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Riforma e decreti correttivi entro metà luglio (o andremo oltre?)

Circa 400 giorni non sono bastati per definire la riforma dello sport: ora attendiamo i correttivi...ph ilovehz by freepik.com

È incredibile che la riforma dello sport, in vigore dal 1° luglio, dopo oltre un anno, con possibilità di interventi ripetuti, debba ancora essere modificata, fra disorientamento generale e probabili nuovi correttivi nei prossimi mesi: bizzarrie italiche

La riforma dello sport, con l’introduzione del lavoro sportivo, per l’Italia rappresenta un passaggio epocale che tuttavia ha avuto una gestazione esageratamente lunga, con continue proroghe e posticipi, tanto che la scorsa estate, per rendere più metabolizzabile questo cambiamento, si decise di fissare nel 1° luglio 2023 la sua entrata in vigore: circa 400 giorni di tempo.

Mesi e mesi di parole, invero con in mezzo l’insediamento del nuovo governo, discussioni fra esperti e avvitamenti su proposte sovente in contraddizione fra loro o avanzate solo per un po’ di popolarità, seguite da puntuali rassicurazioni che ad inizio luglio tutto sarebbe stato pronto.

Il Ministro Abodi si è pronunciato sui tempi necessari per i correttivi alla riforma dello sport, che stanno diventando eccessivi ph ladiscussione.com

Qualche avvisaglia di incertezza la si era registrata allorchè qualcuno a marzo cominciò a dire che forse era meglio attendere il 2024 (!) mentre altri si battevano vanamente per l’iva o azzerata (come è per le attività coerenti con la disciplina sportiva di riferimento) o tutta al 4% anche per dare significato all’assioma sport-salute, di cui la politica si riempie la bocca, dimenticando che per la salute, diritto di tutti, l’iva andrebbe ridotta veramente al minimo.

Vano anche il tentativo di defiscalizzare la spesa per l’attività motoria nei centri sportivi come accade in Paesi più evoluti del nostro, ma non necessariamente così avanti, come ci insegna la Romania. Così nella corsa a chi si superava nel parlare ci si è “dimenticati” che la scadenza era sempre più vicina e che le modifiche andavano apportate ben prima dell’entrata in vigore della riforma.

Ma nonostante le tante rassicurazioni, venute anche dal Ministro Abodi, il 1° luglio è arrivato ed oggi siamo ancora alle audizioni alle camere per recepire le indicazioni di realtà di riferimento per il mondo sportivo, o di altri enti ignoti ai più che hanno voce in capitolo perchè ammiccano al potere capitolino o ai partiti o al politico influente.

Oggi, 5 luglio, il Ministro Abodi “rassicura” che entro il 15 luglio i correttivi saranno apportati. La notizia viene ripresa da Diritto e Sport, con una nota che si collega alle parole del Ministro, il quale, per come si era mosso e si era pronunciato in passato, sembra più vittima delle lungaggini procedurali e politiche che non il responsabile del dilatarsi dei tempi.

Signore e signori, siamo fuori tempo massimo, anche se in verità è stato comunicato che fino al 31 dicembre prevarrà un’indulgenza generale perché gli operatori si adeguino al cambiamento e ne comprendano appieno effetti, responsabilità e adempimenti.

Abodi e Calderone, rispettivamente ministri dello Sport e del Lavoro, a giugno hanno definito i correttivi per il lavoro sportivo, ma sembra siano necessari ulteriori interventi

Così, mentre sulla Riforma e i tecnicismi sottesi siamo travolti da convegni, webinar, articoli di autorevoli esperti, tutte iniziative che avevano preso il via a maggio e sono andate incrementando nelle ultime settimane con il picco di questi giorni, il popolo sportivo, già in difficoltà a calarsi nel nuovo impianto normativo, dovrà presto cancellare parte di quello che aveva imparato, perché fra dieci giorni arriverà una serie di correttivi ad una norma entrata in vigore cinque giorni fa.

L’Italia sportiva è agonisticamente imbattibile come dimostrano i trionfi e successi di cui sono protagonisti da quasi un lustro i nostri atleti azzurri in ogni disciplina (fa vergognosa eccezione il calcio, abbagliato da ben altri valori rispetto a quelli squisitamente agonistici), ma è unica, insuperabile ed ineguagliabile anche l’Italia sportivamente politica circa lentezza e incapacità di chiudere un percorso normativo che era iniziato nel 2017, grazie alla senatrice Daniela Sbrollini  – non certo il ministro Lotti assolutamente impreparato, ma con la fortuna allora di essere ministro dello sport, e che nel 2023, dopo tanta, troppa attesa, avrebbe dovuto completarsi definitivamente dal 1° luglio. Era anche per una ragione di dignità istituzionale, di cui avrebbe beneficiato il sistema sportivo tutto.

Vabbè, tralasciamo la dignità e speriamo che con metà luglio (ma già si mettono le mani avanti…”anche qualche giorno dopo”: dopo c’è agosto, adiamo a settembre?) la riforma conti solo su certezze definitive.

Andando invece alle questioni di attualità sul lavoratore sportivo, interesssante, come sempre, la considerazione via social dell’avvocato Guido Martinelli:

ph ForumPiscine- Ed Il Campo

Sta divampando una polemica inutile sulle figure dei lavoratori sportivi di cui all’art. 25 del d. lgs. n. 36/21 e, in particolare, sulla norma di chiusura.

Andiamo però con ordine.

Fino al 30 giugno scorso, sia pure come è noto in difformità dell’insegnamento della Cassazione, la circolare n. 1/16 dell’inl stabiliva che potevano essere ricompresi tra i soggetti esercenti attività sportiva dilettantistica (e, quindi, come tali, a cui poteva applicarsi la disciplina dei redditi diversi di cui all’ar.t 67 primo comma lett. m del Tuir) tutti coloro i quali svolgevano:

– ….. mansioni rientranti, sulla base dei regolamenti e delle indicazioni fornite dalle singole federazioni, tra quelle necessarie per lo svolgimento delle attività sportivo-dilettantistiche, così come regolamentate dalle singole federazioni.”

Non vi era dubbio che l’espresso riferimento alle indicazioni fornite dalle singole federazioni legittimava queste, come era avvenuto, a pubblicare delibere di soggetti “autorizzati” al ricevimento di questi compensi, Il testo dell’art. 25 del d. lgs. n. 36/21 per come novellato dal secondo decreto correttivo approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri recita nella parte di nostro interesse:

E’ lavoratore sportivo ogni altro tesserato ai sensi dell’art. 15 che svolge verso un corrispettivo le mansioni rientranti sulla base dei regolamenti tecnici dei singoli enti affilianti tra quelle necessarie per lo svolgimento di attività sportiva”

Quindi:

1) non si fa più alcun riferimento alle indicazioni delle federazioni

2) il soggetto deve essere tesserato e deve avere una tessera collegata alla mansione svolta

3) la mansione deve essere non solo ricompresa in un regolamento tecnico di una disciplina sportiva riconosciuta dal coni ma deve essere anche “necessaria” allo svolgimento della attività sportiva.

Pertanto attenzione, con il massimo rispetto delle Federazioni e degli enti che hanno emanato delibere in tal senso, dal mio punto di vista se non  vi fosse un articolo del regolamento tecnico (che ricordo ha uno specifico iter di approvazione) che espressamente prevede quella funzione e se non si dimostrasse la necessità della funzione (come esempio positivo mi viene ad esempio in mente chi sistema le boe del campo di regata nella vela) ai fini della competizione agonistica, il lavoratore non potrà essere considerato lavoratore sportivo e in sede di accertamento saranno recuperate le imposte e i contributi non versati..

A nulla contando l’eventuale delibera adottata dalla Federazione. cosi come chi risponde ai requisiti della norma non ha bisogno della delibera federale per essere consdierato lavoratore sportivo.

Io la penso così. Pronto a discutere con chi fosse di parere contrario

Questa invece la nota social del 5 luglio di Diritto e Sport/ItaliaOggi:

Il ministro Abodi oggi in audizione in commissione alla Camera sui decreti correttivi della riforma dello sport
Tempistiche: il 21 giugno è arrivato l’ok in Conferenza stato regioni, mercoledì prossimo dovrebbe arrivare il parere delle commissioni mentre i correttivi sono attesi in Consiglio dei ministri entro la metà di luglio, al massimo qualche giorno dopo. Il ministero del lavoro emanerà a breve una circolare per gestire il periodo transitorio.


Applicazione progressiva: la scadenza del 31 ottobre per le comunicazioni potrebbe essere spostata al 31 dicembre, ma sicuramente non oltre. In corso di valutazione una possibile applicazione progressiva, con misure diverse per le realtà più piccole, “fermo restando la difesa dell’impianto complessivo della norma”.

Previdenza: “dobbiamo impostare un meccanismo che eviti dispersioni economiche, scongiurando quindi il rischio che non venga riconosciuto quello che nel tempo è stato versato. Al lavoro per la corretta gestione delle ricongiunzioni.
Il resoconto completo delle parole di Abodi sulla pagina di sabato di Diritto e Sport

Scritto da Marco Tornatore