Che sia l’acqua il nostro attrezzo (o più correttamente il nostro corpo in acqua) o che ci avvaliamo di piccoli attrezzi, dobbiamo andare al di là di una scelta operata solo per variare l’attività o “divertire”
Un attrezzo in acqua risponde alle leggi del fluido e quello che si può e deve fare ha bisogno di un “perché”
Prosegue la disamina dell’attività in acqua considerando il movimento di spinta in avanti sul piano trasverso: dopo le valutazioni degli effetti di diversi attrezzi, ora è il momento di verificare cosa avviene utilizzando semolicemente le mani.
I tre test, empirici, ma sufficientemente rigorosi (nessun ricercatore professionista me ne voglia), ci hanno dato risultati differenti, provando a riproporre la stessa attività in condizioni ambientali sovrapponibili. Sappiamo (è sempre una speranza!) che l’altezza dell’acqua, il tipo di rivestimento, la temperatura di acqua e aria sono variabili che in vasca davvero possono modificare il risultato di un allenamento e tra qualche puntata faremo anche questi confronti. Ora ci confrontiamo sull’attrezzo
Senza scendere in dettati di fisica, ci sono due caratteristiche che riportiamo sempre quando parliamo di piccoli attrezzi in acqua, che quindi possono essere spostati nel fluido: la RESISTENZA DI FORMA ed il GALLEGGIAMENTO. Valuteremo queste due caratteristiche, sempre in modo empirico, ma molto immediato, così da trovare i “perché” di cui si accennava, facendo riflessioni che non rappresentano altro che le indicazioni da dare agli allievi.

Esempio 1


Esempio 2


Esempio 3
Un “attrezzo” estremamente comodo e sempre pronto! A parte le battute, andando più a fondo scopriamo che, nel nostro esercizio, la posizione della mano in fase di spinta è riconducibile all’esempio 3 della foto, mentre quando si flettono le braccia è molto simile all’esempio 2. Quindi, rispettivamente massina e minima resistenza (non considerando le braccia).
Cosa possiamo ipotizzare:
- Che maggiore è la dimensione della mano, maggiore sarà la resistenza all’avanzamento. Nel mio caso, semplificando, avendo una mano media da uomo, superficie approssimata di 125 cm, riceverò una resistenza “x”. Mani più grandi o più piccole e, alla stessa velocità del movimento e per la stessa lunghezza della spinta, daranno risultati diversi. Quanto diversi? Molto complicato misurarlo. Di certo, se il test fatto da me ha prodotto il risultato che abbiamo pubblicato il 7 settembre 2023, dovremmo essere pronti a diversificare qualcosa per target differenti
La capacità di flessione dorsale della mano per avere sempre perpendicolarità rispetto alla direzione di spinta cambia da persona a persona
- Se, ad esempio, non si fosse in grado di flettere molto, per mantenere la spinta perpendicolare, l’indicazione potrebbe essere quella di spingere più verso il basso.
- Di contro la flessione dorsale viene molto stimolata in questo esercizio e potrebbe essere propedeutica alla mobilizzazione del polso per coloro che non riescono a farlo. Se facciamo fare lo stesso movimento, sempre con medesima lunghezza e tempo, ma la mano non è perpendicolare, la resistenza sarà minore ed il risultato diverso. È immediato pensare che più la mano si allinea alla direzione di spinta e più il movimento diventa energeticamente inconsistente, anche facendolo veloce. A che cosa serve muovere le braccia velocissime sott’acqua senza avere la percezione della resistenza? Eppure si vedono esercizi fatti fare a velocità molto maggiori rispetto ai 50 cicli/min che è stata la maggiore provata.
La coordinazione corretta tra la fine della spinta e inizio flessione delle braccia determina l’efficacia dei due movimenti
- Nella vita terrestre, quante volte siamo alle prese con questa coordinazione? Mai, quindi è una sensibilità che va costruita, e più l’obiettivo è un movimento veloce e più sarà da costruire partendo da uno lento. Altrimenti succederà che la mano in spinta non viene tenuta al massimo della flessione dorsale piuttosto che si allunga troppo presto, vanificando esercizi.
- La forza spesso viene chiamata in gioco nel fitness in verticale. Proviamo a puntualizzare alcune cose, concetti che riprenderemo nelle prossime puntate. Una superficie di spinta equivalente alla mia mano vale pochi Kgf (chilogrammo forza) ed è evidentemente uno dei motivi perché si riescano a fare centinaia di ripetizioni di spinta in pochi minuti. Nessun allenamento terrestre è paragonabile in tal senso. Ci sono però altre caratteristiche: non c’è pre-stiramento prima della spinta, anzi in acqua calda abbiamo un “rilassamento articolare”; la forza viene applicata solo sulla spinta mentre nella flessione delle braccia non c’è contrazione eccentrica, lavorano altri muscoli ed è quasi un momento di recupero senza resistenza sulla mano. Quindi, in questo caso, in un lasso di tempo breve (1,2 sec circa, 50 cicli/min) abbiamo contrazione e rilassamento in sequenza. Anche questo aspetto non ha eguali nell’attività terrestre.
Per questo suggerisco sempre di parlare di Forza ACQUATICA quando siamo in acqua
Il GALLEGGIAMENTO, in questo caso lo tralasciamo. Non perché non ci sia (se provate a mettervi piegati, con le spalle immerse e lasciate le braccia libere vedrete che generalmente tendono a galleggiare), quanto in riferimento al fatto che entriamo nella dinamica generale che riguarda la risultante della spinta di galleggiamento e della gravità, che incide su tutto il corpo.
Quante cose emergono a guardare bene su un semplice movimento in acqua a mani nude!