La crisi idrica non è solo un fatto di cronaca quotidiana, ma un vero grande macigno che potrebbe rovinare tutto il nostro settore, il quale più che agire resta a guardare alla stregua di politici ed istituzioni capaci solo di parlare, parlare, parlare
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
gurnari@benaquam.com
Il tempo trascorre inesorabilmente, ma il tema della carenza idrica rimane dov’era: nulla di fatto. Anzi paradossalmente per metà del Bel Paese l’acqua rappresenta un problema al contrario: piogge, nubifragi, problemi idrogeologici con frane, smottamenti e guai di tutti i tipi, compresa l’incolumità delle persone. Tutti indicatori di una evoluzione climatica solo in parte imprevista ed oggi imprevedibile.

Ma il tutto appartiene sempre e solo ad un unico tema: la mancata o carente gestione del territorio cioè assenza di prevenzione e incuria delle risorse naturali. Tra proclami, promesse elettorali e scelte inopportune la crisi idrica rappresenta ormai solo un fatto di cronaca quotidiana, che si ripete fino all’inflazione crescente, al punto tale da non ritenerla più un’emergenza (l’emergenza è un fatto straordinario di durata limitata e non una costante della società nel tempo). Per i media la questione siccità sta assumendo i toni di una irrimediabile situazione a cui doversi abituare e …si salvi chi può!
Sfugge a troppi operatori quanto insidiosa e grave sia la crisi idrica per le piscine, confinando l’argomento a mero fatto di cronaca quotidiana
Meglio riempire i telegiornali e le testate dei troppi quotidiani con le dispute tra intellettuali, politici e tecnici (o presunti tali) e le dimensioni fisiche delle modelle e modelli di TV spazzatura che sembravano appartenere al passato, il cicaleccio da vetrina. Si sta dimostrando che il popolo ha bisogno di esteriorità, distrazioni, fictions e non di problemi. Da qualche tempo le reti televisive di stato riservano ben oltre il 50% del loro spazio comunicativo alla pseudo cultura della vanità, della mondanità, del lassismo a tutti i costi. Tanto i problemi rimangono e non è che l’Italia possa risolvere le articolate e complesse questioni del cambiamento climatico… Ormai queste storie interessano solo i pochi addetti ai lavori di ricerca e studio analitico e finiscono per rappresentare solo sterili dati statistici.

perdurare della crisi idrica? ph Kindel Media by Pexels
Quindi non è difficile immaginare che, prima o poi, se il cambiamento del clima non possiamo più cambiarlo, ci vedremo razionalizzare l’acqua e tutto quello che ha a che fare con questa insostituibile risorsa naturale…
Di fronte ad un potenziale rischio di razionalizzazione del consumo idrico, perchè mai le piscine dovrebbe essere graziate?
Allora è forse il caso di ricordare, a tutti noi, che con l’arrivo della pandemia da Covid le prime realtà costrette a chiudere i battenti furono proprio le piscine. Ma, Dio non voglia, di fronte ad un potenziale, ma non tanto remoto, rischio di razionalizzazione del consumo idrico, perchè mai le piscine dovrebbe essere graziate? A questo punto molti storceranno il naso: non bisogna essere sempre pessimisti. Ma purtroppo la triste realtà è questa e girarsi dall’altra parte significa solo incrementare i problemi. La controprova? In questi ultimi 15 mesi cosa è stato fatto in tema di progettualità per scongiurare almeno in parte il rischio idrico? E cosa hanno fatto, singolarmente o come realtà imprenditoriali ed associative, gli operatori del mondo dell’acquaticità?

A questo punto è forse il caso di guardare indietro nel tempo per 20-25 anni, quando si scoprì (o meglio, riscoprì) che il principale contenuto delle piscine non è rappresentato dalle capacità gestionali, dalle attrattive architettoniche o dagli effetti emozionali o sensoriali degli effetti speciali (costati un patrimonio), ma dalla quantità e dalla qualità dell’acqua.
Nella lista delle priorità di approvvigionamento idrico sicuramente non sono comprese le piscine
L’acqua delle piscine è la stessa che serve per la nostra salute, per i fabbisogni domestici, per lavarsi e lavare, per irrigare e produrre cibo, per dissetare campi ed animali, per produrre energia, per tutti i processi industriali, per il verde pubblico e privato, per l’ambiente ed i suoi contenuti di boschi e prati ed è indispensabile per il territorio, la stagionalità climatica, in tutte le sue componenti a cominciare da quella antropica.

Dunque, nella lista delle priorità di approvvigionamento idrico sicuramente non sono comprese le piscine (almeno per come sono considerate oggi). Quindi si farà avviamento al nuoto in mare? In caso di siccità prolungata le probabilità di non balneabilità marina sono molto alte…. Quindi quale rimedio? Sarebbe noioso ripetete gli stessi inviti a muoversi sul piano della nuova cultura per l’acqua, ma è indispensabile assumersi l’onore di farlo. La vera parola d’ordine è quella di muoversi in questa direzione senza se e senza ma. Prima che sia davvero troppo tardi.
L’acqua deve essere motivo di condivisione e non di contrapposizioni
Ma cosa serve per contribuire alla costruzione di un futuro meno incerto? Prima di tutto il buon senso, poi la consapevolezza del proprio ruolo ed infine si deve ricorrere agli apporti della scienza, quella obiettiva e capace di stimolare la passione ed il lavoro di tutti. Ma serve anche la determinazione ad impegnarsi in prima persona superando schemi e appartenenze fuori tempo: lo chiede la ragione, la nostra realtà ed il nostro Paese. Per le speranze di un futuro. Il mondo dell’acquaticità ne ha un disperato bisogno!
L’acqua deve essere motivo di condivisione e non di contrapposizioni. Un vecchio proverbio ebraico ed un diffuso concetto islamico affermano lo stesso principio: un bicchier d’acqua per dissetarsi non dovrebbe essere negato nemmeno al peggior nemico. E loro ne sanno di deserto!