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Sedentarietà in Italia: problema che si pongono tutti o solo il nostro settore?

Educare i giovani allo sport è un dovere sociale non avvertito adeguatamente in Italia ph Kampus Production da Pexels

Come da noi evidenziato dopo le ricerche ISTAT in materia, anche l’autorevole SGPlus mette a fuoco uno dei problemi annosi dell’Italia, dove le fasce giovanili preoccupano più di quelle adulte

A questa questione annosa, abbiamo dedicato più articoli e notizie, l’ultima delle quali a seguito dei recenti dati ISTAT su fattori di rischio per la salute e sulla sedentarietà. Sul tema, in più occasioni, torna anche SGPlus. Lo ha fatto analizzando la pratica sportiva nelle fasce più giovani nella popolazione italiana, partendo sempre dalla ricerca ISTAT. Lo approfondisce poi con l’analisi della situazione regionale, facendo seguire un post su LinkedIn dove riporta utili indicazioni che evidenziamo in sintesi.

Da SGPlus
Vediamo un leggero calo del livello di sedentarietà riferito alle macroaree regionali: Nord + 1,1%; 
Centro -2,1%; Sud -0,6%; Isole -3,6%.
 
Nonostante i dati incoraggianti si vedono ancora alcune regioni del Mezzogiorno che non riescono a invertire la tendenza avvicinandosi e superando la soglia del 50% di sedentarietà.
 
Indubbiamente molti territori incontrano difficoltà per mancanza di strutture e difficoltà socioeconomiche che limitano l’accesso alla pratica sportiva.

Indubbiamente oltre due anni di pandemia hanno alimentato il timore e la preoccupazione che hanno allontanato dai luoghi sportivi, ma confermiamo la necessità di sviluppare nuove strategie per avvicinare e riportare la popolazione a praticare sport.

Sedentarietà e obesità di giovani e meno giovani sono spesso problemi collegati e premessa a patologie croniche ph SHVETS production da Pexels

Analisi e auspici sono più che condivisi.

Resta però da capire perché tutti siamo d’accordo che la sedentarietà vada ridotta se non debellata. Siamo poi tutti consapevoli che servono strutture sportive idonee, nonché nuove “strategie”, che di fatto si traducono in un’educazione alla sana pratica sportiva, da trasmettere e avviare fin dall’età prescolare.

Sedentarietà e obesità infantile viaggiano a braccetto. Sono mali sociali di un Paese che fra un decennio dovrà affrontare un’emergenza sanitaria molto preoccupante, acuita da questi fattori oggi considerati fra gli under 18. Queste criticità esploderanno con la crescita dei più giovani di oggi, resi vulnerabili dalle trascuratezze attuali e con l’aumento incontrollato di costi per la sanità per una popolazione estremamente invecchiata. Per l’Italia, che ha un rapporto debito/PIL fra i più alti del mondo, è una prospettiva insostenibile.

Ma in questo Paese si è capaci di programmare a medio termine anziché promettere benefici abbaglianti validi per qualche mese, solo per ottenere consenso elettorale o rendite di posizione?

Perché se non lo siamo, forse possiamo rinunciare a parlare di queste problematiche che sembra interessino esclusivamente agli addetti ai lavori.

La sedentarietà riguarda molti giovani con ricadute sulla loro salute di oggi e di domani – ph Cottonbro da Pexels

Se invece lo siamo e lo è il Paese, cominciamo a portare a 6-7 i miliardi di euro il PNRR per infrastrutture sportive, ad introdurre in modo organico la pratica sportiva come materia curriculare nelle scuole, ad educare a stili di vita attivi e ad una alimentazione sana giovani e meno giovani.

Allora, forse, fra cinque anni, cominceremo a commentare con soddisfazione che l’Italia, finalmente, sta contrastando in modo efficace la sedentarietà. Altrimenti parleremo sempre dei dati ISTAT tristemente negativi, in un Paese desolatamente più povero e malato.

Scritto da redazione