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Nuoto ed acqua: un altro paradosso all’italiana

Le piscine hanno già subito troppi danni per essere anche penalizzate dall'emergenza siccità ph Kindel Media da Pexels

Con la siccità arrivano segnali preoccupanti per l’erogazione dell’acqua nelle piscine, considerate quindi ancora una volta non essenziali e perdendo di vista il loro altissimo valore sociale, educativo, preventivo, sanitario, culturale, senza dimenticare che sono la sede di allenamento dei campionissimi del nuoto

L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND

gurnari@benaquam.com

Gli sport acquatici stanno vivendo importanti e storici giorni di gloria.

I campionati mondiali di nuoto a Budapest hanno acceso fulgidi lampi di gioia ed i riflettori sono stati puntati fondamentalmente su due aspetti della vita italiana: le numerose medaglie pesanti che hanno fatto salire sul più alto dei gradini del podio le trionfali vittorie degli atleti italiani in diverse discipline e la presenza costante di vasche ed equipaggiamenti italiani che sono diventati l’orgoglio dell’intera nazione.

Le piscine dei grandi eventi mondiali sono made in Italy, un primato che si somma ai trionfi azzurri ph Myrtha Pools

Ormai da decenni i nostri nuotatori ed i nostri produttori dominano la scena internazionale in ogni circostanza e per ogni evento dell’acquaticità mondiale. Un tripudio di orgoglio e di vanto che tuttavia non fornisce un quadro reale di una situazione critica nel Bel Paese.

Già oggi, infatti, titoli cubitali dei quotidiani nazionali mettono in risalto il tema della siccità richiamando alla necessità di razionamenti in genere e tagli di fornitura idrica alle piscine

Non è un mistero per nessuno che le piscine in Italia, pubbliche e private, siano ormai in crisi da anni. Se da una parte questo incrementa il valore di tutti quegli atleti che a fronte di enormi difficoltà di ogni tipo riescono ad andare in testa alle classifiche mondiali, d’altra è necessario riflettere sul reale valore dell’acquaticità sia come contenuti che come proposte.

Le piscine oltre a crescere i campioni dei trionfi mondiali, ricoprono un ruolo sociale, culturale e sanitario insostituibili ph Foto di SHVETS production da Pexels

Un dato per tutti: ancora la maggior parte della popolazione non sa nuotare. Scarsità di attenzione al settore, atavica mancanza di risorse, scelte spesso inopportune perché carenti di una cultura di fondo, fattori che portano ad una situazione a dir poco paradossale.

È italiana la maggiore e più conosciuta al mondo azienda produttrice di vasche che tuttavia vende di più all’estero, ovunque, che non in Italia.

Abbiamo un popolo di atleti che vive l’acqua come suo ambito di crescita, di educazione e scuola di vita e di enorme abnegazione (pensiamo alle loro famiglie, ai sacrifici ed agli impegni che richiedono doti non comuni e non sempre riconosciute) che spesso emerge con performance che fanno pensare ad un popolo ben più numeroso e ben più ricco di quello che in realtà siamo.

Ma poi ci scontriamo con il fatto che l’acquaticità sia molto meno considerata di altri sport per gli investimenti nelle strutture, per i costi gestionali sempre più alti e per la complessità della materia, al punto tale che, tra mille esempi di attività idroesigenti, in caso di siccità la prima cosa a cui si pensi è quella di chiudere gli impianti per il nuoto.

E la storia ci insegna recentemente che con la pandemia Covid, praticamente subito, si sono chiusi gli impianti natatori -senza alcuna motivazione scientifica, ma solo a titolo precauzionale (?).

Dimenticando tra l’altro che l’acquaticità è anche ben altro: fisioterapia, preparazione al parto ed agli sport agonistici, è relax e prevenzione primaria della salute, è scuola di vita. Ambito di socializzazione e di rispetto delle persone e delle regole. È occasione didattica ed educativa.

ph Kindel Media da Pexels

Certo si spendono più soldi per fontane ed arredi monumentali che non per la realizzazione di impianti natatori. Perché poi c’è il problema della gestione…!

Ma l’acquaticità non può essere considerata solo centro di costo, ma opportunità di fare cultura, di praticare attività di prevenzione della salute. E quindi divenire un centro di ricavo per la società, riducendo i costi della salute pubblica. Si pensi ad esempio al mantenimento per la terza età e alla prevenzione per gli acciacchi della quarta età. Le strutture acquatiche, per il nuoto, ma anche per molteplici attività multitasking, devono rappresentare un punto di forza del sistema sociale e democratico di un grande Paese. Il nostro si sta dimenticando di quello che da sempre l’acqua rappresenta per la cultura, l’ambiente, la storia e l’economia italiana.

In molti Paesi di tutti i Continenti le piscine stanno acquisendo un ruolo sociale paragonabile a molte altre infrastrutture comunitarie. Non possono continuare solo ad essere considerate un ambito per la formazione di atleti, ma una vera e propria struttura a servizio della società e della sua crescita culturale e sanitaria.

Certo bisogna razionalizzare strutture e servizi affrontando le sfide della tecnologia, ma ci deve essere il supporto delle Amministrazioni pubbliche che sono tutte da formare in questo senso. Altro che chiudere i rubinetti alla prima criticità climatica! 

Il paradosso di emergere a livello di competizioni mondiali, sia per strutture che per componente umana, e poi scoprire di non disporre di acqua per imparare a nuotare.

Le piscine possono essere ricreative, assolvendo ad un ruolo sociale e di aggregazione unici – ph Kindel Media da Pexels

Scritto da Gianni Gurnari