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Siccità e i gravi rischi per piscine e fitness

L'emergenza siccità è un ulteriore problema per la sopravvivenza di piscine e sport ph Mario A. Villeda da Pexels

Non sono bastati 30 mesi proibitivi per lo sport e le piscine: ora, con l’emergenza siccità, fioccano ordinanze discutibili con prospettive inquietanti per un comparto già messo in ginocchio da scelte errate e nessuna rispettosa attenzione di politica ed istituzioni

Il problema della siccità è sicuramente molto serio. Lo è per l’ambiente, per tutta la popolazione italiana e ancor più europea. Ma lo è anche per le piscine che, alla luce degli allarmi crescenti, sembra debbano essere sacrificate per esiguità di questa risorsa vitale.

D’altronde in Italia non si vive di programmazione, ma di reazione, spesso smodatamente emotiva, ad emergenza conclamata. Inutile dire della vergogna della rete nazionale idrica, una delle peggiori in Europa, dove il 47% (con punte del 52%) dell’acqua non raggiunge la destinazione e viene disperso.

Senza trascurare gli sprechi diffusi, a causa di una non cultura al risparmio di questa risorsa. Avete forse mai assistito a campagne di sensibilizzazione e culturali rivolte alla popolazione, almeno nei mesi antecedenti la bella stagione? Ogni tanto è possibile seguire qualche documentario estemporaneo, ma interventi delle istituzioni o azioni volte a coinvolgere la popolazione praticamente mai.

Dovremo avere piscine ridotte così per mancanza di acqua necessaria, privando gli italiani di un servizio sociale, sanitario, collettivo vitale? – ph Stefano Zanet by Pexels

Così siamo arrivati ad una fase per cui la siccità limita moltissimo la disponibilità dell’acqua, con grave danno per agricoltura e per l’ambiente in generale. Ma noi, programmi adeguati, azioni volte a modernizzare la rete idrica, invasi da tempo reclamati dall’agricoltura stessa o per altri fini, non li abbiamo mai promossi.

Aspettiamo che scoppi il problema, poi reagiamo disordinatamente e senza idee chiare o ben finalizzate.

Così, dopo due tremendi anni pandemici con chiusure eccessivamente protratte, il feroce caro energia, l’aumento delle materie prime e delle forniture, la guerra in corso in concomitanza con un’inflazione modello anni 70 e il rischio di recessione, ora le piscine e i centri sportivi devono fare i conti con la siccità.

Ed è facile per gli enti locali e nazionali decidere che, siccome le piscine sono un servizio non essenziale (ancora! L’ignoranza non ha limiti e danneggia pericolosamente un settore, un popolo, una nazione), possono essere penalizzate fino alla non erogazione di acqua. La conseguenza potrebbe essere l’improvvida chiusura di vasche, che significa una nuova ecatombe per le piscine, ma, di riflesso, per molti centri sportivi.

Si potranno irrigare i campi da calcio o da baseball? Le palestre potranno disporre di acqua per le docce, le spa e le proprie vasche pur se di piccole dimensioni? Di sicuro le piscine rischiano di subire un colpo ulteriormente mortale.

Due anni di pandemia hanno negato l’apprendimento del nuoto ai bambini, con il rischio di future generazioni che non hanno acquisito le abilità acquatiche di base – Porapak Apichodilok by Pexels

Prima che diano il colpo di grazia al nostro comparto, serve una manifestazione corale che spieghi ad autorità e popolazione che l’acqua per le piscine è certezza di salute, prevenzione, sicurezza per tutti. Non è un capriccio volto a compiacere chi cerca solo svago e spensieratezza, che tuttavia, di questi tempi, costituiscono un’ ancora di salvezza per affrancarsi dalla morsa di preoccupazioni e di incertezze sul proprio futuro. Senza dimenticare che, l’eccesso di calore dell’estate, può essere mitigato proprio dalle piscine.

Serve tuttavia organizzare una serie di manifestazioni dimostrative che abbiano impatto mediatico, che renda consapevoli i cittadini e valorizzino il ruolo delle piscine italiane, non solo utili per forgiare campioni. In modo che politica locale e nazionale, prima di prendere decisioni capestro a danno delle piscine, agiscano nell’interesse di una popolazione sensibilizzata sull’importanza del servizio sociale, sanitario, preventivo delle piscine.

La piscina può evocare momenti ludici e ricreativi, ma, di fatto, assicura servizi di alto valore sociale e sanitario che non giustificano il razionamento dell’acqua

Purtroppo, sfugge sempre che dietro ad ogni piscina ci siano investimenti di imprenditori, di società sportive, con migliaia di lavoratori che, chiudendo le vasche, perderebbero posti di lavoro e salari o compensi, così come centinaia di imprese dell’indotto, messe già in ginocchio da trenta mesi di crisi, rischiano la chiusura definitiva.

Leggere che a Nuoro la prima ipotesi per carenza d’acqua è ridurre l’erogazione dell’acqua per riempire l’unica vasca da 50 metri scoperta della provincia la dice lunga sull’atteggiamento superficiale delle amministrazioni locali.

Chi si sognerebbe di ridurre l’acqua destinata a produrre carni, latticini, abbigliamento e molto altro? Nessuno ne parlerà mai, nonostante i consumi idrici siano smisurati, come non avviene con le piscine, che razionalizzano da sempre il consumo dell’acqua, rispettando i parametri igienici e normativi. Senza dimenticare le l’acqua rientra nella voce “costi” e, di questi tempi, oggi ben più di ieri, questi vanno contenuti.

La notizia comparsa su tg24.sky.it ieri 28 giugno:

Vicenza il sindaco Francesco Rucco ha emanato un’ordinanza con misure per il contenimento dei consumi di acqua potabile, che resterà valida fino al 31 agosto prossimo. L’acqua non dovrà essere utilizzata per lavare piazzali, vialetti e autoveicoli o per alimentare fontane, zampilli e piscine. Tra le sei del mattino e mezzanotte non si potranno innaffiare giardini e orti e si dovranno ridurre i consumi domestici ai soli usi potabili ed igienici. In caso di mancato rispetto dell’ordinanza, possono essere applicate sanzioni dai 25 ai 500 euro”.

Probabilmente si riferisce a piscine abitative/private (speriamo), ma annoverare le vasche al lavaggio di piazzali, vialetti e autoveicoli sembra una lettura del problema decisamente iniqua per le piscine, private o pubbliche che siano.

Sempre tg24.sky.it riporta

Anche la Campania non sta a guardare. “Dobbiamo gestire la risorsa acqua in maniera intelligente: la Regione sta preparando un piano per realizzare invasi collinari che si aggiungeranno alla diga di Campolattaro, che è il più grande investimento che facciamo, con l’obiettivo di essere come Regione pienamente autonomi dal punto di vista della risorsa idrica sia per le forniture alimentari sia per gli usi agricoli industriali“. Lo ha annunciato il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca in occasione della presentazione del progetto Agritech

Imparare a nuotare è un diritto, assicurato solo da piscine aperte e considerate un servizio sociale imprescindibile
ph Tima Miroshnichenko by Pexels

Se avevamo bisogno della controprova di azioni tardive e sicuramente non risolutivepreparano “ora” (!) un piano: gli effetti in che tempi si apprezzeranno? Forse nel 2023…– per tamponare l’emergenza, questa è una buona indicazione.

Guai, giustamente, a penalizzare i settori industriale ed agricolo. Noi non vi rientriamo, anche per la nostra natura di comparto economico-sociale disconosciuto. Quindi penalizzabile. Agiamo autonomamente in fretta e diamo segnali forti al Paese, prima che ci condannino all’estinzione.

Scritto da Marco Tornatore