Il censimento delle piscine in Italia è esercizio impraticabile: sorprende, anche perché gli imprenditori e le istituzioni dovrebbero essere i primi a voler conoscere certi dati, in genere accessibili in molti altri Paesi
Questo eccellente articolo a firma Gianni Gurnari si collega ad un serio problema che impedisce di capire in quale mercato ci stiamo muovendo, comprendendo al contempo il suo valore economico e sociale: così potremo anche conferire al settore una dimensione sulla base della quale confrontarci fra imprenditori ed operatori e misurarci con colleghi di altri comparti e, soprattutto, con le istituzioni anche perché comprendano le nostre istanze. Un argomento che richiama quanto pubblicato sempre su wbox in merito a quello che invece accade in altri Paesi, nello specifico in UK, da cui, almeno a questo riguardo, dovremmo imparare qualcosa per migliorare il nostro gap culturale e di informazioni https://wbox.it/uk-i-dati-sulle-piscine-e-lattenzione-del-governo/
gurnari@benaquam.com
Esiste un termine sconosciuto al mondo dell’acquaticità: è il telerilevamento. Cioè, il sistema di osservazione e controllo da remoto (satelliti, riprese di varie tipologie di immagini fotografiche da aeromobili, palloni-sonda stratosferici, immagini da neutrini, etc).

Se osserviamo i risultati, per immagini, di talune di queste attività, che constano di numerose tecniche di ripresa multisensoriale, scopriamo una quantità molto elevata di informazioni. Osservando i risultati delle tecniche di ripresa fotografica spaziale per tematismi, scopriamo che il Bel Paese è pieno di piscine e vasche all’aperto. Sono al fianco di condomini, nei giardini delle ville e caratterizzano gli spazi all’esterno di Hotel, Resort, Agriturismi e spiagge. Di tutte le forme e grandezze. Ma quante sono?
Un numero molto elevato a giudicare dalle riprese dall’alto, ma probabilmente nessuno conosce esattamente l’entità numerica. Alcune di queste strutture acquatiche sono coperte con soluzioni stagionali e ciò rende ancora più difficile il riconoscimento; ovviamente ancor meno conoscibile è il numero delle vasche interne disponibili. Se a questo patrimonio immobiliare aggiungiamo il numero delle piscine coperte, pubbliche e private scopriremmo che esiste un rilevante numero di strutture per l’acquaticità, sia annuali che stagionali.
Quanto siamo consapevoli, in termini numerici, delle strutture per l’acquaticità distribuite sul territorio nazionale?
Ma al di là dei numeri statisticamente importanti, in che condizione si trovano queste strutture? E rispondono non solo alle norme, ma anche al buon senso ed a una corretta gestione, sia per la sicurezza che la qualità intrinseca e generale?

In realtà, quindi, quanto siamo consapevoli, in termini numerici, le strutture per l’acquaticità? Il tema della conoscenza circa lo stato dell’arte nel comparto non è trascurabile: anzi rappresenta un cardine di rilevante importanza nel contesto di un rilancio dell’acquaticità in termini strategici. Soprattutto oggi, quando siamo chiamati a rispondere, anche attraverso la prevenzione, alle grandi sfide ambientali ed economico sociali che ci impone il cambiamento climatico. Sfide strategiche perché connesse a due temi complessi come quello energetico e della disponibilità idrica.
Certi dati ed informazioni sarebbero fondamentali anche per le grandi sfide strategico-ambientali ed economico-sociali che ci impone il cambiamento climatico
Una delle tante contradizioni della nostra realtà: con uno smartphone riusciamo ad avere in tempo reale tutte le informazioni che ci servono o che ci incuriosiscono, una mole di dati incredibili che riempirebbero molti tomi cartacei di numeri, immagini, calcoli ed indicazioni. Ma non siamo in grado di disporre delle caratteristiche di oggetti ingombranti come le vasche d’acqua, le piscine. Come si fa a sapere se sono efficienti, strutturalmente adeguate e sicure per lo scopo che si prefiggono?

Questi dati, di cui non disponiamo che in modesta quantità, appesantiscono l’approccio alla conoscenza dell’acquaticità in genere, in quanto non ci permettono di capire dove e come intervenire quando necessario, come legiferare meglio e come svolgere gli occasionali controlli o le indispensabili verifiche per poter adottare le misure necessarie con interventi opportuni. Questi ultimi sono indispensabili per garantire la qualità delle strutture natatorie e del benessere a tutte le tipologie di utenti.
L’assenza di dati fondamentali, disponibili in modesta quantità, non ci permette di capire dove e come intervenire quando necessario, come legiferare meglio e come svolgere gli opportuni controlli
Credo che a questo punto molti costruttori, fornitori ed installatori, gestori ed addetti, se avranno avuto la pazienza di leggere fin qui, storceranno il naso. Molti, infatti, penseranno a strumenti di tortura o ad ulteriori adempimenti burocratici ed amministrativi con tutto quello che questi termini comportano nella pratica.

È indispensabile chiarire subito che in questo caso la conoscenza non è di tipo fiscale o autorizzativo e di verifica della rispondenza alle varie norme, ma potrebbe costituire lo strumento che aiuta imprese ed i gestori ad evitare guai, a migliorare la propria offerta ed a poter garantire la qualità delle prestazioni fornite.
Infatti anche durante l’estate ormai conclusasi si sono verificati molti incidenti nelle piscine ed alcune di queste hanno dovuto chiudere i battenti. Forse non tutti si sarebbero potuti evitare, ma una professionalità comprovata e certificata degli operatori e migliore conoscenza dei meccanismi che regolano la sicurezza delle vasche, fuori e dentro le stesse, ed una efficace consapevolezza di quanto sia necessario adottare criteri gestionali adeguati ed improntati ad una concreta attenzione per la salute di tutti, avrebbero di certo contribuito ad evitare il peggio.
Una migliore conoscenza dei meccanismi che regolano la sicurezza delle vasche e una professionalità certificata avrebbero potuto evitare i troppi incidenti e annegamenti registrati quest’estate nelle piscine
Negli ultimi decenni sono sorti come funghi istituti di ricerca anche per l’acquaticità: ma le statistiche che ne sono derivate non possono essere rappresentative dell’intero comparto. Anche perché spesso e volentieri le fonti sono viziate da una innata indisponibilità, una ritrosia diffusa, a rilasciare dati certi. Come se ognuno degli attori avesse paura di mostrare la realtà, con i suoi limiti, ma anche con le sue potenzialità.

Ho chiesto recentemente ad un piccolo costruttore che conosco da tempo se poteva realizzare un modesto intervento su un nostro progetto: cortesemente mi ha riferito che negli ultimi mesi ha realizzato un centinaio di vasche e che ha ordini per la fornitura di altrettante entro l’anno in corso. Dubito fortemente della qualità di queste realizzazioni, soprattutto sapendo che l’impresa interpellata ha solo due squadre operative…Infatti anche se si trattasse di forniture di piccole prefabbricate, credo che tutti sappiamo del tempo necessario per la consegna del servizio. Un piccolo esempio che riconferma la necessità di disporre di dati completi e chiari. Senza questi come si fa a chiedere investimenti pubblici o semplicemente aiuti economici per il comparto? Siamo davvero credibili quando non conosciamo nemmeno il reale stato delle piscine pubbliche in Italia? Per non parlare dei bilanci economici reali…
Siamo davvero credibili quando non conosciamo nemmeno il reale stato delle piscine pubbliche in Italia?
Purtroppo, quello della conoscenza è un deficit che ci trasciniamo da troppo tempo.
E non possiamo pensare che i leader dei costruttori possano da soli intraprendere la strada della diffusione di taluni dati/informazioni che, qualche volta erroneamente, si ritengono “sensibili”.

Ora che la crisi climatica pone seri quesiti sulla sopravvivenza di talune strutture, molto energivore e idro esigenti, è indispensabile avviare una profonda riflessione anche sul tema della conoscenza. Purtroppo, le rappresentanze del comparto non sempre hanno parlato la stessa lingua, ma la necessità di un diverso approccio culturale – come sempre – impone che tutti concorrano a superare questo gap informativo prima che sia troppo tardi.
Purtroppo, le rappresentanze del comparto non sempre hanno parlato la stessa lingua
E, come la natura ci sta mostrando, il tempo utile è già terminato. Ma forse qualcosa si può tentare di fare: per esempio concorrere ad avviare un processo ricognitivo su tutto l’esistente. Gli strumenti esistono: sono poco costosi e facilmente accessibili, ma è necessario prendere una decisione collettiva quanto prima e creare quale banca dati che ancora nell’acquaticità rappresenta solo un sogno.