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Ombre, agonistiche e di sistema, sullo sport e l’intervento di ANIF a difesa del settore

Lo sport e i centri sportivi sono una grande risorsa nazionale i cui valori prevalgono ampiamente su alcune zone d'ombra ph Victor Freitas by Pexels

Il presidente Giampaolo Duregon ribatte all’articolo del Corriere della Sera a firma Milena Gabanelli che traccia un quadro poco edificante del nostro comparto. Ma le vere ombre riguardano le incresciose vicende della ginnastica ritmica nazionale

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L’oggetto del contendere è la credibilità, collegata alla rettitudine di chi opera nel settore sportivo. Un settore non può certo essere tacciato di bassezze e affarismo se semplicemente agisce secondo quanto dispone il Legislatore. Fra i protagonisti del comparto in chiave positiva si stagliano Giampaolo Duregon e ANIF da lui presieduta: il presidente non deve certo dimostrare nulla circa la sua inappuntabile posizione, non solo per la correttezza che lo ha sempre distinto, ma anche per la sua inattaccabile deontologia e per l’impegno che ha incessantemente profuso nell’interesse e a difesa dello sport.

Intendiamoci, l’articolo di Milena Gabanelli in ragione del quale è intervenuta ANIF, ha indignato molti operatori dello sport, perché si spara a zero contro tutto e tutti, quando il sistema sport vanta tanti più che invece vengono taciuti, dipingendolo come un bengodi che saccheggia le risorse pubbliche. Quando si fanno certi approfondimenti giornalistici bisognerebbe essere più equilibrati ed obiettivi.

L’articolo di Gabanelli del 14 novembre, pubblicato dal Corriere della Sera

Riferendosi al sistema sport nazionale, la Gabanelli, come sempre sferzante nelle sue indagini, non è certo stata tenera verso il nostro settore. Nella sua analisi ha fatto soprattutto leva sul ruolo degli EPS sul cui peso nel sistema sportivo italiano alcuni osservatori ed esperti hanno già in passato sollevato obiezioni. Ma nei limiti di una dialettica non certo volta a demonizzare. Per Milena Gabanelli, nel complesso, il giudizio è che il sistema assicura il business a società profit di fatto con benefici discutibili e a pioggia per gli operatori, arrivando a generalizzazioni spicciative che non sono condivisibili. Non possiamo disconoscere che alcune storture andrebbero corrette e che certe critiche hanno fondatezza, ma non è che, per le colpe di pochi, tutto un sistema possa essere giudicato negativamente e messo all’indice. Questo l’articolo della nostra

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Tabella tratta dall’articolo di Milena Gabanelli – ph Corriere della Sera

LA DIFESA DEL SETTORE

Alcune sigle hanno dato risalto a tale articolo quasi compiacendosi; altre sono state risolute nel respingere certe accuse. Fra queste ANIF, la quale, per voce del presidente Giampaolo Duregon, ha tuonato che è “vergognoso” accusare tutto lo sport di approfittare di una legge equivoca (che dal 2023 verrà totalmente azzerata ed aggiornata).

Di sicuro chi oggi opera nel nostro settore, se ha dei benefici, li ha perché le norme lo consentono, senza dimenticare i gravami – acuitisi per la pandemia e per la crisi energetica nell’indifferenza anche di tanti giornalisti – e il ruolo di alto peso sociale, educativo e sanitario che lo sport riveste e che viene interpretato proprio da società sportive e di gestione.

Si può obiettare che il sistema non sia limpido nel demarcare profit e non profit, dal momento che diversi centri sportivi gestiscono vere grandi imprese vestite tuttavia con l’abito giuridico che la norma consente di indossare, ancorché non manchino esempi di società di capitali che agiscono da vere imprese dovendo competere con ASD e SSD, le quali effettivamente beneficiano di vantaggi non riconosciuti alle società commerciali. Ma fino a ieri era una scelta di campo; dal 2023 la riforma dello sport, pur se migliorabile, metterà un po’ d’ordine alle parti oggi più confuse del sistema.

I MALI PROFONDI RIGUARDANO ALCUNE DISCIPLINE SPORTIVE

Anna Basta, terza da sinistra, già azzurra della nazionale di ritmica, oggi denuncia fatti gravi che nell’ambiente sono noti ma, per ora, messi a tacere

Lo sport dovrebbe essere anche garanzia di salute massima nelle sue espressioni più alte di cui l’agonismo di vertice ne è la sintesi: i fatti di questi giorni che afferiscono alla ginnastica ritmica e artistica dicono esattamente il contrario, anche se sembra che il sistema più che colpire i colpevoli, le cui gravi responsabilità sono note anche ai vertici federali ed istituzionali (questa redazione è molto ben informata ed è stata testimone diretta di episodi gravi), agisce con discutibile prudenza e atteggiamenti omertosi, finanche solidali, alimentando una sorta di autodifesa che auspichiamo sia solo apparente: chi ha colpe – ed è palese chi le abbia –  deve pagare. In tale ambito, tuttavia, i media – e i giornalisti, ma non la Gabanelli – stanno facendo quello che la lenta giustizia sportiva fatica a mettere in luce, ammiccando a chi dice di non sapere. Sul tema torneremo se dovesse prevalere l’orientamento ad insabbiare e a minimizzare il grave danno mentale e di salute arrecato ad atlete ed atleti.  

Il Ministro Andrea Abodi è intervenuto sulle vicende della ginnastica ritmica: al di là delle parole, servono una certa fermezza e la massima trasparenza delle istituzioni sportive -ph Image Photo

“Non c’è medaglia che possa coprire comportamenti non adeguati”: ovvero, ‘nulla giustifica il mettere a repentaglio la salute di un atleta’ è il messaggio di Abodi, che evidentemente riconosce l’alto valore sociale e sanitario dello sport, giammai subordinabile a disegni che evocano l’idea di sport imperante negli atavici regimi sovietici e nei regimi autarchici dei giorni nostri. Lo stesso comunicato di ANIF richiama quanto riconosce la nuova legge secondo cui lo sport è inteso “quale miglioramento della qualità di vita e di tutela della salute”.

Tornando ad ANIF e ai valori complessivi che sottende l’accezione sport, questo il comunicato diffuso il 18 novembre, prendendo posizione in modo netto a difesa del settore.

CHIARIMENTI IN MERITO ALLA GESTIONE DELLO SPORT IN ITALIA

È vergognoso, attaccare un settore che tanto ha dato all’avviamento allo sport dei giovani, al miglioramento della salute degli adulti, allo sport agonistico italiano. I centri sportivi italiani sono amministrati da una legge che esiste da 20 anni e che ora con la Riforma dello Sport, è migliorata”. Giampaolo Duregon

Ci troviamo a scrivere questo comunicato in seguito ad alcuni articoli che vogliono screditare e mettere in cattiva luce il settore dello sport dilettantistico italiano e degli stessi Enti di Promozione Sportiva.

In occasione di un’intervista, siamo stati chiamati come ANIF, a spiegare il funzionamento del sistema che sovrintende l’organizzazione delle associazioni e società sportive dilettantistiche; tuttavia, di questa intervista è stata pubblicata solo una breve frase, per di più scollegata dall’intero contesto della più articolata e completa risposta che è stata rilasciata. Desideriamo quindi chiarire in maniera fedele la realtà di questo settore, visto che le parole pubblicate non ne danno una rappresentazione veritiera.

Le associazioni e società sportive, in estrema sintesi, per essere riconosciute come soggetti meritevoli del regime agevolativo previsto dall’ordinamento statale, debbono conformarsi sia alle norme dell’ordinamento sportivo sia a quelle statali. Un principio fondamentale che deve essere contenuto negli statuti delle Associazioni Sportive e Società Sportive Dilettantistiche (ASD e SSD) – e puntualmente osservato – è quello che) vieta le finalità lucrative e pone il divieto di divisione degli utili, che devono obbligatoriamente essere reinvestiti nell’attività sportiva. Oggetto principale dell’attività delle ASD e SSD deve essere una o più delle seguenti attività: l’organizzazione delle attività sportive dilettantistiche tra cui anche la formazione, la didattica e la preparazione sportiva, l’agonismo dall’infanzia agli adulti, oltre l’esercizio fisico per la salute.

Le ASD e SSD, mediante l’avviamento allo sport per i giovani e l’esercizio fisico per adulti, costituiscono strumenti fondamentali per la prevenzione di molte malattie croniche, con importanti risparmi della spesa pubblica per la salute, e per la socialità di chi la pratica. A questo si aggiunga un’importante valorizzazione dei talenti sportivi che proprio partendo dalla pratica sportiva di base crescono fino ad arrivare a raggiungere grandi risultati olimpionici e/o mondiali. Tali importanti funzioni sono riconosciute dallo Stato, che nella recente riforma dello sport contenuta nel decreto legislativo 36/2021 riconosce, appunto, “il valore culturale, educativo e sociale dell’attività sportiva, quale strumento di miglioramento della qualità della vita e di tutela della salute, nonché quale mezzo di coesione territoriale”. Vi è peraltro, anche una proposta di legge costituzionale che aggiunge all’articolo 33 della Costituzione il seguente comma: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme».

Con particolare riferimento al Fitness (vari tipi di ginnastica a corpo libero, con attrezzi, con musica ecc.), praticato in moltissimi impianti sportivi, occorre ricordare che esso è annoverato tra le discipline sportive riconosciute dal CONI, ed è un’attività salutistica che in buona misura previene molte malattie croniche: dalle cardiopatie alle malattie respiratorie, al diabete, la cura delle quali comporta elevati costi per la collettività. Il Fitness è dunque volto al raggiungimento del benessere psicofisico della persona.

Mettere in dubbio, oggi, i principi che la legge 289 del 2002 ha enunciato e che sono stati seguiti fin dalla sua emanazione, andando ad insinuare dubbi e interpretando con tesi incoerenti e fantasiose le parole rilasciate dal presidente di ANIF e dagli altri Enti sportivi, appare oltreché ingiusto anche scorretto perché non considera che proprio gli Enti di promozione sportiva, le Federazioni e le ASD/SSD hanno svolto, in questi anni un’azione (meritoria) volta a permettere a milioni di cittadini (giovani, adulti o anziani) di svolgere attività fisico/sportive che hanno promosso un sano stile di vita, migliorato la qualità di vita degli stessi e mantenuto  buoni i livelli di salute.

Si parla, infatti, di 20 milioni di italiani che possono svolgere esercizio fisico per la salute, in sicurezza e integrato in un sistema ben organizzato e funzionante che è di esempio anche per gli altri paesi (europei e non). Il tutto nella piena osservanza delle norme stabilite per il settore sportivo dilettantistico; norme che sono sparse in diverse disposizioni legislative e che sono formulate in maniera tale da non rendere sempre chiara la loro interpretazione, con la duplice conseguenza di una possibile errata loro applicazione da parte degli operatori sportivi e di una loro errata interpretazione da parte degli organi controllanti. Come in ogni altra tipologia di attività, può sempre presentarsi il caso di soggetti che tentano di aggirare le norme, ma ANIF ha sempre preso le distanze da tali soggetti e la prova ne è che ha accolto con favore la recente riforma dello sport (D-LGS. 36/2021) che costituisce un primo tentativo di dare una disciplina organica a questo particolare settore, rendendo ancor più trasparente la propria attività. La recente normativa riconosce – e non demonizza – le associazioni e società sportive dilettantistiche, anzi le pone alla base dell’intera riforma, riconoscendone l’importanza e la funzione sociale. Insomma, i rari casi di illegalità nella gestione di associazioni o società sportive dilettantistiche, non giustificano una qualunquistica e ingiusta generalizzazione dettata o da mala fede o da ignoranza.

Siamo a disposizione di quanti vogliano approfondire ed avere chiarimenti su questo fondamentale settore sociale, ma al tempo stesso lo saremo solo con chi sarà rispettoso del nostro lavoro e delle nostre parole e non siamo disposti a dare il nostro tempo a chi travisa o strumentalizza quanto viene dichiarato o detto.

ANIF Eurowellness

Giampaolo Duregon, presidente di ANIF

Testo originale sul sito di ANIF: https://www.anifeurowellness.it/comunicato-stampa-chiarimenti-in-merito-alla-gestione-dello-sport-in-italia

Scritto da Marco Tornatore