizioni che qualsiasi imprenditore avveduto avrebbe respinto per palese insostenibilità economico-finanziaria), noi ipotizzammo che gli impianti pubblici gestiti dai privati, se avessero dovuto mantenere l’arcaica impostazione che privilegia costi e servizi sociali o attività orientate al solo nuoto, sarebbe stato meglio tornassero a gestione pubblica, perché i privati non devono più accollarsi costi ingiustificati per sopperire ai deficit di enti locali e nazionali.

Quello che a Milano si sta prefigurando è esattamente il contrario: la speranza è che, se dovesse intervenire il privato, sia messo nelle condizioni di varare modelli gestionali sostenibili, lontani da schemi superati da anni. In primis deve avere carta bianca su tariffe ed attività da promuovere, nel rispetto di priorità quali inclusività piena degli impianti (quindi non più pensando al solo 9% della popolazione che da decenni frequenta le piscine, ma anche al 91% che non si avvicina agli impianti acquatici, incapaci di interpretarne i bisogni), riservando spazi crescenti ad attività commerciali ad alta redditività, disponendo così di risorse anche per finanziare lo sport di base e di vertice, o per dare/affittare spazi a costo sociale a chi si occupa di tali attività.

Mappatura degli impianti di Milanosport ph Milanosport.

Il Comune di Milano, dopo essere riuscita a raggiungere un accordo con la spagnola GOFit, che si accollerà la riqualificazione dello storico Lido per 24 milioni di euro (ma con la concessione ultra-trentennale dell’impianto che sarà gestito dalla società spagnola secondo il modello vincente di “family club”), pensa che questo percorso possa essere replicabile per l’altra ventina di impianti che ha in gestione.

Quindi, in parte proseguendo nel dialogo con GOFit – ovvero un interlocutore straniero di cui, da questo portale e da HA&Wellness, abbiamo in più fasi anticipato le mosse, in particolare parlando dei grandi player iberici; in parte interagendo con altri soggetti, speriamo nazionali, che, rispetto a gestori del passato, abbiano una struttura organizzativa e una forza finanziaria solide e di prospettiva, corroborate da programmi industriali che un gestore medio italiano spesso non è in grado né di ipotizzare né di interpretare.

Oltre al modello gestionale deve anche cambiare l’idea di piscina pubblica, più leisure meno natatoria
ph Aquatic Design Group

Altre partecipate sparse per l’Italia, tuttavia, non demordono e proseguono nella loro attività gestionale che ha sicuramente il pregio di garantire tariffe più accessibili, ma, anche e sovente, eroga servizi e standard manutentivi di qualità discutibile. Ci sono sicuri esempi d’eccellenza pur se troppo spesso assistiamo a situazioni al limite: una delle più angoscianti è quella del complesso pubblico palermitano le cui due vasche da 50 metri coperta e scoperta versano in condizioni veramente preoccupanti. Quattro anni fa si parlava di ingresso in piscina a 0,50€ per i pensionati. Scelta sociale che sarebbe da applaudire se non si mettesse a repentaglio la salute di persone meno giovani, visto lo stato di conservazione e manutenzione di quel complesso.

Quindi, mutuando in parte il modello francese degli impianti acquatici comunali/regionali, lasciamo al pubblico la gestione di impianti pubblici, ma a condizione che la qualità di strutture e servizi siano inappuntabili. E se deve intervenire il privato, che si vigili perché la qualità sia altrettanto indiscutibile: perché sia così, il gestore privato deve essere messo nelle condizioni di guadagnare discretamente, per assicurare il meglio alla collettività e la valorizzazione piena del bene pubblico.

Parco Bacchelli di Ferrara è un esempio di piscina pubblica rivisitata come concept e concordata con la società di gestione – Pool 4.0 ph Giacomo Brini _ Sport & Impianti

Per capire il problema di Milanosport, riportiamo l’articolo pubblicato qualche tempo fa dalla stampa locale online mitomorrow.it e che parlava appunto di una probabile situazione in divenire per Milanosport. Fra l’altro bene fa Federica Pellegrini a raccomandare il futuro del nuoto nelle piscine pubbliche, ma perché questo avvenga è necessario che i privati introitino a sufficienza, per poi destinare parte delle risorse all’agonismo. Altrimenti il compito deve essere assolto dal “pubblico” che fino a ieri ha perseverato nel proprio atteggiamento passivo e di comodo, caricando sui privati le proprie perdite. E, come insegna Milanosport, non è più tempo per questi colossi pubblici di sostenere oneri che gravano sulle casse comunali, ovvero della collettività. Si faccia definitiva chiarezza e si vari una nuova, rassicurante stagione gestionale di impianti acquatici aperti a tutti, agonisti, preagonisti, scuole, ma anche al famoso 91% della popolazione che nella stagione indoor non frequenta le piscine.

Piscina Argelati: si parla di un grosso progetto di riqualificazione che potrebbe interperatare meglio un soggetto privato ph

MILANO PRIVATIZZA LE PISCINE: ORA COSA SUCCEDERA’ A MILANOSPORT?

Ridimensionare il ruolo di Milanosport o chiudere l’azienda interamente partecipata dal Comune di Milano?

Luca Talotta

La città di Milano medita sul futuro di Milanosport, alla luce del percorso appena intrapreso che la vede in primo piano verso la privatizzazione di molte piscine comunali. Quale sarà il futuro degli impianti acquatici della città è difficile a dirsi, ma la strada sembra tracciata: il colosso spagnolo Ingesport Health and Spa Consulting S.A, dopo aver rilevato la piscina del Lido di Milano di Piazzale Lotto, ora vuole proporre al Comune guidato dal sindaco Beppe Sala di rilevare anche altri impianti; questo comporterebbe la privatizzazione degli stessi, uno sgravio di spese non indifferente per il Comune ma, soprattutto, la possibilità che lì dove c’è bisogno di mettere mano per riqualificare l’impianto (praticamente in buona parte delle strutture cittadine) i lavori possano partire nel breve periodo.

Milanosport ph mitomorrow.it

Milano pensa alla privatizzazione delle sue piscine

Un quadro che permetterebbe al Comune di Milano di potersi levare un non indifferente peso economico e, magari, cercare nuovi business non avendo più la gestione pubblica dell’impianto, spesso complicata. A seguire la vicenda è ovviamente l’assessora allo sport del Comune di Milano, Martina Riva; e in questi giorni di crisi energetica non è detto che non possa esserci davvero l’accelerata decisiva sul tema.

Il messaggio di Federica Pellegrini per tutto il mondo del nuoto

Recentemente è arrivato forte il messaggio di Federica Pellegrini. L’ex campionessa, smessa la tuta, la cuffia e gli occhialini, il 4 agosto 2021 è stata eletta membro del CIO, il Comitato Olimpico internazionale, in rappresentanza degli atleti che hanno votato al Villaggio Olimpico; la «Divina», che resterà in carica fino ai giochi di Los Angeles 2028 e di conseguenza sarà in giunta CONI fino a quella data, non ha usato mezzi termini: «Credo sia prioritario aiutare il mondo dello sport a superare questa impasse e questo momento così difficile. Mi sento di dire di aiutare le piscine in primis, vista l’emergenza del caro bollette». E qualcosa, ad oggi, pare muoversi attorno al mondo degli impianti acquatici, un business incredibile sul quale si tornerà a parlare presto al Blue Summit che si svolgerà il 26 ottobre a Milano nel centro congressi della Bpm. Edizione, quella di quest’anno, che sarà inevitabilmente incentrata sulle criticità idriche ed energetiche ma che permetterà anche di riflettere sul ruolo di Milanosport.

ph Agenzia Fotogramma – mitomorrow.it

Che fine farà Milanosport senza le piscine? 

Perché la domanda sorge spontanea: si il Comune intende privatizzare alcuni centri acquatici di Milano, come la piscina Scarioni ad esempio, che fine farà Milanosport, attuale gestore in oltre 20 piscine della parte “popolare” delle stesse? Quella, per intenderci, che offre prezzi contenuti per i corsi e le attività. Da anni si parla di creare un Palanuoto a Milano, lì dove poter organizzare eventi internazionali. Si è parlato tanto, non si è mai fatto molto. Ad oggi solo il centro Bocconi si è messo in luce, ma ha una capienza ridotta e non può ospitare eventi di caratura extra nazionale. Vedremo anche quale sarà la posizione della Federnuoto, che in Lombardia deve ancora trovare un suo nuovo leader dopo la morte del suo ultimo presidente, Danilo Vucenovich. Voci di corridoio parlano di Giorgio Lamberti, ex nuotatore, che potrebbe capire bene le esigenze dei suoi ex colleghi. Sperando che possa dialogare con le istituzioni e, perché no, anche con Milanosport.

Fonte: mitomorrow.it

Scritto da Marco Tornatore