La crisi del periodo viene inquadrata come “il male” che tuttavia è nella natura umana superare. Un passaggio necessario perché la Piscina abbia un Domani diverso, la cui differenza rispetto al passato dipende da noi e dalle nostre scelte
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
Di Gianni Gurnari gurnari@benaquam.com
Se ci fosse un osservatore esterno al nostro Pianeta in grado di comprendere il significato di immagini e linguaggi umani probabilmente coglierebbe l’estrema difficoltà del periodo attuale. Il relativo spazio temporale, dove la contrapposizione tra bene e male caratterizza il singolo individuo umano, sembraessere solo collegato ad eventi connessi al male. Tempi bui a tutti i livelli ed in tutti i contesti. Ma in realtà il genere umano è contraddistinto da grandi capacità di rigenerarsi e di migliorare in modo quantomeno sorprendente. Un destino quasi incomprensibile che si chiama “rinascita”, proiettato sempre verso il futuro. Un segno di sopravvivenza a tutte le difficoltà naturali e sociali che ne hanno caratterizzato la vita fin dalle origini.
Oggi il male si chiama in molti modi: conflittualità intellettuali, culturali, sociali ed economiche dove esiste sempre qualche individuo, più capace di altri elaborare modi comportamentali connessi ad ottenere la supremazia.

Un male che spesso subiamo senza reagire concretamente. Ma è un destino a cui non si può sfuggire? La storia dell’umanità insegna che in ogni momento l’uomo è libero di affrontare e risolvere anche il male grazie ad una tenacia e a meccanismi intellettuali che in qualche modo ci contraddistinguono rispetto il resto del mondo animale.
Dopo l’ennesima pandemia da infezioni solo in parte imprevedibili, è scoppiata l’ennesima guerra, per quel male oscuro che attanaglia la mente ed il cuore di molti individui. In quello che sembra un disordine delle leggi fisiche e chimiche del Pianeta, di cui siamo ospiti di passaggio, qualcuno decide del bene e del male degli altri. E la maggior parte degli individui coglie e soffre solo del male che ne deriva.
Una crisi enorme che incombe ormai da troppi mesi sull’acquaticità
Il comparto dell’acquaticità, delle piscine, appare in questo contesto una delle vittime eccellenti di scelte scellerate da parte di pochi, ma anche come conseguenza di incapacità del settore di rigenerarsi da troppo tempo. Ancora una volta si assiste ad una crisi enorme che incombe ormai da troppi mesi sull’acquaticità. Ma al di là delle evidenti sacrosante preoccupazioni e del conseguente lagnarsi, non si intravedono capacità innovative di cambiamento. Presi dal tema dei ristori, degli aiuti di stato (sognati, auspicati, sollecitati e mai ricevuti…) forse ci si dimentica che è venuto il momento di rimboccarsi le maniche e decidere quale futuro si vuole cominciare a costruire. La realtà è a conoscenza di tutti.

La differenza rispetto a ieri è che oggi bisogna pensare ad un domani diverso. L’offerta attuale è frutto di decenni di appiattimento su schemi consolidati (fin dagli anni ’60). Con migliorie progressive a singole parti del sistema, ma prive di una visione più ampia, che vada incontro a esigenze diverse, ad una popolazione che chiede qualcosa di più e qualcosa di meglio.
Alla radice del “male” c’è l’incapacità o la oscura, forse inconsapevole volontà di non voler cambiare niente o quasi nell’approccio al tema dell’acquaticità
Sostanzialmente però le piscine sono come quelle di decenni fa, come concept, come realizzazione e, in parte, come gestione. Di nuovo c’è il contingente rispetto di regole sempre più stringenti ed a volte difficilmente applicabili, oltre che l’incubo dei conti che non tornano più. Ma alla radice del “male” c’è l’incapacità o la oscura, forse inconsapevole volontà di non voler cambiare niente o quasi nell’approccio al tema dell’acquaticità.

Un esempio per tutti: la maggior parte delle piscine pubbliche risente dell’età e non ci sono soldi (ma anche volontà) di metterle in condizione di costare meno di quanto ogni anno si deve amaramente constatare. Per le piscine private esiste una certa corsa verso l’innovazione. Peccato che riguardi prevalentemente la forma e non la sostanza. Tutti, o quasi, alla rincorsa del nuovo in chiave diversa, che rasenti l’affascinante, il sensoriale. Ma la tecnologia di base è la stessa di decenni fa e fino ad ora pochi hanno pensato alla gestione sostenibile ed ai costi reali in un clima di incremento senza termine dei costi energetici. Oggi nel Bel Paese si stanno realizzando impianti pubblici con gli stessi criteri con cui si appaltano ponti o strade o edifici per i servizi.
Si rileva una corsa verso l’innovazione. Peccato che riguardi prevalentemente la forma e non la sostanza
Nessuno si preoccupa di quali siano i criteri progettuali proposti, di quale tipologia di impianto si realizzi e di quali costi comporti sia nell’investimento che nella gestione. E ci si nasconde dietro business plan non verificabili. Non sembra che sussista la necessità di individuare il soggetto gestore, anzi nessuno coinvolge chi dovrà poi far tornare i conti. Sono rari i casi in cui i proponenti (pubblico e privato) si rivolgono a chi sa e conosce questo comparto meglio di altri: Assopiscine, Acquanet, European Aquatic Association, le Federazioni specifiche e pochi altri. Ci si limita a contattare i fornitori… Che non sempre esprimono obiettive valutazioni di merito, costretti da un mercato spesso costruito su presunte verità.
Il risultato è, come ben sappiamo tutti, che nel pubblico, ma anche in moltissime strutture private, i conti sono sempre in rosso. Oggi in modo drammatico.
Bene che ogni tanto ci si confronti su questi temi, ma non basta.

Bisogna aver il coraggio di suggerire il cambiamento, magari per pochi passi alla volta, ma all’interno di un disegno più ampio che consenta di prospettare un futuro diverso.
Come? Nessuno ha la bacchetta magica! Ma si può partire da una analisi corretta ed asettica dello stato di fatto. Tra le cose da fare sicuramente c’è da avviare la ricerca: ma una ricerca di comparto e non solo una iniziativa di quella o quell’altra impresa produttrice e venditrice.
Puntare su vasche migliori e adeguate in termini di prevenzione della salute e per l’ abbattimento di costi energetici e consumi idrici
Ricerche basate sulla scienza, su dati oggettivi ed esperienze di successo, e sulla necessità di evidenziare i risultati in forma documentale.
Partendo dalla tecnologia: bisogna pensare ad un futuro in cui le vasche migliorano le performances in termini di prevenzione della salute ed al contempo riescano ad abbattere i costi energetici ed i consumi idrici.

Non è più possibile affidarci solo alla chimica di base o ad adattamenti tecnologici della componentistica necessaria al funzionamento dinamico del sistema. Non ci sono condotte idriche pensate esclusivamente per le vasche natatorie o per il wellness. Non ci sono pompe destinate solo alle piscine, come le unità di trattamento aria non possono essere solo delle varianti a quelle multiuso disponibili sul mercato (con piccole modifiche).
Ma oggi i numeri dimostrano che è possibile ipotizzare nuovi criteri di progettazione, nuovi schemi di ingegneria idrodinamica, nuove macchine pensate e realizzate per le enormi e complesse necessità del mondo dell’acquaticità. Oggi, con il nostro smartphone in tasca, ci colleghiamo al mondo e sappiamo subito tutto di tutti. Ma le vasche, le piscine, sono quelle di ieri e dell’altro ieri. Rari i casi diversi. Ogni giorno esce una nuova autovettura, più sicura, meno esigente nei consumi, più confortevole. Ma il governo delle piscine è sempre lo stesso con pochi esempi diversi e nuovi.

La ricerca e il cambiamento costano, certo, ma non è forse il caso di pensare alle migliaia di altri esempi nei comparti più diversi, dal farmaceutico al sanitario, dall’agroalimentare alla catena del freddo, dalla logistica ai trasporti, alla meccanica ed alla chimica industriale fino alle comunicazioni che hanno spesso e sempre di più aderito a piattaforme comuni di ricerca e sviluppo? Magari accedendo come partner ai fondi a disposizione proprio nella ricerca scientifica e nelle start up operative?
Il governo delle piscine è sempre lo stesso, con pochi esempi diversi e nuovi
Nei tunnel autostradali come negli aeroporti, nei supermercati come in mille attività al chiuso e nelle strade l’illuminazione è basata sui LED di nuova generazione. Efficienti quanto durevoli, assicurano luminosità a scelta con ridotti consumi. Ma nelle piscine è difficile trovarli.
D’altronde, altro esempio, per realizzare una miglioria in centro acquatico si è considerato di realizzare una vasca fisioterapica. Il progetto è stato affidato ad un ingegnere dipendente di un ufficio pubblico statale. Il quale non ha mai interpellato un esperto, come un fisioterapista con esperienza nel recupero funzionale in acqua o meglio un ortopedico o un fisiatra. La piscina costerà un mucchio di denaro per l’investimento, ma ancor più per il suo funzionamento poco idoneo al fine. È giusto?

Si ritiene che stia arrivando il momento della svolta, ma se i protagonisti di queste scelte non sono i diretti interessati, quale possibilità di uscire dal buio di oggi per la luce del domani?
Se i protagonisti di queste scelte non sono i diretti interessati, quale è la possibilità di uscire dal buio di oggi per la luce del domani?
C’è da credere che ci sia materia di riflessione per molti, ma solo quelli dotati di buona volontà e perizia potranno davvero rappresentare una boa nel mare dell’acquaticità. Rammentando che l’acqua è sempre e comunque cultura.