Con la lentezza tipica delle istituzioni nazionali, dopo l’approvazione del Senato, anche la Camera, il 14 giugno, ha replicato con il medesimo esito. Ora serve un altro passaggio parlamentare per il riconoscimento costituzionale dello Sport come valore educativo e sociale
Non si parla di Sport come diritto costituzionale, ma per un Paese così arretrato circa cultura e vita motoriamente attiva, il risultato ha dell’epocale. Con l’approvazione della Camera, seguita a quella di due mesi fa del Senato, viene confermato l’orientamento parlamentare ad integrare l’art. 33 della Costituzione, perché venga riconosciuto il valore educativo, sociale, promozionale dello Sport.

La Camera si è pronunciata con 365 sì, 2 no e 14 astensioni. Quindi, anche in questo caso, il parlamento si ha deliberato quasi plebiscitariamente a favore. L’unico dubbio che nutriamo è, considerata l’indifferenza dimostrata dalla politica verso lo sport e i suoi problemi, che effettivamente questi politici sappiano a cosa hanno dato avallo pieno. Sembra più una reazione emotiva corale partendo dal presupposto che, siccome piace all’opinione pubblica e non incide negativamente sul consenso, si possa votare.
Questo il comunicato social della Camera dei Deputati pubblicato lo stesso 14 giugno a commento del passaggio parlamentare chiusosi positivamente:

“Oggi l’Assemblea di Montecitorio ha approvato la proposta di modifica all’articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva.
Il testo, che torna al Senato della Repubblica per la seconda deliberazione, introduce lo sport tra i valori tutelati dalla Carta fondamentale. Composto da un unico articolo, aggiunge all’articolo 33 della Costituzione un nuovo ultimo comma, ai sensi del quale “la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”
L’analisi delle disposizioni nel dossier del Servizio Studi: https://lnkd.in/exH_N2GV”
Vista la non cultura diffusa e l’impreparazione imbarazzante della politica in generale, di questi partiti in particolare, va comunque considerato un fatto storico questo riconoscimento costituzionale appannaggio dello Sport. Precisando che non si tratta di un diritto costituzionale, ma di un riconoscimento valoriale con relativa menzione all’art. 33.

Ora devono essere attesi altri due pronunciamenti a favore da parte delle due camere parlamentari, che potrebbero richiedere tempi impensabili. La Vezzali, soddisfatta per questo nuovo passo in avanti, ha infatti auspicato che il percorso venga completato entro la fine della legislatura: ovvero entro i prossimi dieci mesi (!). Se consideriamo che c’è il consenso trasversale di tutto il “transatlantico”, comprendiamo quanto questo Paese è cronicamente frenato dalla lentezza burocratico-istituzionale, ancor più se peggiorata dalla politica. Attendiamo, con tanta pazienza, per celebrare ufficialmente il riconoscimento dello Sport in Costituzione, anche se paventiamo che questo non cambierà di una virgola le attenzioni riservate al comparto dalla classe dirigente.