Sembra sfugga alla maggioranza degli operatori che la popolazione sta invecchiando e che i “meno giovani” verrebbero numerosi nelle palestre e nelle piscine a condizione che si offrano loro servizi, ambienti, attrazioni e personale molto professionale dedicati
Questo articolo è stato pubblicato su HA Wellbeing di luglio-agosto 2023
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Capire e conoscere il contesto demografico, sociale, economico-congiunturale, normativo in cui stiamo operando aiuta a comprendere il nostro mercato, per operare le scelte più opportune e impostare strategie di successo. Ce lo insegnano manager e imprenditori di comparti diversi o che abbiamo il privilegio di intervistare. Lo ribadiscono autorevolmente gli esperti che intervengono su HA Wellbeing: basta leggere gli articoli di Scazzosi, Ruberto, Belà, Pambianchi che valorizzano questo numero.
Sulla scia di tale insegnamento, riportiamo alcune evidenze rilevanti che hanno ricadute inevitabili sul settore fitness-piscina.
Nascite nel 1964: 1,035 milioni; nascite 2022: 392.598, mentre nel 2007 erano state 569.000.
Aspettativa di vita della popolazione nel 2000: 79,5 anni; nel 2023, nonostante la parziale flessione a causa del covid, è passata a 84,8 per le donne e 80,5 per gli uomini.

La popolazione over 65, già in forte crescita, nei prossimi dieci anni è destinata ad essere la categoria dominante (ben oltre il 30% degli Italiani, di cui il 4,4% non autosufficiente), con alcuni requisiti sottovalutati: buona parte avrà una mobilità ridotta e richiederà assistenza e servizi dedicati. La popolazione di età più matura ha anche una grande disponibilità di tempo, una interessante possibilità di spesa e considera la salute e la prevenzione due priorità vitali, come non accade certo per gli under 35.
La crescente longevità della popolazione dovrebbe comportare servizi, ambienti, attrezzature, soluzioni studiati e ripensati per accogliere questa clientela dal grande potenziale
Questo quadro dovrebbe comportare in ogni struttura sportiva, su tutte palestre e piscine, servizi, ambienti, attrezzature, soluzioni studiati e ripensati per la parte di popolazione numericamente più importante. Va superato un gap culturale che frena, ma questa categoria può essere guidata dalla sedentarietà diffusa a stili di vita attivi e fedeli ad un approccio wellbeing e meno performante.
La domanda: vedete palestre e piscine che stanno agendo in questa direzione o siamo ancora fermi all’offerta di inizio millennio per segmentazione, palinsesto attività, strutture e preparazione del personale? Il cambiamento richiede un certo impegno e la determinazione a modificare quello che era attuale un ventennio fa. Con impianti spesso progettati e costruiti negli anni Settanta, dove si pensava allo sport per soli giovani. Gli under 25 sono già minoranza della popolazione e più che puntare sul corso neonatale in piscina o sull’attività di gruppo per studenti in palestra -comunque imprescindibili- dovremmo già essere prontissimi ad accogliere chi è vicino ai 70 e oltre. Affrettiamoci, prima che ci arrivino gli altri.
