Per porre rimedio alle nostre difficoltà senza aspettare improbabili promesse, dobbiamo ripensare il futuro dell’acquaticità attraverso una nuova idea di formazione, una ricerca finanziata e una compattezza che superi i frazionamenti
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Se le incertezze dominano il mondo dell’acquaticità, oltre che quello geopolitico e sociale, c’ è un solo modo di venirne fuori senza aspettare indefinite promesse, molte delle quali cadranno per ovvi motivi nel vuoto: ripensare il futuro, infatti, non è per niente scontato.
Da dove partire? Due condizioni sono indispensabili: rivedere gli errori o le superficialità del passato ed accettare il confronto. Solo insieme si possono creare quelle empatie e quelle sinergie sulle quali costruire nuove strategie e quindi nuove prospettive. E tra i cardini di questo nuovo modo di affrontare temi di enorme entità, si possono senz’altro considerare almeno tre attività che potrebbero essere messe a punto in breve.

Primo. La formazione. Il mondo si evolve più in fretta di quanto non pensiamo, creando nuove sfide per tutti. La formazione che si chiede oggi non è più un “affare di famiglia”, legato più a condizioni emotive del periodo oppure alla necessità di inventare nuovi stili e nuove proposte per suscitare curiosità ed interesse, e quindi cercare di creare nuovo business. Oggi si chiede un salto culturale a 360°. Non basta essere sportivi e pieni di entusiasmo e magari fisicamente dotati per affrontare il tema educativo nell’acquaticità come qualcosa di affascinante, che magari possa creare nuovi stimoli per un lavoro diverso e nuove amicizie. Oggi bisogna essere preparati su tutti gli aspetti non solo nozionistici o da trainer, ma che riguardano anche la sfera della biologia, della psicologia, della medicina e dell’ingegneria, dell’economia applicata come della sicurezza (intesa come prevenzione attiva e passiva). Bisogna conosce a fondo ogni componente tecnica che costituisce la piscina, come ogni rischio non solo biologico connesso a questo o a quel sistema malfunzionante o non adeguato alle reali necessità.

Oggi bisogna conoscere la differenza in termini di risparmio energetico rispetto al risparmio idrico. E bisogna sapere che la reattività a certe attività in acqua suscita reazioni diverse su maschi e femmine, su minori ed adulti, su persone di terza o quarta età. Ad esempio, la temperatura dell’acqua e la sua salinità inducono reazioni diverse e non possiamo non tenerne conto. E quindi un allenatore o un formatore di attività natatorie deve conoscere limiti e potenzialità in funzione dell’utente che si trova davanti, anche quanto ha 30 persone completamente diverse. Anzi in questo caso è doveroso sapere molto di più di quello che normalmente si apprende in corsi di formazione standard o in convegni e seminari. Ancor di più, per essere professionali, la formazione deve essere oggetto di verifica a termine del corso e deve essere continua.
Secondo. La ricerca. Mai come ora la sfida è quella del rinnovamento tecnico e tecnologico, gestionale e funzionale. Grazie anche alla rivoluzione del digitale. La ricerca di nuove soluzioni deve essere improntata al rigore scientifico ed alle nuove necessità energetiche di sostenibilità ambientale. Chi scrive ha compiuto alcuni errori, gravi, nel suo percorso di ricerca di soluzioni. Sulla base di diversi anni di studi e verifiche, con prove in laboratorio, ha proposto ed ottenuto la fiducia ed un finanziamento dalla più grande azienda italiana di settore. Ma le prove dal vero hanno pagato lo scotto della indisponibilità delle aziende utilizzatrici e molte delle aspettative sono state disattese. Un fiasco insomma per una somma di fattori avversi.

Tuttavia ha dimostrato che non basta disporre di teorie universitarie e di risultati positivi in lab, ma ha bisogno di tempi e di supporti finanziari che un solo privato non può sostenere. Oggi sono ancora più convinto che solo la ricerca applicata può portare risultati sostenibili, ma necessita di più soggetti finanziatori che credano nell’innovazione, di tempo e di un team di tecnici (magari provenienti da più aziende produttrici) che operi sul campo secondo evidenza sperimentale. Lavoro ovviamente non guidato dalla logica del brevetto esclusivo a tutti i costi.

Terzo. La costituzione di una massa critica. Questo sicuramente è il fattore più critico, ma indispensabile. L’unione fa la forza. Troppe fazioni, troppi interessi diversi, troppe sigle e troppe poltrone autoreferenziali “intoccabili”. Nell’acquaticità non esiste solo il nuoto: ben altre e altrettante preziose opportunità devono manifestarsi in tutte le loro forme arricchendo tutto il comparto di modelli di qualità per l’eccellenza. La Società e l’Economia dell’Italia lo chiedono in questo tempo di assurde guerre.