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Qualità dell’attività in acqua: movimento di spinta in avanti sul piano trasverso – analisi e particolarità

Ogni situazione di training in acqua ci dà lo spunto per riflettere su cosa sarebbe più opportuno proporre, in quale modo e quali accorgimenti indicare agli allievi

stefanocandidoni@gmail.com

Continua il percorso di analisi del movimento in acqua alla ricerca delle specificità che questo ambiente porta con sé. Nei precedenti interventi pubblicati su wbox.it abbiamo visto tre situazioni differenti del movimento di spinta in avanti delle braccia sul piano trasverso, in acqua media 125 cm. Ora è il momento delle riflessioni, esplodendo le specificità già evidenziate nei tre articoli pubblicati.

Un parametro che incide sull’esercizio in acqua, ove si tocchi il fondo, è la statura del soggetto

Sappiamo che le condizioni della vasca modificano in modo importante le modalità di effettuazione ed i risultati, nel contesto dell’individualità dell’attività svolta.

Ovviamente i test ed i risultati sono riferiti all’età e sesso del soggetto. Che cosa manca ai dati del soggetto? Un parametro che può incidere, in riferimento all’attività fatta con una altezza simile dell’acqua (125 cm): la statura.

Più volte, nei test, avevo sottolineato la posizione delle gambe e la necessità di pensare quale fosse quella migliore. Per una statura di circa 180 cm, riuscire a rimanere sempre con le spalle quasi immerse significa mantenere le gambe molto aperte. Se facessimo fare la stessa attività ad una persona più bassa o più alta, cosa cambierebbe?

Per una persona più bassa poco, anzi potrebbe trovarsi in una condizione più favorevole. Una persona più alta troverebbe parecchie difficoltà a svolgere l’esercizio: il limite potrebbe essere proprio il mantenimento della posizione di apertura sagittale delle gambe, tanto più accentuata man mano che la statura aumenta.

Da altri test fatti, per una statura sempre di circa 180 cm, effettuare le spinte in avanti con un’altezza di 100 cm di acqua diventa veramente complicato per alcuni minuti.

La posizione a gambe divaricate frontalmente su altezza dell’acqua 100 cm è difficile e non aiuta il movimento.

Che cosa potremmo vedere che accade se un soggetto fa fatica a stare in divaricata sagittale per stare bene con spalle semi immerse (per esempio condizione di un soggetto di una certa età, maschio, di statura importante)? Che le spinte tendono ad essere più superficiali, più terrestri, per così dire, perdendo gran parte dei vantaggi legati all’acqua.

Spinte in acqua su altezza dell’acqua 100 cm
Spinte in acqua con altezza dell’acqua 125 cm

Per soggetti di altezza superiore a 180 cm che svolgono l’esercizio ad una profondità di 100 cm le spinte tendono ad essere superficiali, perdendo buona parte dei benefici determinati dall’acqua

Proseguendo sulle analisi delle caratteristiche del soggetto, essendo immersi fino all’altezza del deltoide, si riceve una spinta di galleggiamento verso alto importante. Che cosa potrebbe cambiare da soggetto a soggetto? Non avendo forze di ancoraggio al pavimento (fondo vasca) importanti, per non dire quasi nulle, se abbiamo a che fare con fisici più muscolati avremo soggetti che riescono a stare più facilmente immersi. Se invece abbiamo in vasca persone con maggiore massa grassa, notoriamente più “galleggiante”, avremo una spinta di galleggiamento maggiore. Fin qui l’evidenza.

Chi galleggia maggiormente, in genere chi ha più massa grassa, fatica a rimanere in posizione su pavimentazioni del fondo vasca con poco grip (piastrelle)

Le conseguenze di tutto ciò sul movimento quali sono? Con un pavimento con poco grip (piastrelle), le persone che tengono a galleggiare di più faranno più fatica a rimanere nella giusta posizione, condizione accentuata da un movimento di spinta in avanti più veloce. E, maggiore è la spinta di galleggiamento anche dell’attrezzo che si utilizza, più evidente sarà questa condizione di instabilità.

Quindi, se per esempio nel caso di specie (persona che tende a galleggiare parecchio con un attrezzo molto galleggiante, situazione molto comune per la verità) si richiedesse il movimento seguendo un ritmo musicale importante, che non si riesce a tenere, che cosa potremmo constatare? Che l’ampiezza del movimento si riduce, che si porta l’attrezzo verso la superficie, vanificando due aspetti fondamentali dell’esercizio in acqua.

Ultimo aspetto da considerare in questa circostanza: perché una posizione di divaricata sagittale delle gambe in questo movimento? Sembra banale. Spingendo in avanti l’acqua (distensione delle braccia) e ritornando verso il petto (flessione), seguendo le leggi della fisica avremo un contro movimento del fluido. In acqua è tutto più articolato, aggiungendo anche scie e vortici, ma in ogni caso se spingo in avanti, semplificando, andrò indietro con il busto. E viceversa. Se tenessi, come ho provato a fare, una divaricata frontale, diventa quasi impossibile tenere il busto fermo e si rischia di oscillare in modo crescente, proporzionalmente alla velocità del movimento e/o alla resistenza che oppone l’attrezzo.

Foto: sequenze 1/2/3/4

Sequenza 1 – spinte in avanti con Happy Flower
Sequenza 2 – spinte in avanti con Happy Flower
Sequenza 3 – spinte in avanti con Happy Flower
Sequenza 4 – spinte in avanti con Happy Flower

Viene data questa indicazione di posizione delle gambe prima di pretendere movimenti veloci? Speriamo!

Nella prossima puntata parleremo degli attrezzi.

Scritto da Stefano Candidoni