Ulteriore analisi di un movimento (spinta in avanti sul piano trasverso) molto semplice da fare in acqua, questa volta senza attrezzi. Continua l’esplorazione alla ricerca di consapevolezza, di sensazioni, di peculiarità dell’ambiente acquatico
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Dopo aver analizzato il movimento di “spinte in avanti” con due piccoli attrezzi, in questa “terza puntata” ci rimane da valutare che cosa accade considerando l’acqua come attrezzo. Essendo immersi in questo affascinante ambiente, dobbiamo valutarne le potenzialità, in una sorta di analogia con l’allenamento funzionale terrestre, tanto di moda in questi anni, effettuato sfruttando le caratteristiche del nostro corpo in relazione alla terra ed alla gravità, senza ulteriori sovraccarichi.

Il consueto inquadramento ambientale:
Cosa accade quando l’”attrezzo” è l’acqua?
età | sesso | Altezza acqua | Temperatura acqua e aria | Pavimento vasca | Stato | Ore |
58 | maschio | 125 | 30° e 29° | piastrelle | Non attivato | 9.30 |
Prendiamo quindi in esame Spinte in Avanti con mani nude

L’impostazione del test è identica a quello effettuato con Aqquacombat Gloves, sicuramente più coerente alle mani nude in termini di resistenza, impostando le stesse sequenze di attività e velocità di movimento.
Riferimenti generali
- livello dell’acqua mantenuta sempre all’altezza del deltoide, in modo da garantire che le mani rimanessero sempre bene sott’acqua
- l’apertura sagittale delle gambe, con sinistra avanti e destra indietro almeno in partenza, è risultata sempre la più comoda per me
- riferimenti movimento: distensione completa delle braccia e successiva flessione fino a sfiorare busto con il pollice

- spinte con mani nude cercando di tenere la flessione dorsale accentuata e la sua posizione neutra al ritorno
- i numeri più piccoli rappresentano la FC%. In ordinata una scala con FC%, in ascissa i minuti di attività
- un ciclo è dato da spinta e ritorno
Le sensazioni/gli accorgimenti qui considerati rappresentano le indicazioni che, più o meno marcate, andrebbero trasmesse ai clienti
A 40 cicli minuto – 1,5 sec a ciclo – attività continua 5 minuti
- nessun problema se non la confidenza con un movimento non naturale come coordinazione intermuscolare della mano
A 44 cicli minuto – 1,36 sec a ciclo – attività continua 5 minuti
- alla fine dei 5 minuti cominciavo a sentire attività sulle braccia
- sono stato costretto a cambiare la posizione delle gambe, ma sempre in divaricata sagittale
- un po’ di fastidio nel tenere sempre la mano ben flessa dorsalmente nella spinta

A 50 cicli minuto – 1,2 sec a ciclo – 16 minuti intervallato, 1 minuto attività/1 minuto pausa passiva
- man mano che proseguivo con le serie avevo difficoltà a tenere lo stesso ritmo fino in fondo
- dovevo quindi pensare molto per mantenere sempre ampiezza di movimento, tendevo ad accorciare. La FC che non è salita progressivamente mi fa pensare che non riuscivo a tenere la stessa ampiezza
- aumentando la fatica non ho trovato facile tenere sempre una coordinazione corretta tra la flessione dorsale in spinta e subito dopo lasciare la mano libera
- il limite era il dolore alle braccia più che la FC che saliva
- cercavo di tenere busto eretto ma verso la fine del minuto mi veniva di spingere per accompagnare in avanti il movimento
- una contrazione dell’addome facilitava la posizione ma riuscivo a farla solo all’inizio del minuto
La differenza così modesta sul tempo di esecuzione cambia radicalmente le sensazioni e costringe ad un controllo posturale più consapevole
Facciamo qualche riflessione di confronto tra i tre test:
- come già evidenziato, le sensazioni/accorgimenti che ho esposto rappresentano le indicazioni che, più o meno marcate, andrebbero date ai clienti
- dal punto di vista del profilo della FC%, i tre test hanno differito di poco. Ma con un attrezzo la velocità del movimento è stata molto diversa. Nei tre test, tra i movimenti più lenti e quelli più veloci, ballano circa 3/4 decimi di secondo a ciclo, che determinano la possibilità di effettuare un movimento “tranquillo” o abbastanza intenso, però a parità di ampiezza. Una differenza così modesta sul tempo di esecuzione sposta il risultato finale dell’attività, cambia radicalmente le sensazioni e costringe ad un controllo posturale più consapevole

- proprio il mantenimento dell’ampiezza del movimento, in relazione al contestuale aumento della velocità di esecuzione, pur limitata, è una delle caratteristiche distintive importanti che in acqua si devono ricercare
- mentre nei test con piccoli attrezzi la dimensione della superficie della mano non influisce, nelle spinte a mani nude, ovviamente, avere una mano più piccola o più grande varierà il risultato finale
Il mantenimento dell’ampiezza del movimento, pur limitata, è una delle caratteristiche distintive importanti che in acqua si devono ricercare
- così come la possibilità di avere una flessione dorsale importante che mantenga il palmo della mano più verticale possibile alla direzione di spinta
- in tutti e tre i casi, su diversi aspetti, ci sono elementi di coordinazione intermuscolare sulla mano che alla fine diventano quasi un limite per effettuare l’attività corretta
- in tutti e tre i test abbiamo una enorme quantità di movimenti effettuati, in un tempo ridotto, se li paragoniamo a ciò che di simile si potrebbe fare a livello terrestre
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